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A occhio e croce Renzi sta "vincendo" contro travaglio (tra l'altro era da parecchio che non lo sentivo, è diventato piuttosto scurrile)

A dire cavolate è facile vincere però...

 

Anche Silvio era un maestro in questo.

Chi racconta fregnacce è sempre avvantaggiato.

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A me Berlusconi non piace, ma un minimo di persecuzione mi sa che c'è davvero... Se continuano così lo voto. Giuro.   Va bene che è un politico poco risolutivo e che non ha fatto tutto quello che g

Allora mettiamo qualche puntino sulle i perché sinceramente mi sono rotto di assistere a continui ribaltamenti della realtà.   La discussione è partita as usual tra me e Keitaro. Io dicevo di esse

Abbiamo smacchiato il giaguaro :D

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Io direi che comunque sarebbe ora di finirla con la storia che Renzi non è stato eletto da nessuno. Non è stato un golpe, il parlamento eletto dai cittadini poi elegge il premier. È sempre stato cosi, mi fa specie che un Travaglio si accodi a questo tipo di slogan

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Articolo apparso su La Stampa di oggi

I Giochi chiudono in rosso

Vantaggi solo dopo 10 anni

L’unica edizione in attivo è stata Los Angeles ’84 Grande rilancio turistico per Torino e Barcellona

 

Roberto Giovannini Marco Sodano

Ci sono molte ottime ragioni per organizzare i Giochi Olimpici, ma tra queste non c’è il ritorno economico. Così dicono i più autorevoli studi sull’argomento: solo a Los Angeles, nel 1984, l’Olimpiade riuscì a incassare più di quanto si era speso e finire i conti in attivo. Per il resto, alcune edizioni hanno creato vere e proprie voragini nei bilanci, altre (ma sono meno) hanno limitato le perdite. In nessun caso – nessuno – si è riusciti a rispettare i preventivi per la costruzione delle infrastrutture necessarie, sportive e non: lo sforamento medio è del 179% in termini reali, ma a Montreal (1976) e Sarajevo (1982) si spese più di dieci volte il previsto. Sotto questo punto di vista, l’edizione migliore è stata Pechino 2008, che superò il budget appena del 4%: soprattutto perché è stata l’Olimpiade estiva di gran lunga più costosa di sempre, 45 miliardi di dollari, battuta solo dall’edizione invernale di Sochi 2014, costata alla Russia una follia: 51 miliardi.

Entrate e uscite

Viene da pensare, però che tirare una riga alla fine dei Giochi, entrate e uscite, sia semplicemente sbagliato: si finisce (quasi) sempre in passivo. Robert A. Bale e Victor A. Madeson, autori di un accuratissimo studio sul tema (Going for the gold, the economics of the olympics, apparso sul Journal of economic perspective nella primavera 2016) ricordano che l’unica edizione considerata universalmente un successo dal punto di vista economico è stata quella di Barcellona 1992. Grazie a un piano di riorganizzazione urbana, l’Olimpiade ha cambiato il volto della città e l’ha fatta conoscere al mondo, moltiplicando le presenze turistiche: dieci anni dopo quell’Olimpiade, nel 2012, Barcellona ha battuto Madrid per presenze turistiche durante l’estate. Un’operazione riuscita, almeno in parte, anche a Torino 2006 e Atalanta (1996), entrate nei circuiti turistici grazie ai Giochi. Il calcolo, insomma va fatto in prospettiva, e gli eventuali effetti benefici arrivano solo molti anni dopo le gare, quando è difficile fare un raffronto diretto con le spese sostenute.

Costi e ricavi

Bale e Madeson hanno calcolato che un’Olimpiade chiavi in mano, oggi come oggi, costa 12 miliardi di dollari, di cui meno di 5 per la parte strettamente sportiva. I ricavi prevedibili assommano a quattro miliardi: uno di biglietti, uno dagli sponsor, due di diritti tv. Poi c’è il contorno, ovvero strade, aeroporti, ferrovie, quel che serve per far funzionare la macchina olimpica. E se questi investimenti possono dare buoni frutti, bisogna poi fare i conti con gli impianti sportivi, quasi sempre deludenti.

Il buco più catastrofico l’ha fatto Atene - moltissime strutture abbandonate e altre già demolite - Torino si è popolata di stranieri ma rimugina sul Villaggio Olimpico, oggi abitato da migranti che vivono in condizioni di disagio grave, e ha avuto le sue difficoltà con le piste da bob o dei trampolini per lo sci, grandi strutture che certo non sono alla portata delle famiglie in gita domenicale. E pochi sanno che anche lo splendido - e costosissimo, circa 400 milioni di dollari - stadio di Pechino, il Nido di uccello, è stato adoperato poco e niente dopo i Giochi. Oggi una parte di quella meraviglia architettonica è stata convertito in appartamenti.

I vantaggi indiretti

Deludente anche il riscontro sul versante dei vantaggi economici indiretti. I due studiosi concludono che, lì per lì, l’impatto economico e «prossimo allo zero» nei casi peggiori e comunque al massimo «una frazione» delle cifre sbandierate alla vigilia. A Salt Lake City (2002), i Giochi hanno generato settemila posti di lavoro. Che però, a fare il conto matematico, sono costati 300mila dollari l’uno. A Londra, nell’estate 2012, si sono contati meno turisti del solito: ci vado una volta nella vita, evito la fiumana olimpica. E poi c’è l’effetto sostituzione: il turista che spende una cifra per procurarsi un biglietto per i cento metri si accontenterà di un hot dog al parcheggio dello stadio, lasciando il ristorante del centro - è il caso di dirlo - a bocca asciutta.

Il pretesto dei soldi

La verità, concludono Bale e Madeson, è che un’Olimpiade non è (quasi) mai un affare nell’immediato perché nessuno la organizza per fare soldi. I soldi sono un pretesto: per appoggiarla esaltando le occasioni o per osteggiarla sottolineando i rischi. Le Olimpiadi si organizzano per orgoglio, per mostrare i muscoli di un Paese e dei suoi leader. Non è un caso che il record della spesa spetti a Cina e Russia, paesi dove non c’è un’opinione pubblica che possa creare problemi.

Forse andrebbe rivalutata la soluzione giapponese. Conclusi i Giochi invernali di Nagano 1998, il comitato fece bruciare parte dei registri: nessuno potrà mai tirare una linea sotto le entrate e le uscite e recriminare (o gioire) per il risultato economico. Lo Zen e l’arte di organizzare un’Olimpiade, insomma.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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ma si metteranno di traverso anche al nuovo stadio della roma?

 

in teoria uno stadio gia' c'e', sarebbe solo uno spreco di fondi pubblici farne un altro :lookhere:  :asd

Non mi allarmare Tony e D-gen... :asd lo stadio è coperto con i soldi della società proprietaria che solitamente deve anche occuparsi delle opere di urbanizzazione funzionali al progetto (metro, tram, parcheggi...)

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Sul discorso olimpiadi

http://lucabottura.net/2016/09/21/perche-la-raggi-su-malago-ha-ragione-e-qualche-altra-pacata-considerazione-su-roma-2024/

PERCHÉ LA RAGGI SU MALAGÒ HA RAGIONE (E QUALCHE ALTRA PACATA CONSIDERAZIONE SU ROMA 2024)

 

Fino a ieri, sapevo che mai avrei visto il Bologna rivincere lo scudetto. Anzi, che mai l’avrei visto vincere, visto che nel 1964, quando accadde l’ultima volta, manco ero nato.

 

Sapevo che mai avrei visto la festa che toccò a mio padre, ai suoi amici, ai suoi fratelli, in quel giugno di 52 anni fa. Con lo spareggio. Contro l’Inter. Sapevo che avrei dovuto contentarmi di ricordi non miei. Della città silente e poi festante mentre le radioline gracchiavano la diretta dallo stadio Olimpico di Roma.

 

Ecco, l’Olimpico.

 

Da oggi pomeriggio so che, mancate quelle del 1960 per ragioni anagrafiche, non potrò vedere da vicino manco le Olimpiadi.

 

Fossi stato la Raggi, avrei detto una cosa semplice e dritta: ma vi pare che ci imbarchiamo in questa avventura insieme a Malagon de’ Malagoni e Montezemolo, cioè due che hanno sulle spalle i disastri dei Mondiali di nuoto del 2009 e di Italia ’90? Sarebbe stata una precondizione perfetta per oggettivare il no: “Cambiateli e ne parliamo”. Non li avrebbero cambiati. Sipario. Applausi.

 

Invece è stata inscenata una pantomima di mesi, frutto delle divisioni correntizie del non partito, e oggi si racconta che il no significa semplicemente rispettare la parola data. E non è vero. Perché mentre il sacro blog tuonava contro i Cinque Cerchi, Di Maio andava in tv a promettere che i Cinque Stelle sarebbero stati l’anima di un’Olimpiade pulita. E la sindaca prometteva un referendum.

 

Travaglio (lo scrivo anche per evitare un’altra pur interessante gragnuola di sms) ha certamente ragione: le Olimpiadi rischiavano di essere un omaggio ai soliti noti romani, agli interessi di Caltagirone e amici vari, ai poteri forti e compagnia cantante. Però lo dico in francese: ma se non le fate voi, chi cazzo le deve fare? Chi può fare argine con l’onesta – onestà-onestà – alle speculazioni e alle corruttele? Chi può dimostrare agli italiani che le cose si possono fare senza cadere nel marcio? E che, se si presenta, il marcio può essere affrontato e debellato?

 

Dice: pure tu stai difendendo la pagnotta, i tuoi editori (ne ho alcuni: uno non è grillino, uno da qualche tempo un po’ lo è diventato) e chissà quali interessi. Siccome invece non conto una cippa, e parlo per me, difendo le Olimpiadi solo ora che non si fanno. Perché difendo me, e l’egoismo di chi ha visto smaterializzarsi una festa e, al contempo, un soffio di speranza, di modernità e di futuro per questo Paese rinchiuso e incazzato, diventato ormai una specie di pagina Facebook livorosa in cui si cerca costantemente qualcuno a cui dare la colpa del proprio fallimento.

 

Che invece è di tutti.

 

Perché certo, i conti. Certo, gli impianti abbandonati intorno a Torino. Certo, il deficit di Londra. Ma se oggi l’Appendino si fa bella col lavoro dei suoi predecessori è anche perché la sua città è rinata coi Giochi. E con le Olimpiadi, la Gran Bretagna ha formato una generazione di atleti, e di giovani, che sono il seme del futuro. Quelli che ad esempio hanno votato contro la Brexit perché l’Europa, e il mondo, li avevano appena respirati. Conosciuti. Amati.

 

Non. È. Solo. Una. Questione. Di. Soldi.

 

È Politica.

 

La sconcertante conferenza stampa (slides, faccette e claque: pareva Renzi) con cui la Raggi e il suo tutore Frongia hanno spiegato la decisione, sembrava la nemesi perfetta di chi ha subito il complotto per vincere. E non sa da che parte voltarsi.

 

Chiedevano, i giornalai cattivi, dove avrebbero trovato i denari per ristrutturare gli impianti senza i fondi olimpici. Il vicesindaco ha risposto aggressivo qualcosa di condivisibile (“Opponiamo la cultura dell’ordinario a quella della straordinarietà”) ma poi non aveva idea di cosa argomentare nello specifico: come agire, su quali impianti, con quali soldi. Non avevano neanche pensato a come parare il colpo mediatico annunciando per filo e per segno cosa pensano di combinare ora. Parlavano delle piste di bob del 2006: roba che ormai manco più per i like su Twitter.

 

Se non si è capito, lo ripeto: Renzi e le sue ricette vuote, l’ottimismo berlusconiano fatto di niente, le leggi per licenziare spacciate per motori dell’occupazione, mi garbano quanto un gattino attaccato al sottoscala. Ma a dire “tanto in Italia va sempre a finire così”, a postare quattro foto sugli impianti non finiti, a denunciare massoni e banditi vanno bene un giornale o un blog. Se fai politica, ti sporchi le mani. Perché significa che lavori. L’importante è sapere come pulirle. E avere un piano per evitare che si sporchino di nuovo. Contaminare gli altri col proprio culto per la legalità. Che sennò è vuota enunciazione.

 

Significa avere il coraggio di cambiare un Paese. O una città, intanto. Dal basso. Dimostrando con i fatti che per far governare la società civile non abbiamo bisogno di importarla dalla Svezia.

 

Invece è stato un pomeriggio triste. Perché ha confermato che il problema dell’Italia sono principalmente gli italiani (cittadini, classe dirigente) che giurano di voler cambiare ma nel profondo pensano che nulla possa cambiare.

 

Mi sa che sia più facile lo scudetto del Bologna.

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Alla fine è sempre colpa dei cittadini, voti M5S e ti preclude la possibilità fare soldi a palate (per pochi) e orgoglio nazionale (dev'essere buono a pranzo, devo ancora provarlo...) per il resto, voti gli altri, scandali, mangiatoia e colpa tua perché li hai messi lì.

Amen

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Intanto il fatto (che asserivo pure io, prima) che la campagna elettorale dei 5s non è stata sempre "no" alle olimpiadi a priori. E vabbè, son politici, che ci meravigliamo a fare.

 

Poi che il discorso del pericolo di infiltrazioni mafiose, se non riescono o non provano a gestirlo loro, allora cosa sono tutti quegli slogan "mandiamo gente onesta al governo, gli altri tutti a casa" che abbiamo sentito per anni? Ma andiamo avanti pure qua.

 

La risposta alla domanda "con quali soldi rimetterete in sesto gli impianti di Roma" è da premio oscar.

 

 

Il discorso orgoglio mi importa poco o nulla, non ne faccio un discorso di questo tipo. E ripeto, le olimpiadi per me sono un pretesto per un discorso più ampio: se non si usano queste "occasioni" per rimettere in sesto la città (perché coi soldi delle olimpiadi migliori anche la viabilità etc, e son cose che rimangono) allora ho paura che in realtà non si vogliano "sporcare le mani", perché per non sbagliare è più facile non fare.

 

Poi son pareri, per carità

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D'accordo che se non fai non sbagli e non va bene questo tipo di approccio, ma io mi riferivo al fatto che l'articolo chiude "incolpandomi" e questo non mi va giù, il trovare sempre e comunque il colpevole. Qui è stata fatta una scelta di responsabilità, giusta o sbagliata lo vedremo in seguito anche se sarà difficile sapere la giusta verità "eh se le facevate stavolta si/non si magnava", "Roma non ha investito e a differenza di Torino è col le pezze al culo" e quindi varrà tutto. Quello che si può valutare sono i precedenti e non mi sembra siano positivi in questo paese, escluso Torino... forse (il bilancio come sta?)

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Poi magari cominciare dalle piccole cose prima di imbarcarsi su eventi così impegnativi no?

Certamente, però non è detto che la "grande cosa" ti possa capitare più avanti. Non è un videogioco :asd

 

Comunque pare si sia trovato un assessore al bilancio, amen.

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Certamente, però non è detto che la "grande cosa" ti possa capitare più avanti. Non è un videogioco :asd

 

Comunque pare si sia trovato un assessore al bilancio, amen.

Beh Olimpiadi o niente, sarebbe come dire "o Ferrari o niente" poi scopri che ci so o anche Lamborghini, Porsche....

Ma la grande domanda è: c'è lo possiamo permettere? Certo finché paga Pantalone....

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non può chiedere modifiche sostanziali che stravolgono l'impianto progettuale attuale.
 
è una delle pochissime cose scritte chiaramente nella 147.
 
quindi ogni discorso decade.
 
aggiungiamo poi che Berdini confonde le cose nuovamente: il comune non deve confermare un bel niente.
 
la CdS dà il via ai lavori per l'adozione in consiglio comunale della variante ed il comune deve votare quella, non l'interesse pubblico.
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Un Bottura ispirato in questi giorni...

 

CON BEPPE GRILLO PER DIFENDERE LA COSTITUZIONE

 

Caro Beppe,

 

la devi smettere.

 

No, dico, la devi proprio smettere di additare nemici ad minchiam a un popolo che non vede l’ora di menare le mani. Poi finisce come a Palermo che i tuoi adepti più facinorosi se la prendono con chi fa il proprio lavoro, all’insegna del “tutti uguali” con cui non a caso cominciasti la tua campagna: l’obiettivo del primo secondo Vday non erano i cattivi politici. Era la stampa (ai tempi) sovvenzionata. Volevi, oggi come allora, fare informazione solo tu. Radere al suolo le differenze tra chi nobilitava la professione e i corrotti. Azzerare, disintermediare, promuovere una voce sola. Quella pura e giusta di chi ha la verità in tasca. Una roba – chiedo scusa per il francesismo – che di solito accade nei regimi fascisti.

 

La devi smettere perché state per governare. E se certe cazzate autoritarie le fai da un blog o da un palco, è comunque arietta da Ventennio applicata alla politica quotidiana e, per usare un altro francesismo, un atteggiamento squadrista. Ma quando le squadracce vanno al potere (già visto) comincia il pericolo vero. Perché c’è il caso che si vogliano regolare dei conti. E io Erdogan al pesto, potendo, me lo eviterei.

 

Ma soprattutto sai perché la devi smettere? Perché bisogna difendere la Costituzione. Certo, l’articolo 70. Certo, tutti gli altri che Renzi e i suoi vogliono cambiare (con una concentrazione di poteri che ti gioverebbe, ed è nobile da parte tua volerla evitare) ma anche quel cazzo di Articolo 21. Quello di cui hai fatto strame in questi anni raccontando e ripetendo la celebre panzana acrobatica della libertà di stampa in pericolo perché i giornalisti sono servi, quando la famosa classifica – basta leggerne le motivazioni – ci vede in coda perché troppo spesso i giornalisti bravi sono umiliati, offesi, aggrediti. Anche dai politici. Anche con roba tipo “Il giornalista del giorno”. O addirittura “Il satirico del giorno”. Che quando finisce sul blog, diventa un bersaglio. Ora anche fisico. Tra il giubilo dei colleghi più puri che intravvedono nuove quote di mercato e nuovi spazi per dimostrarsi i più cristallini e i più intangibili.

 

Quell’articolo 21, quello sulla libertà di espressione, recita una cosa semplice e non negoziabile: ognuno può dire quello che gli pare, e pubblicarlo, senza vincoli. Ma ne sottende un’altra ancora più semplice: ognuno ha il diritto di esprimersi anche quando non è d’accordo con te e con l’altro tizio che è salito sul palco ieri per diritto dinastico. Anche se onestamente (onestà-onestà-onestà) non vede in Di Maio il nuovo Eisenhower, anche se crede che Rocco Casalino dovrebbe tornare al Grande Fratello e la Raggi non ci stia, al netto di certe opacità, semplicemente capendo un cazzo. E questo non fa di lui un corrotto, un venduto, un tizio cui mettere le mani addosso.

 

Siccome vincerete, perché state raccogliendo il consenso unanime di tanta brava gente ma anche di chi ha respirato berlusconismo per vent’anni (come Renzi, peraltro) e ora non sa vivere senza un nemico, citerò il celebre filosofo statunitense Ben Parker: da grandi poteri nascono grandi responsabilità. Imparate da ora cos’è a democrazia vera, non quel patetico simulacro online che vuole mettere le manette ai deputati e riaprire le case chiuse e, finché siete in tempo, cercate di capire che avrete la libertà di un Paese per le mani. La riceverete in dono. Anche da me.

 

Quella libertà che è come l’aria: di tutti, pulita, necessaria. Dunque alla mercé di chiunque voglia sporcarla. Ma per fortuna, come si è già visto qualche decennio fa, anche nella disponibilità di chi voglia difenderla. Gli stessi che te l’hanno consegnata. Per rispettarla.

 

In alto i cuori. Impara. Il tempo stringe. Ciao.

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