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Il sistema sanitario non era assolutamente pronto ad affrontare questo virus: gli ospedali sono andati in tilt ed anche per questo, ma non solamente, sono morte tante persone... tra cui mio padre

Cosa ho fatto di male per leggere ancora affermazioni quali "meno di diritti dei cani" o "lo Stato continua a vendere tabacco": sono estremismi che non tengono conto di esigenze fisiologiche (il cagar

Per fortuna ci sono quelli che in tutti gli ambiti non capiscono un cazzo

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Oh ma sta influenza suina ??

C'è da preoccuparsi??

E' la famosa pandemia che tutti i medici si aspettavano da anni oramai??

 

Pare che il virus sia quasi maturo per mutare ulteriormente e assumere le caratteristiche di un virus ad altissima mortalità come quello del vaiolo ...

 

insomma una bella selezione naturale di massa ....

 

per ora cmq il pericolo è ristretto in Messico e Stati Uniti ma oramai il contagio è incontrollabile ...

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Oh ma sta influenza suina ??

C'è da preoccuparsi??

E' la famosa pandemia che tutti i medici si aspettavano da anni oramai??

 

Pare che il virus sia quasi maturo per mutare ulteriormente e assumere le caratteristiche di un virus ad altissima mortalità come quello del vaiolo ...

 

insomma una bella selezione naturale di massa ....

 

per ora cmq il pericolo è ristretto in Messico e Stati Uniti ma oramai il contagio è incontrollabile ...

 

Fossi in te, data la zona in cui abiti, mi preoccuperei più se dovessi appartarmi in macchina con una tipa :chetristezza che di un panino con la mortadella. :ilsaggio

Battute infelici a parte, visti i precedenti "mucca pazza" e "gallina influenzata" con il più classico dei "tanto rumore per nulla" non starei ad angosciarmi troppo nemmeno con il "suino febbricitante".

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Chiedo a quelli di Roma se il servizio delle Iene sia veramente veritiero...a Giugno devono fare i Mondiali di noto e non hanno pronto un emerito caxxo... :-? :chetristezza

 

 

allora guarda, i mondiali di nuoto da come leggevo sul sito ufficiale li faranno dove adesso sono in corso gli internazionali di tennis dove monteanno delle tribune più grandi di quelle che ci sono attualmente per il torneo master in corso.

 

comunque ci sono gru in quella zona da settembre, qualcosa staranno facendo.

 

ma sinceramente sti caxxi :asd

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Oh ma sta influenza suina ??

C'è da preoccuparsi??

E' la famosa pandemia che tutti i medici si aspettavano da anni oramai??

 

Pare che il virus sia quasi maturo per mutare ulteriormente e assumere le caratteristiche di un virus ad altissima mortalità come quello del vaiolo ...

 

insomma una bella selezione naturale di massa ....

 

per ora cmq il pericolo è ristretto in Messico e Stati Uniti ma oramai il contagio è incontrollabile ...

 

Fossi in te, data la zona in cui abiti, mi preoccuperei più se dovessi appartarmi in macchina con una tipa :chetristezza che di un panino con la mortadella. :ilsaggio

Battute infelici a parte, visti i precedenti "mucca pazza" e "gallina influenzata" con il più classico dei "tanto rumore per nulla" non starei ad angosciarmi troppo nemmeno con il "suino febbricitante".

 

In effetti sono stati degli incoscienti ad appartarsi in quella zona ... anche se queste cose cmq non dovrebbero succedere mai!!

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Battute infelici a parte, visti i precedenti "mucca pazza" e "gallina influenzata" con il più classico dei "tanto rumore per nulla" non starei ad angosciarmi troppo nemmeno con il "suino febbricitante".

A tal proposito ho sentito in radio il parere di alcuni (non ho capito a che titolo parlassero, questi) che dicevano che ci mancava solo il suino per completare il quadro delle "carni". Dopo la mucca pazza e l'aviaria, ecco l'influenza suina.

Questi tizi ci vedono tutta una costruzione dietro, che abbraccia persino i titoli in Borsa.

Uno ha addirittura detto che è tutta una bufala (per rimanere in tema)...la carne suina "vendeva" troppo rispetto alla carne di vitello e carne bianca (effetto dei succitati morbi) ed ecco che è stata tirata fuori questa storia per riportare il mercato nelle giuste proporzioni. :vedolestelle

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MILANO - C'è chi è convinto di sapere tutto e chi non può fare a meno di litigare, c'è il saccente della situazione e chi fa polemica a tutti i costi. Ma non solo. Il mondo dei forum online è popolato da persone che sanno discutere e argomentare in modo pacato e intelligente, ma è anche affollato di perditempo incalliti, provocatori e sapientini: la webzine PCWorld traccia il profilo dei 12 forumisti-tipo in cui tutti ci siamo imbattuti almeno una volta.

 

MR. ARRIVO PER PRIMO – E’ il tipico frequentatore che posta sempre per primo il proprio commento. Il primo a lanciare un tema caldo, il primo a rispondere e dire la propria riguardo ogni sorta di tema. Sembra essersi interrogato un po’ su tutto e mostra idee chiare a proposito delle questioni più disparate. Intelligente? Non particolarmente. Ironico? Proprio per nulla. Questa tipologia di frequentatore si distingue soprattutto per una certa puerilità e il suo arrivare per primo ricorda vagamente i tempi della scuola. Vuole dare la propria impronta alle discussioni sul nascere, ma in realtà dimostra di essere molto infantile.

 

IL PROMOTORE DI SE STESSO – Può essere più o meno abile nell’infilare nei propri messaggi, con apparente non-curanza, riferimenti a se stesso, al proprio operato, alle proprie iniziative. Ma in tutti i casi si tratta di un forumista il cui scopo principale è fondamentalmente auto-promuoversi. Un incorreggibile narciso, che usa i forum semplicemente come vetrina per mostrarsi.

 

IL PREDICATORE – Lo dice la parola stessa: è la coscienza morale della community. Guida sapientemente i dialoghi online verso le questioni etiche a lui più care. E ne approfitta per elargire lezioni morali un po’ a tutti.

 

MR. CREDENZIALI – Guarda caso ogni intervento di questo tipo di visitatore è supportato da link, riferimenti, titoli e documenti. Ha bisogno di avvallare le proprie tesi condendole con citazioni altrui. Ogni occasione è buona per citare Wikipedia. In realtà, come chiunque ricorra con troppa facilità alle insegne, è molto insicuro.

 

L’ANTAGONISTA – Profilo ricorrente tra i forumisti: cerca la dialettica a tutti i costi, ma alla fine sembra felice di poter polemizzare e arrabbiarsi, litigare e insultare. Più che il punto di vista differente sembra puntare semplicemente alla lite e all’attacco personale, per sfogare piccole e grandi insoddisfazioni accumulate nella realtà off-line.

 

IL DIPLOMATICO – In un certo senso trova nell’antagonista il suo migliore alleato. Egli è felice quando c’è aria di tempesta perché in questo modo può dirimere i conflitti, mettendo in mostra tutte le sue abilità diplomatiche e la sua superiorità. Ma se non ci fossero i polemici che ne sarebbe dei moderatori?

 

IL PACIFISTA – Ama la quiete e la civiltà e le intenzioni sono sicuramente buone: è il buonista, il politicamente corretto, l’equilibrato. Ma a volte (spesso per la verità) finisce per essere leggermente noioso.

 

IL SACCENTE – Borioso, colto, serio e pedante: trattasi di un frequentatore generalmente informato e preparato sulle questioni sulle quali interviene, ma quando si imbatte in inesattezze o in veri e propri strafalcioni si illumina di gioia e non gli pare vero di poter correggere con la propria penna rossa gli errori altrui.

 

IL FAN – E’ il tipico forumista che posta i propri commenti su prodotti o iniziative che ammira. Si tratta di un fan sfegatato: o sei pro o sei contro. E se sei contro sei un nemico. Il fan pecca talvolta di obbiettività.

 

IL COMPLOTTISTA – Vede cospirazioni ovunque e in ogni cosa che legge intravede congiure e intrighi. Ha la capacità di interpretare qualsiasi fatto come una dimostrazione di macchinose congiure. E se fosse un po’ proiettivo nel vedere sempre la malafede?

 

QUELLI DALLA FIRMA PROLISSA – Sono quelli che nei propri interventi si dilungano più sul titolo, la firma e le immagini che nel contenuto: lasciano post molto ricchi. Peccato che, a fronte di titoli e firme molto dettagliati e fantasiosi, i pareri espressi (che dovrebbero costituire l’elemento più importante) siano generalmente poverissimi.

 

CHI DISPREZZA COMPRA – Trattasi di un visitatore che tende a lasciare commenti molto secchi, negativi e coincisi, rivelando un’accesa propensione a demolire gli altrui messaggi. In realtà è una persona sola e insoddisfatta, che trova nel virtuale una consolazione alla propria condizione e che, nel mostrare il proprio dissenso, rivela tutta la propria insoddisfazione. Alla fine questo profilo socio-psicologico ricorda vagamente la favola della volpe e l’uva. E voi? Che tipo di forumisti siete?

 

Curioso yes

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  • 2 weeks later...

La rivoluzione fiscale

 

Un ufficio dell'Agenzia delle entrate

Approvata la legge sul federalismo: dal 2016 gli enti locali faranno da sé e non incasseranno più soldi dallo Stato

 

.

 

Ogni amministrazione locale deve essere in grado di badare economicamente a sé stessa. È il principio del federalismo fiscale divenuto legge il 30 aprile con l’approvazione del ddl 1117-B, collegato alla finanziaria, che attua l’articolo 119 della Costituzione. Tradotto in concreto: Regioni, Province e Comuni dal 2016 non incasseranno più soldi dallo Stato centrale, ma avranno a disposizione una parte molto più consistente del gettito fiscale generato dal loro territorio. Con questi soldi potranno provvedere al pagamento di servizi ritenuti essenziali.

 

Fino ad oggi funzionava così: lo Stato centrale incassa il grosso di quello che paghiamo in tasse (372 miliardi di euro nel 2007) e ne gira una parte a Regioni (90 miliardi), Province e Comuni (altri 17 miliardi) perché possano offrire ai cittadini alcuni servizi (sanità, istruzione, assistenza sociale etc.). Parte di quella cifra è denaro che lo Stato ha incassato per conto degli enti locali (come i soldi delle addizionali sull’Irpef) ma la quota maggiore (79 miliardi) è trasferimento diretto di denaro da un livello all’altro dello Stato. Un trasferimento che il federalismo fiscale abolirà.

 

Oltre ai 107 miliardi arrivati dallo Stato, gli enti locali (con questa espressione si indicano Regioni, Province e Comuni) nel 2007 potevano contare sul gettito delle loro imposte (102 miliardi) e su altri 22 miliardi derivati da fonti diverse: ritorni sugli investimenti, aiuti internazionali, contributi vari. Messi assieme 231 miliardi di euro, due anni fa gli enti locali ne hanno spesi 232. È andata anche bene: di regola le amministrazioni locali fanno segnare passivi più pesanti. Il 2005, per esempio, si era chiuso con un rosso di 12 miliardi. Il 2006 con un disavanzo di 16 miliardi.

 

In media i conti di un comune, in entrata, si dividono così: da tasse e tributi circa il 65%, dal governo centrale il 35%.

 

Abolito il trasferimento diretto di denaro, il governo mette a disposizione delle amministrazioni locali l’Iva e l’Irpef generate sul territorio fino a coprire la spesa per i servizi ritenuti essenziali. L’Iva nel 2008 ha fatto incassare 118 miliardi di euro, l’Irpef (senza considerare le addizionali) 50 miliardi. Secondo le prime stime il governo centrale sposterebbe sulle amministrazioni locali circa 170 miliardi di euro di gettito fiscale.

 

Prima lo Stato distribuiva i soldi tra gli enti locali in base al principio del costo storico: il fabbisogno di un’amministrazione si calcolava guardando la spesa dell’anno precedente. Principio sostituito da quello del costo standard: si guarda qual è l’ente locale più efficiente, cioè quello in grado di offrire quel servizio in maniera adeguata spendendo il meno possibile per ogni abitante. La spesa di quella amministrazione è il costo standard. Rapportato al numero dei cittadini il costo standard determina il fabbisogno standard di un ente locale per quel servizio.

 

Le Regioni devono assicurare le spese per l’assistenza, quelle per l’amministrazione dell’istruzione, per i trasporti regionali e per tutta la sanità. Alle Province spetta la gestione del territorio, l’amministrazione generale (sarà essenziale il 70% dell’ultimo bilancio), l’edilizia scolastica, i servizi per il mercato del lavoro. Ai Comuni la tutela dell’ambiente, le spese per i trasporti locali e la viabilità, l’amministrazione essenziale (sempre al 70%), i servizi sociali, asili nido, mense scolastiche, insegnanti di sostegno.

 

Solidarietà. O perequazione. Per compensare le disuguaglianze di gettito, il federalismo fiscale prevede che parte delle entrate Iva e Irpef delle amministrazioni locali vada a finanziare un fondo di perequazione, che servirà ad aiutare Regioni, Province e Comuni più poveri di entrate. Ma non all’infinito. Il fondo di perequazione consentirà a ogni amministrazione di avere a disposizione solo il 100% del suo fabbisogno standard.

 

Si sa che quello che più interessa è la sanità: pagata per il 98,5% dalle Regioni, nel 2006 è costata 102 miliardi di euro, il 45% delle uscite degli enti locali. Più di cinque volte la spesa delle amministrazioni locali per l’istruzione (18 miliardi) più di dieci volte tutto il costo dei sistemi locali di protezione sociale (10 miliardi). Le altre uscite principali delle amministrazioni locali sono gli aiuti al sistema produttivo (il 15% delle uscite) e la gestione del territorio (il 4,9%).

 

Il sistema sanitario nazionale vive in deficit perenne. Tra il 1981 e il 2001 ha accumulato un passivo totale di 76,4 miliardi di euro, sempre ripianato dallo Stato. Il tutto fino al 2001, quando sono state le Regioni stesse a doversi accollare i debiti. Tra il 2003 e il 2005 il passivo accumulato ha raggiunto i 13 miliardi. Il governo Prodi è intervenuto con 12 miliardi per rimettere a posto i conti.

 

Se, come chiedono le Regioni che spendono di meno, si prendessero i 1.603 euro della Lombardia come costo sanitario standard − e così, probabilmente, sarà, ma tutte queste decisioni spetteranno alla “Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale”, composta da tecnici statali e rappresentanti delle amministrazioni locali − nel complesso le Regioni italiane dovrebbero spendere 6,5 miliardi di euro in meno all’anno. E al Sud si troverebbero a dover tagliare 1,5 miliardi di costi.

 

Se, come chiedono le Regioni che spendono di più, si scegliesse un’amministrazione sempre efficiente, ma meno rigida rispetto alla Lombardia, come la Toscana (1.687 euro all’anno), la spesa sanitaria nazionale crescerebbe di 650 milioni di euro. Solo undici Regioni su venti, infatti, spendono meno della Toscana.

 

Ogni tipo di ente locale ha la sua tassa di riferimento. Per le Regioni è l’Irap, che vale 39 miliardi sui 54 che incassano (dati 2007). Seguono l’addizionale Irpef (7 miliardi) e le tasse automobilistiche (5 miliardi). L’accisa sulla benzina dà alle regioni 2 miliardi, i rifiuti 233 milioni. Le province incassano con l’imposta sulla Rc auto (2 miliardi), con quella sul registro automobilistico (1,3 miliardi), l’addizionale sull’elettricità (1,5 miliardi). I Comuni sfruttano l’Ici (11,5 miliardi nel 2007, ma con l’abolizione di quella sulla prima casa sono 2 miliardi in meno), le concessioni edilizie (3,5 miliardi), l’addizionale Irpef (2,3 miliardi), l’imposta su pubblicità e affissioni (500 milioni).

 

Secondo l’Isae se si eliminassero tutti i trasferimenti oggi in atto ma si concedessero direttamente alle amministrazioni locali una serie di tributi erariali (le accise energetiche, le imposte sui tabacchi, quelle sui giochi, sul patrimonio immobiliare, le imposte di bollo, in tutto 48 miliardi) si creerebbe un buco di 121 miliardi di euro nei conti delle amministrazioni locali.

 

Gli italiani non pagheranno più tasse con questo nuovo sistema, dice la “clausola di salvaguardia” inclusa nel testo del disegno di legge. La pressione fiscale non potrà superare una certa quota del Pil stabilita periodicamente dal governo (il 43%, fino al 2011).

 

Fino al 2010 non ci saranno cifre su quanto costi il passaggio al federalismo fiscale. C’è un problema di difficile compatibilità tra le basi contabili di Regioni, Provincie e Comuni che non permette alla Ragioneria generale dello Stato di fare simulazioni, ha spiegato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Le stime indicano costi compresi tra i 70 e i 100 miliardi, spalmati sui cinque anni di fase provvisoria della legge (che scatteranno quando saranno pronti tutti i decreti attuativi, promessi entro il 2011).

 

In Germania vige un sistema federale che prevede anche il federalismo fiscale. La Costituzione stabilisce che il gettito fiscale venga rigidamente ripartito tra Stato centrale (Bund), Regioni (Länder), Comuni (Gemeinden): ad esempio l’incasso dell’Irpef tedesca va per il 42,5% al Bund, per il 42,5% al Land di provenienza, per il 15% al relativo Gemeinde. Solo la spartizione del’Iva (oggi il 50,5% al Bund e il 49,5% al Land) può essere modificata dalla Camera. Comunque quasi ogni effetto di federalismo fiscale viene azzerato dal meccanismo del Finanzbedarf: si calcola il fabbisogno finanziario di un Land o di un Gemeinde in proporzione al gettito fiscale medio pro capite nazionale. Stabilito quanto serve a ogni Land, ogni amministrazione locale in surplus cede la sua eccedenza a un fondo che viene redistribuito per riportare in pari le amministrazioni in deficit.

 

Negli Stati Uniti ci sono: 50 Stati, 3mila contee, 18mila municipalità, 17.000 township, 13mila distretti scolastici, 35mila distretti speciali. Lo Stato federale si occupa di difesa, assistenza sociale, interessi sul debito pubblico (in tutto l’80% della spesa pubblica). Il resto va alle amministrazioni locali, che hanno altissimi livelli di autonomia: possono anche decidere di sovrappore una loro tassa a una già applicata dallo Stato centrale. Ci sono fondi di equalizzazione interni ai singoli Stati (per bilanciare i conti di contee o distretti scolastici), ma non c’è un fondo unico nazionale. Gli Usa hanno una lunga tradizione di fallimenti degli enti locali: tra il 1937 e il 1993 se ne contano 362 per un totale di 217 milioni di dollari di perdite. Nel 1994 fallisce Orange, quinta contea maggiore degli Usa: perdita di 1,7 miliardi causata da utilizzo di derivati finanziari. Adesso è a rischio la California.

 

I 27 Cantoni che formano il governo federale hanno sovranità fiscale. La confederazione può imporre un’aliquota massima dell’11,5% sui redditi delle persone fisiche, del 9,8% su quello delle aziende, dello 0,82% sui capitali. Ai 26 Cantoni spettano 3 decimi del gettito fiscale lordo e almeno un sesto del totale serve a bilanciare le entrate dei diversi cantoni. La disparità tra un cantone e l’altro è enorme: posta a 100 la capacità fiscale media per abitante, nel 2001 il Canton Zugo incassava 218, mentre Valais (il Cantone più povero) solo 26.

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San Marino è uno stato sovrano tra la provincia di Rimini e quella di Pesaro-Urbino. Lingua ufficiale è l’italiano, quella parlata è il dialetto romagnolo. Non esiste dogana. La Banca d’Italia, da qualche mese, ha imposto ai nostri istituti di credito di trattare le banche sammarinesi come se fossero delle Isole Cayman. Il Moneyval, organismo del Consiglio d’Europa che si occupa di riciclaggio, ha decretato San Marino come stato a rischio. E l’Ocse l’ha infilato nella lista grigia dei paradisi fiscali. Qui il credo si chiama segreto bancario e società anonime. San Marino vuol dire 12 banche e 59 finanziarie. Tra il 1999 e il 2007 il prodotto interno lordo è cresciuto in media del 5,66 per cento l’anno. Ci sono 6 mila imprese, in maggioranza di italiani trasferiti qui per godere dei vantaggi del sistema fiscale. Le banche sammarinesi nel 2001 raccoglievano 9 miliardi di euro l’anno, nel 2007 14 miliardi. Se dividiamo 14 miliardi per i 31 mila abitanti scopriamo che nel 2007 ogni sammarinese ha versato 450 mila euro in una sua banca. E se non è andata così, come è ovvio, vuol dire che molti italiani preferiscono portare qui i loro soldi. Perché? Tra i suoi manieri tutto procede come nelle favole fino a quando, ai primi di gennaio del 2008, due pubblici ministeri della piccola Procura di Forlì, Marco Forte e Fabio di Vizio, fanno arrestare Presidenti e amministratori di due banche: la ASSET di San Marino e la Banca di Credito e Risparmio di Romagna. Le accuse sono pesanti. Abusiva attività bancaria e riciclaggio. Poi, nel giugno successivo, vengono indagati per riciclaggio il Presidente e l’Amministratore delegato della Cassa di Risparmio di San Marino. Banca a cui partecipano le finanze statali e che è titolare del più importante investimento sammarinese in Italia: il gruppo bancario Delta. San Marino ora si interroga su come ristabilire rapporti corretti con il sistema bancario italiano perché in seguito alle inchieste in corso e alle nuove leggi europee antiriciclaggio, per iniziativa della Banca d’Italia, questi rapporti sono giunti al limite della rottura. E si chiede a quale modello di stato riferirsi per il futuro. Un paradiso fiscale sull’esempio del Lussemburgo? O della Svizzera?

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Il buco nero dei derivati inizia da una gara. Vinta da quattro banche estere, Jp Morgan, Deutsche bank, Ubs e Depfa bank, che battendo altre 22 concorrenti ottennero dal Comune di Milano, all'epoca guidato dal sindaco Gabriele Albertini, nel maggio 2005

l'emissione del maxibond di 1 miliardo 685 milioni di euro (il più grande mai collocato da

un ente locale europeo) che è all'origine della vicenda dei contratti finanziari derivati su cui sta indagando la magistratura.

 

La procura della Repubblica milanese ha già ottenuto il sequestro di azioni, conti e beni (tra cui la sede italiana della Jp Morgan nel Palazzo Hoepli di Milano) delle quattro banche

accusate di truffa aggravata nei confronti del comune e di aver intascato commissioni

occulte per circa 100 milioni di euro. Ora si prevede un effetto domino.

 

A partire da Milano le indagini potrebbero estendersi in tutta Italia: si calcola che l'importo complessivo dei derivati sottoscritti dagli enti locali sia superiore ai 35 miliardi. Sono già iniziate inchieste a Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna, Lecce, Taranto. I contratti derivati hanno messo nei guai in modo bipartisan le finanze degli enti locali, sia che le amministrazioni fossero di centrodestra o di centrosinistra.

Sede Unicredit

 

Perché tutto parte da quella gara milanese? Perché le banche vincitrici avevano

già sollecitato il comune in precedenza proponendo un'operazione in derivati, che

però nel bando di gara non veniva citata.

 

«In particolare, Jp Morgan è stata la banca che, forse più delle altre, ha approcciato il Comune di Milano, proponendosi come possibile consulente per un'eventuale operazione di ristrutturazione del debito dell'ente pubblico, nell'ambito della quale veniva già ipotizzata la stipula di un contratto derivato» si legge in uno dei documenti che Panorama ha potuto

esaminare: la citazione nei confronti delle quattro banche presentata dal sindaco di Milano Letizia Moratti il 23 gennaio.

 

Nel documento si aggiunge che «sempre nel periodo anteriore alla gara del maggio 2005, anche Deutsche ban e Depfa bank hanno fornito diverse presentazioni e inviti al comune proponendosi come potenziali advisor nell'ambito di un'operazione di ristrutturazione del

debito, accompagnata dalla strutturazione di contratti derivati».

Letizia Moratti

 

Queste proposte delle banche, secondo l'atto di citazione del comune, vanno dal

luglio 2004 al marzo 2005. In alcuni casi si tratta, scrive il gip del tribunale che ha autorizzato il sequestro nelle banche, di documenti «indirizzati esclusivamente

a Giorgio Porta, all'epoca direttore generale del Comune di Milano». Oggi Porta è fra gli indagati, insieme con Mauro Mauri (all'epoca esperto esterno della commissione tecnica comunale e in precedenza ai vertici della finanza Montedison con lo stesso Porta) e con 14 funzionari delle quattro banche.

 

Ma qual era il problema finanziario del Comune di Milano, all'epoca? «Nel 2002 era stato stipulato un contratto derivato di 739 milioni con l'Unicredit, che evidenziava una perdita di 100 milioni nel 2005» racconta Davide Corritore, vicepresidente del consiglio comunale di

Milano, l'uomo che ha messo in moto l'inchiesta.

 

Corritore, prima di dedicarsi alla politica (oggi è consigliere del Pd), è stato amministratore delegato della Deutsche bank Italia sgr ed è uno dei pochissimi amministratori locali a sapere come funzionano i derivati: nella sua precedente professione li costruiva lui.

 

«Il problema è che il vecchio derivato dell'Unicredit doveva essere estinto, per legge, prima dell'emissione di un nuovo derivato, ma di ciò non si fa cenno nella gara per l'emissione del maxibond» aggiunge Corritore. E così il 16 giugno 2005 il Comune di Milano delibera l'emissione del bond da 1,685 miliardi a tasso fisso: «Dopo di che non esiste alcuna delibera sulla trasformazione, tramite derivati, del bond a tasso variabile» nota Corritore.

 

Peccato che questi derivati, ulteriormente rinegoziati nel 2007, solo nel 2009 costeranno al comune 17 milioni di euro, dopo una perdita nel 2008 di altri 14 milioni. E in futuro? L'operazione dovrebbe an dare avanti per altri 27 anni e l'andamento dei tassi d'interesse potrebbe salassare le casse comunali. «In realtà, grazie ai derivati, il Comune di Milano ha risparmiato 198 milioni tra il 2005 e il 2007, e questo lo ha dichiarato il 22 novembre 2007

alla Corte dei conti l'allora direttore generale del comune Giampiero Borghini» dice a Panorama l'ex sindaco Albertini.

 

Ma come si arrivò, senza alcuna delibera, all'emissione dei derivati? Lo racconta ai magistrati Angela Casiraghi, direttore centrale finanza del Comune di Milano: «La misura degli interessi ci fu indicata per la prima volta a Londra il 24 giugno 2005, presso gli uffici della Deutsche bank». Quindi otto giorni dopo la delibera. E, prosegue Casiraghi, «Mauri e Porta, oltre che l'assessore Talamona (all'epoca titolare del Bilancio a Palazzo Marino, nel frattempo scomparso, ndr) dissero che per loro andava bene, e così in quel momento venne chiusa l'operazione».

 

E il vecchio derivato dell'Unicredit? Casiraghi pose il problema in una riunione: «Tutti però mi dissero che non era necessario farlo in quel momento e che tale posizione sarebbe stata sistemata in un secondo tempo, dicendomi di non menzionare questa situazione nei documenti che avrei dovuto predisporre».

 

E chi andò poi a trattare su quel derivato con l'Unicredit? Proprio le quattro banche vincitrici della gara, conclude Casiraghi, «che nell'occasione sono state il nostro advisor, rappresentando il comune e rinegoziando per suo conto». Una rinegoziazione su cui forse la magistratura vorrà vedere più chiaro.

 

 

 

 

:zitto:zitto:zitto

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Gossip: Jackson malato di cancro alla pelle

16 Maggio 2009 11:34 CULTURA E SPETTACOLO

 

LOS ANGELES - Michael Jackson starebbe segretamente lottando contro il cancro alla pelle. Lo rivela il tabloid britannico 'The Sun'. La malattia gli sarebbe stata diagnosticata il mese scorso. Secondo i medici comunque le sue condizioni non sarebbero gravi. Le cellule cancerose sarebbero state trovate sul volto della star. Jackson e' sotto continuo controllo e si reca abitualmente a un centro dermatologico di Beverly Hills. I concerti di Londra che segneranno il suo ritorno sulle scene nel luglio prossimo comunque non sono a rischio. Pare che Jacko non voglia rinunciare per nessun motivo al mondo. (Agr)

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SESSO ORALE, TENTA RECORD MA SVIENE DOPO IL 75ESIMO...

 

(Agi) - Ha tentato di battere il record mondiale di sesso orale con piu' di 200 uomini, ma giunta al settantacinquesimo ha avuto uno svenimento ed ha dovuto interrompere il tentativo. Protagonista della singolare prova hard e' stata una giovane pornostar di Amburgo, Carolin W., 19 anni, in arte Cora, che aveva convocato una nutrita schiera di uomini nel pornolocale "Sexy Heaven", situato nel famoso quartiere a luci rosse di St. Pauli, nei pressi del porto della citta' anseatica. Il quotidiano 'Bild' riferisce che l'esercizio erotico si e' svolto in maniera anonima, con Cora che uno dopo l'altro ha cominciato ad occuparsi attraverso un foro (Glory Hole) degli uomini posti dietro una parete.

 

Tutto e' andato avanti secondo i piani per i primi 50 minuti, quando il sistema cardiocircolatorio di Cora ha cominciato a fare le bizze e la ragazza ha avvertito forti giramenti di testa, che l'hanno costretta a rinunciare al tentativo di entrare nel Guinnes dei primati di questa specialita' erotica. A dichiararsi comunque soddisfatto del risultato e' stato il manager della pornostar, che "senza preliminari" ed in breve tempo era riuscita a portare all'eiaculazione di 22 uomini.

Delusi, gli altri rimasti in fila.

 

 

Daffy, stavolta andata buca eh :asd

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SESSO ORALE, TENTA RECORD MA SVIENE DOPO IL 75ESIMO...

 

(Agi) - Ha tentato di battere il record mondiale di sesso orale con piu' di 200 uomini, ma giunta al settantacinquesimo ha avuto uno svenimento ed ha dovuto interrompere il tentativo. Protagonista della singolare prova hard e' stata una giovane pornostar di Amburgo, Carolin W., 19 anni, in arte Cora, che aveva convocato una nutrita schiera di uomini nel pornolocale "Sexy Heaven", situato nel famoso quartiere a luci rosse di St. Pauli, nei pressi del porto della citta' anseatica. Il quotidiano 'Bild' riferisce che l'esercizio erotico si e' svolto in maniera anonima, con Cora che uno dopo l'altro ha cominciato ad occuparsi attraverso un foro (Glory Hole) degli uomini posti dietro una parete.

 

Tutto e' andato avanti secondo i piani per i primi 50 minuti, quando il sistema cardiocircolatorio di Cora ha cominciato a fare le bizze e la ragazza ha avvertito forti giramenti di testa, che l'hanno costretta a rinunciare al tentativo di entrare nel Guinnes dei primati di questa specialita' erotica. A dichiararsi comunque soddisfatto del risultato e' stato il manager della pornostar, che "senza preliminari" ed in breve tempo era riuscita a portare all'eiaculazione di 22 uomini.

Delusi, gli altri rimasti in fila.

 

 

Daffy, stavolta andata buca eh :asd

 

Ehm.. no nso come dirtelo... ma ero dentro da 50 minuti quando sul più bello... wtf

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SESSO ORALE, TENTA RECORD MA SVIENE DOPO IL 75ESIMO...

 

(Agi) - Ha tentato di battere il record mondiale di sesso orale con piu' di 200 uomini, ma giunta al settantacinquesimo ha avuto uno svenimento ed ha dovuto interrompere il tentativo. Protagonista della singolare prova hard e' stata una giovane pornostar di Amburgo, Carolin W., 19 anni, in arte Cora, che aveva convocato una nutrita schiera di uomini nel pornolocale "Sexy Heaven", situato nel famoso quartiere a luci rosse di St. Pauli, nei pressi del porto della citta' anseatica. Il quotidiano 'Bild' riferisce che l'esercizio erotico si e' svolto in maniera anonima, con Cora che uno dopo l'altro ha cominciato ad occuparsi attraverso un foro (Glory Hole) degli uomini posti dietro una parete.

 

Tutto e' andato avanti secondo i piani per i primi 50 minuti, quando il sistema cardiocircolatorio di Cora ha cominciato a fare le bizze e la ragazza ha avvertito forti giramenti di testa, che l'hanno costretta a rinunciare al tentativo di entrare nel Guinnes dei primati di questa specialita' erotica. A dichiararsi comunque soddisfatto del risultato e' stato il manager della pornostar, che "senza preliminari" ed in breve tempo era riuscita a portare all'eiaculazione di 22 uomini.

Delusi, gli altri rimasti in fila.

 

 

Daffy, stavolta andata buca eh :asd

 

Ehm.. no nso come dirtelo... ma ero dentro da 50 minuti quando sul più bello... wtf

 

 

ah quindi eri tu ad essere ad Amburgo, altro che io...

 

 

comunque viste le foto della ragazza, non un granchè. :-?

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Sarroch, tre morti alla Saras

Fatali i gas di una cisterna.

 

Tre operai sono all'interno della raffineria Saras del gruppo Moratti. Si trovavano all'interno di una cisterna (accumulatore di gasolio) che si sarebbe saturata di esalazioni di anidride solforosa. Erano dipendenti di una società di manutenzioni

 

Gli operai, di una ditta esterna, erano impegnati nei lavori di manuntenzione dell'impianto di desolforazione. Si tratta di un'enorme cisterna capace di contenere fino a 100 mila litri di gasolio in lavorazione. Sarebbero morti per intossicazione da anidride solforosa.

 

Un primo operaio si è sentito male intorno alle 13.30, il secondo avrebbe chiesto aiuto ai due rimasti all'esterno: tutti sarebbero quindi entrati nella cisterna, ma solo uno è uscito vivo. Gli altri tre sono stati stroncati dalle esalazioni tossiche che si sono liberate dai residui delle lavorazioni. Prima delle 14 è scattato l'allarme in tutta la raffineria: i dipendenti sono stati invitati a mettere in sicurezza gli impianti e ad abbandonare lo stabilimento. Almeno 200-300 operai sono usciti e hanno appreso attoniti la notizia della morte dei loro colleghi. In queste settimane gli impianti sono interessati da una serie di interventi di manutenzione programmata.

 

Purtroppo non una novità... :chetristezza:chetristezza:chetristezza

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