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Il sistema sanitario non era assolutamente pronto ad affrontare questo virus: gli ospedali sono andati in tilt ed anche per questo, ma non solamente, sono morte tante persone... tra cui mio padre

Cosa ho fatto di male per leggere ancora affermazioni quali "meno di diritti dei cani" o "lo Stato continua a vendere tabacco": sono estremismi che non tengono conto di esigenze fisiologiche (il cagar

Per fortuna ci sono quelli che in tutti gli ambiti non capiscono un cazzo

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Non è la prima...sul guinnes dei primati ci sono i 2 gemelli che vivono sullo stesso corpo...pazzesco che scherzi che fa la natura.... :ehhhhhhhh

 

TORINO - Un uomo di 35 anni, Luis Ernesto H.A., è morto, questa notte, dopo essere stato investito da un'auto, mentre attraversava Corso Vittorio a Torino. Ad investire l'uomo una Fiat Punto, il cui conducente è poi fugggito. Nonostante i soccorsi Luis Ernesto H.A. è morto sul posto. I rilievi sono effettuati dalla squadra Infortunistica della Polizia Municipale di Torino che dispone di numerosi elementi, forniti da testimoni, per la ricerca dell'investitore.

 

LE STATISTICHE - I pedoni sono a rischio sulle strade italiane, dovrebbero essere i più protetti e invece risultano un soggetto debole. Almeno a giudicare i dati Istat: secondo gli ultimi elaborati disponibili, nel 2006 dei 5.669 morti sulle strade italiane nel 13,4% dei casi si trattava di pedoni (6,3% i feriti, 21.062), 758 persone, praticamente due al giorno. Il restante 86,6% di vittime è costituito da conducenti (66,1%) e da trasportati (20,5%), ma nelle statistiche Istat i pedoni hanno l’indice di gravità più alto (3,5), ovvero il rapporto tra il numero dei morti e il numero totale dei morti e dei feriti moltiplicato 100. Circa 60 pedoni al giorno sono coinvolti in investimenti e il rischio di infortunio causato da investimento stradale risulta particolarmente alto per la popolazione anziana sia con riferimento ai valori assoluti dei coinvolti, sia rapportando tali valori agli anni compresi nelle classi: dei 758 morti del 2006 221 avevano tra i 75 e gli 84 anni ed erano soprattutto maschi (446); dei 21.062 feriti 4.205 avevano tra i 70 e gli 84 anni. Riguardo i giovani, ancora secondo i dati Istat, i bambini da 10 a 13 anni coinvolti in investimenti sono stati 797 - mediamente 199,3 per ciascun anno della classe - ma il rischio investimento è maggiore per i ragazzi di 14-15 anni: nel 2006 ne risultarono coinvolti 543, in media 271,5 per ciascun anno di età.

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Ragazzi questa notizia è choccante,ho cercato anche le foto e sono una roba pazzesca.

 

Che pena che mi fa questa bimba,poveretta.

 

India, nata una bimba con due facce

 

La piccola ha quattro occhi, due nasi e due bocche

 

Nel paesino a 50 km dalla capitale Delhi la gente le rende onori e la considera una reincarnazione di Ganesh

 

NOIDA (India) - In un piccolo villaggio rurale nell'India settentrionale è nata una bambina con due facce: la piccola ha quattro occhi, due nasi e due bocche. Centinaia di persone hanno iniziato a visitare il paesino Saifi a circa 50 chilometri da Nuova Delhi per rendere culto alla neonata affetta da malformazione, che ora viene vista come un'incarnazione divina. I genitori della piccola, tuttavia, hanno finora rifiutato qualsiasi analisi medica. E la sua storia sta già facendo il giro del mondo.

 

LALI - L'11marzo scorso è infatti nata Lali, diventata in poche settimane una celebrità nell'intera regione. Gente da ogni parte dell'India, ma anche dal resto del mondo, arriva in questa località remota per vedere la bambina con le due facce, ha detto il professore di matematica della scuola locale, Harsharan Singh, interpellato dalla rete australiana Abc. «Alcuni sostengono fermanente che sia una divinità». Nel frattempo, diversi organi d'informazione internazionali riportano la storia della sfortunata neonata, che viene venerata come l'incarnazione di Ganesh, la divinità raffigurata con una testa di elefante. Se la foto (che il Corriere.it ha deciso di non pubblicare) della piccola ha fatto il giro del mondo, poco e nulla si sa sulle sue condizioni di salute - anche perché i genitori hanno negato a dottori e specialisti di vistare la loro figlia. «I genitori non si rendono conto del serio rischio per la salute della bambina», ha detto M. Ashmosd, un medico dell'ospedale della zona e membro dello staff che ha assisitito alla nascita di Lali. Una risonanza magnetica della testa mediante l'analisi con scanner avrebbe dato informazioni dettagliate sul reale stato di salute della bambina. Ciononostante, i genitori non hanno accettato, ha spiegato Ashmosd. «Gli ho offerto una Tac gratuita, ma mi hanno ignorato», ha aggiunto il medico al sito australiano.

 

«PERCHÉ DOVREMMO FARLA OPERARE?» - Secondo il padre Vinod e la madre Sushma Kumar, la piccola - che ha appena tre settimane - starebbe bene. «All'inizio ho avuto un po' di paura, ma ora nostra figlia mangia e respira normalmente», ha detto il padre, 24 anni. «Appena nata, il medico ci ha assicurato che era tutto normale. Perché dovremmo farla operare?». Lali viene tenuta in vita con l'alimentazione artificiale da una delle due bocche. L'altra la usa per ciucciare il pollice. Bridgal Nadar, il medico locale, si dice infastidito dal tam-tam mediatico che si è creato: «Non è un bambino anormale. Ha soltanto due facce. E se muore, è per il volere di Dio». Solamente una tac o una risonanza magnetica chiarirebbe se la piccola necessita o meno di un'operazione. E in ogni caso, assicurano alcuni medici, l'intervento sarebbe molto complicato e assai delicato.

 

PRECEDENTI - Nel gennaio di quattro anni fa nella Repubblica Dominicana nacque una bambina con due teste. L'operazione per rimuovere il secondo capo non fu fortunata e la piccola morì. Lo scorso anno, in una delle zone più povere dell'India, una bambina è diventata famosa in tutto il mondo a causa del suo particolare quanto raro caso di malformazione: presentava un busto lungo quasi il doppio del normale, al quale erano congiunte quattro articolazioni. Lakshmi Tatma aveva praticamente quattro braccia e quattro gambe. La comunità medica internazionale è venuta a conoscenza di questo caso solo a due anni dalla nascita della piccola - venerata nella regione indiana come la reincarnazione del dio Vishnu. Nel novembre 2007, trenta chirurghi hanno operato con successo per salvare la bambina. «Senza l'intervento chirurgico non avrebbe mai camminato o gattonato e sarebbe morta in pochi anni», avevano spiegato i medici. L'operazione è riuscita e qualche settimana fa la piccola ha cominciato a fare da sola i suoi primi passi.

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MILANO – Nelle discariche italiane finiscono ogni giorno ben 4 mila tonnellate di avanzi ancora consumabili. Non solo: nel corso del 2008 ogni italiano produrrà qualcosa come 27 kg di avanzi di cibo, che corrispondono a 584 euro buttati, se si calcola il costo del cibo sprecato. Secondo alcune stime, finiscono nel pattume il 15% del pane e della pasta, il 18% della carne e il 12% della frutta e verdura che gli abitanti del Belpaese acquistano quotidianamente (dati contenuti nel rapporto 2007 della Siticibo). Ma non ci sono soltanto gli scarti che finiscono direttamente nei cassonetti o nei raccoglitori dell'umido. C'è anche da chiedersi che fine fanno per esempio gli yogurt dal bancale del supermercato non ancora scaduti. Oppure le lasagne non consumate di un ristorante, di una mensa scolastica, o i mandarini invenduti dell'ortolano all'angolo. E le casse di verdura con ortaggi leggermente ammaccati del supermarket.

 

RECUPERO DEL CIBO SPRECATO - Cosa c'è dietro alle quinte dei magazzini della grande distribuzione? Dove finiscono tutti gli scarti, gli alimenti non ancora scaduti, ma tolti dal commercio per gli errori più svariati e grossolani, come il cambiamento del packaging, errori di trascrizione delle etichette, misure non conformi alla vendita, vicinanza della data di scadenza ecc...? Una risposta l'hanno provata a dare alcune organizzazioni che hanno fatto del recupero del cibo ancora utilizzabile la loro missione. Cibo che, anziché finire in discarica, grazie al loro contributo finisce dove ce n'è maggiore bisogno, ad esempio nei refettori pubblici o presso enti caritatevoli. «Non c'è dubbio che con un po' più di coscienza etica si potrebbe trasformare l' avanzo in risorsa e lo spreco in sviluppo sostenibile» dice Giuliana Malaguti, responsabile del progetto Siticibo di Milano.

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MILANO – Nelle discariche italiane finiscono ogni giorno ben 4 mila tonnellate di avanzi ancora consumabili. Non solo: nel corso del 2008 ogni italiano produrrà qualcosa come 27 kg di avanzi di cibo, che corrispondono a 584 euro buttati, se si calcola il costo del cibo sprecato. Secondo alcune stime, finiscono nel pattume il 15% del pane e della pasta, il 18% della carne e il 12% della frutta e verdura che gli abitanti del Belpaese acquistano quotidianamente (dati contenuti nel rapporto 2007 della Siticibo). Ma non ci sono soltanto gli scarti che finiscono direttamente nei cassonetti o nei raccoglitori dell'umido. C'è anche da chiedersi che fine fanno per esempio gli yogurt dal bancale del supermercato non ancora scaduti. Oppure le lasagne non consumate di un ristorante, di una mensa scolastica, o i mandarini invenduti dell'ortolano all'angolo. E le casse di verdura con ortaggi leggermente ammaccati del supermarket.

 

RECUPERO DEL CIBO SPRECATO - Cosa c'è dietro alle quinte dei magazzini della grande distribuzione? Dove finiscono tutti gli scarti, gli alimenti non ancora scaduti, ma tolti dal commercio per gli errori più svariati e grossolani, come il cambiamento del packaging, errori di trascrizione delle etichette, misure non conformi alla vendita, vicinanza della data di scadenza ecc...? Una risposta l'hanno provata a dare alcune organizzazioni che hanno fatto del recupero del cibo ancora utilizzabile la loro missione. Cibo che, anziché finire in discarica, grazie al loro contributo finisce dove ce n'è maggiore bisogno, ad esempio nei refettori pubblici o presso enti caritatevoli. «Non c'è dubbio che con un po' più di coscienza etica si potrebbe trasformare l' avanzo in risorsa e lo spreco in sviluppo sostenibile» dice Giuliana Malaguti, responsabile del progetto Siticibo di Milano.

 

quanti sprechi :chetristezza

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Milly tappezza Roma:«Basta facce da c...»

In primo piano il sedere dell'ex regina dell'hard. «Li ho fatti stampare a mie spese e ora li utilizzo»

 

ROMA - Facce nuove in politica. Lo chiede la candidata del Partito socialista nel nono e decimo Municipio della Capitale Milly D'Abbraccio. Lo fa, però, con «argomenti» che molti elettori maschi potrebbero trovare convincenti: nel manifesto che ha fatto la sua comparsa nei quartieri Appio, Tuscolano e Cinecittà, infatti, non è il volto dell'ex regina dell'hard ad essere protagonista, bensì un'altra parte del corpo: il fondoschiena. Un manifesto choc, così come lo slogan: «basta con queste facce da c...» esorta Milly, che sperando nel «fattore C» chiede insomma agli elettori una svolta nel voto del 13 e 14 aprile. Il blitz nei quartieri romani dell'Appio-Tuscolano per l'affissione dei manifesti: il «commando» era formato dalla stessa candidata, da Riccardo Schicchi, dall'addetto stampa e da due ragazzi incaricati di affiggere sia la versione soft, con la lettera «c» seguita da tre puntini di sospensione, sia la versione hard con la parola in questione scritta per esteso. Il partito, dicono nello staff di D'Abbraccio, era contrario a questo manifesto, ma la candidata ha insistito: «Li ho fatti stampare a mie spese e ora li utilizzo».

 

 

ci sono anche i link delle foto http://www.corriere.it/gallery/Cronache/vuoto.shtml?2008/04_Aprile/dabraccio/1&1

 

 

qua stiamo impazzendo :vedolestelle ma chi cazzo ci andrà a governare?

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Massimo rispetto per Milly D'Abbraccio,attrice di grande caratura... :ilsaggio :lol:

 

Ma cazzo,tra poco tra puttanoni,drag queen,e compagnia bella entrerà chiunque in parlamento.

 

Quando si dice "diamo l'Italia in mano a gente competente"... :-?

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Della serie, non si finisce mai di imparare :ilsaggio

 

 

 

Uno studio realizzato in dieci università europee e Usa analizza l'uso della volgarità

Lo scontro Zidane-Materazzi usato per spiegare le dinamiche dell'"offesa"

Sesso, famiglia e zoologia

Paese che vai insulto che trovi

 

 

 

QUANDO state per mandare qualcuno a quel paese, sappiate che niente di quello che direte è mai lasciato al caso. Ogni mostruosità che esce dalla nostra bocca ha una sua ragion d'essere, per quanto aberrante. Insomma, dietro ogni insulto c'è un pezzo di storia della società che lo produce. Se noi siamo il popolo del "vaffanculo", da sempre, o comunque molto prima che Beppe Grillo decidesse di portarlo in piazza, questo dipende dalla nostra accentuata tendenza a fare con insistenza riferimento agli organi genitali e ai rapporti sessuali, frutto di una cultura centrata sulla mascolinità e la virilità.

 

Non è per niente casuale che l'ormai celeberrimo scontro - prima verbale e poi fisico - tra Zidane e Materazzi nel corso della finale della Coppa del Mondo di Germania venga indicato come esempio illuminante, tema di accurato studio sociologico, dagli autori di un rapporto sulle volgarità del mondo occidentale, pubblicato dall'"International Journal of Intercultural Relations". L'insulto specchio della nostra cultura. Quel riferimento di Materazzi alla madre e alla sorella del rivale, così tipicamente italiano, viene accolto con la normale indignazione (seguita da una reazione spropositata, la famosa testata al petto punita con l'espulsione), dal campione franco-algerino, incapace di accettare un'offesa agli affetti familiari più cari.

 

Lo studio, coordinato dal professore olandese Jan Pieter Van Oudenhoven e realizzato in dieci università europee e degli Stati Uniti, raccoglie le testimonianze di quasi tremila studenti di undici paesi. Testimonianze sotto forma di volgarità, espresse a ruota libera e commentate, per essere poi catalogate per paese e per categorie. Il risultato: una lista infinita di dodicimila insulti, che i ricercatori hanno diviso in sedici grandi gruppi. Ce n'è per tutti i gusti (o per ogni tipo di cattivo gusto). Dal nostro imbecille allo spagnolo cabron, dall'inglese asshole al francese putain.

 

Ma, soprattutto, ci sono alcune tendenze che emergono con chiarezza a seconda del paese. Ad esempio i termini legati alla virilità, prevalenti in alcuni paesi mediterranei, come la Grecia e, ancor più, la Spagna, dove l'eredità della cultura machista è dura a morire. Il riferimento agli organi genitali è tipico degli olandesi, francesi, italiani e britannici, ma è usato molto raramente dai polacchi e dagli americani.

 

L'insulto basato su termini legati all'atto sessuale è invece diffuso in tutti i paesi, però soprattutto in Croazia e negli Stati Uniti, mentre è utilizzato molto poco in Francia e Olanda. Dappertutto troviamo parole che si riferiscono alla prostituzione, in particolare di sesso femminile, con una tendenza accentuata in Olanda e Francia. Gli olandesi sembrano essere anche i più ossessionati dal tema del sesso.

 

La Germania si distingue invece per il costante ricorso a volgarità che hanno a che fare con la zona anale, gli escrementi e gli animali. Un'insistenza che gli esperti spiegano con la preoccupazione dei tedeschi per la purezza e l'igiene. La mancanza di educazione è tema ricorrente degli insulti pronunciati nei paesi mediterranei, in Italia, Spagna, Francia e Grecia (dove abbondano anche i riferimenti agli handicap fisici). L'unico paese dove si parla a profusione del diavolo e di satana è la Norvegia.

 

Quel che è certo è che, nella maggior parte dei paesi occidentali, essere donna mette almeno in parte al riparo dagli insulti: questione di buona creanza, regola non scritta dell'educazione che vale soprattutto nei paesi mediterranei (in Germania e Croazia è vero il contrario: le donne ricevono più insulti degli uomini).

 

Eppure, nonostante questo trattamento di favore, il sesso femminile non è altrettanto rispettoso con i maschi, che vengono regolamente travolti da una valanga di volgarità. Lo studio conclude che le donne attribuiscono un valore speciale all'intelligenza umana, tanto che, nel 52 per cento dei casi, profferiscono insulti corrispondenti alle parole italiane idiota o stupido. Termini, questi, utilizzati invece solo dal 30 per cento degli uomini, ossessionati piuttosto dalle caratteristiche fisiche della persona oggetto dei propri apprezzamenti.

 

La curiosa classifica degli insulti targati Italia, suddivisi dall'équipe di ricercatori in sedici categorie, dice parecchio sulla nostra mentalità. Abbiamo un'incorreggibile tendenza a riferirci agli organi genitali e all'atto sessuale, con luride digressioni sugli escrementi e la parte del corpo dalla quale vengono espulsi. Pensiamo di vivere circondati da persone affette da seri disturbi mentali, minorati fisici e impotenti sessuali. Gli unici insulti che non rientrano nei costumi nazionali sono quelli legati alla mancanza d'igiene e alle malattie e i riferimenti satanici

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Milly tappezza Roma:«Basta facce da c...»

In primo piano il sedere dell'ex regina dell'hard. «Li ho fatti stampare a mie spese e ora li utilizzo»

 

ROMA - Facce nuove in politica. Lo chiede la candidata del Partito socialista nel nono e decimo Municipio della Capitale Milly D'Abbraccio. Lo fa, però, con «argomenti» che molti elettori maschi potrebbero trovare convincenti: nel manifesto che ha fatto la sua comparsa nei quartieri Appio, Tuscolano e Cinecittà, infatti, non è il volto dell'ex regina dell'hard ad essere protagonista, bensì un'altra parte del corpo: il fondoschiena. Un manifesto choc, così come lo slogan: «basta con queste facce da c...» esorta Milly, che sperando nel «fattore C» chiede insomma agli elettori una svolta nel voto del 13 e 14 aprile. Il blitz nei quartieri romani dell'Appio-Tuscolano per l'affissione dei manifesti: il «commando» era formato dalla stessa candidata, da Riccardo Schicchi, dall'addetto stampa e da due ragazzi incaricati di affiggere sia la versione soft, con la lettera «c» seguita da tre puntini di sospensione, sia la versione hard con la parola in questione scritta per esteso. Il partito, dicono nello staff di D'Abbraccio, era contrario a questo manifesto, ma la candidata ha insistito: «Li ho fatti stampare a mie spese e ora li utilizzo».

 

 

ci sono anche i link delle foto http://www.corriere.it/gallery/Cronache/vuoto.shtml?2008/04_Aprile/dabraccio/1&1

 

 

qua stiamo impazzendo :vedolestelle ma chi cazzo ci andrà a governare?

Poi ci si lamenta che l'Italia va a rotoli :chetristezza

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NAPOLI - Un 17enne Giovanni D. M. è stato travolto e ucciso da un camion a Torre del Greco, in provincia di Napoli, mentre si trovava al di fuori del liceo scientifico Nobel. Il fatto è accaduto in via De Gasperi. Il ragazzo è morto sul colpo. Il ragazzo è finito sotto un camion dopo essere stato involontariamente spintonato mentre tentava di separare due amici che stavano litigando. Giovanni abitava a Ercolano. Il padre, Salvatore, fa il giardiniere in un albergo. Giovanni aveva due fratelli e una sorella.

 

LA DINAMICA DELL'INCIDENTE - Il giovane morto stava cercando di dividere due altri compagni dell'istituto che litigavano, probabilmente per un paio di occhiali rotti, quando è stato spinto ed ha urtato la testa contro la parte posteriore di un camion che era passato in quel momento. È l'ipotesi formulata per il momento dalle forze dell'ordine.

 

IL PRESIDE - Una fatalità, una tragedia dietro la quale «non c'è affatto l'ombra del bullismo». Il preside del liceo scientifico Nobel quasi non riesce a parlare. Si dice distrutto e, allo stesso tempo, incredulo. Marco Vito Cirillo è dirigente del liceo dal 1995 e in tutti questi anni, racconta, «mai, proprio mai, si sono verificati episodi del genere». Parla della vittima, Giovanni. «Era un bravo ragazzo, uno studente normale, che non ha mai dato problemi - dice il dirigente - i suoi genitori sono grandi lavoratori, hanno altri tre figli, e ogni giorno lavorano tanto, proprio tanto, per guadagnarsi il pane». Davanti al liceo che conta centinaia di studenti il preside non sa proprio spiegarsi l'accaduto: «È un episodio che è ben lontano dal nostro modo di condurre la scuola e anche dal modo in cui i ragazzi stessi vivono la scuola - ha concluso - è stata solo una fatalità».

 

:vedolestelle

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La vecchia Londra perde i pezzi:

addio al taxi nero

 

 

Dopo cabine telefoniche e pullman a due piani scompare l’ultimo simbolo di "diversità"

 

VITTORIO SABADIN

CORRISPONDENTE DA LONDRA

C’erano tre foto che tutti i turisti in visita a Londra si facevano scattare: una dentro la cabina telefonica disegnata nel 1924 dall’architetto Giles Gilbert Scott, un’altra sul pullman a due piani «Routemaster» prodotto dal 1954, la terza all’uscita da un FX4, il leggendario taxi nero che da esattamente 50 anni viaggia per le strade della città. Le rosse inconfondibili cabine sono sempre meno a causa del dilagare dei telefonini, di «Routemaster» originali ne sono rimasti una decina, che coprono solo due tratte urbane per i turisti, e anche gli ultimi FX4 spariranno entro poche settimane: Mann & Overton, che distribuisce il nuovo modello di taxi TX4, ha infatti deciso di offrire 3000 sterline (quasi 4000 euro) ai conducenti che rottameranno il vecchio veicolo in cambio di uno nuovo. E’ un’offerta irresistibile, visto che un FX4 vale sul mercato dell’usato dieci volte di meno.

 

Il classico London Black Cab fu concepito in un’epoca nella quale l’industria automobilistica britannica era quella cui si guardava con invidia. I giovani europei dei primi Anni 60 viaggiavano sulla Fiat 500, sul Maggiolino Volkswagen o sulla Citroen 2CV, ma pensavano alla Jaguar, alla Triumph, alla Austin Haley e alla Mini, e stavano per appassionarsi alla Aston Martin di James Bond. Mezzo secolo dopo, questi marchi sono stati venduti in America o in India, l’industria dell’auto britannica non esiste più e paradossalmente l’unica icona dell’epoca ad essere sopravvissuta così a lungo è la goffa controparte di quelle vetture da sogno.

 

Ma lo FX4 era stato disegnato pensando solo a quello che avrebbe dovuto fare: portare passeggeri per le strade di Londra. Il team che lo concepì comprendeva uomini di Mann & Overton e della carrozzeria Carbodies, ma il suo vero padre è considerato Eric Bailey, della Austin. Probabilmente questi tecnici non si resero conto di stare progettando una vettura destinata a circolare per decenni, con pochissime variazioni. L’originale motore Diesel della Austin da 2,2 litri è ovviamente stato sostituito con altri più moderni e dal 1962 è arrivata una versione a benzina; l’iniziale velocità massima inferiore ai 100 chilometri orari è stata aumentata, nel 1968 sono stati montati gli stop posteriori e le luci di direzione laterali, è disponibile un cambio manuale al posto di quello automatico, che resta però il preferito.

 

Ma il concetto di base è rimasto inalterato: un vistoso cofano anteriore con un’imponente griglia del radiatore, una parete interna di separazione tra l’area del conducente e quella dei passeggeri e un grande spazio a disposizione di fronte ai sedili, ideale per salire e scendere con comodità e per trasportare ingombranti valigie. Pure il colore nero è rimasto immutato, anche se non c’è una norma precisa che lo imponga. Semplicemente è diventato il colore più scelto per questo modello, il cui ultimo esemplare è stato prodotto il 1° ottobre del 1997.

 

Nessuno sembra amare molto a Londra i suoi successori, il TX1 e il nuovo TX4, che ne ricalcano la linea, hanno interni più moderni dotati anche di un microfono per parlare agevolmente con il conducente, ma non hanno l’irresistibile fascino della vecchia, rassicurante versione. Nell’imminenza della scomparsa, lo FX4 diventerà ancora di più un oggetto da collezione, con l’unica differenza che non sarà più possibile acquistarlo su eBay per 400-500 sterline. L’offerta dovrà partire da 3000, la cifra proposta da Mann & Overton. L’ultima ad averne comperato uno è stata Kate Moss, ma prima di lei altre celebrità lo usavano come auto personale. Tra queste, l’attore Laurence Olivier, il regista Stanley Kubrick e il marito della regina, Filippo di Edimburgo. Anche Arnold Schwarzenegger se n’è portato uno in California, dove però non lo potrà guidare a causa delle severe norme anti inquinamento che lui stesso ha fatto approvare.

 

Con lo FX4, notava ieri mestamente il giornale «The Guardian», se ne va un altro importante pezzo del panorama britannico, che sta progressivamente perdendo gran parte dei suoi simboli. Una esagerazione? Forse no. Ogni giorno vengono chiusi tre o quattro pub a causa dei costi elevati di gestione e della disponibilità di birra a basso costo nei supermercati; i piccoli centri stanno perdendo anche gli uffici postali - una secolare tradizione britannica - per i tagli di bilancio, e il panorama di Londra sul quale una volta svettava solo la cupola di St Paul’s è diventato, in Canary Wharf e nella City, un groviglio di nuovi grattacieli.

 

Il modello di un taxi è una piccola cosa in rapporto alle trasformazioni che la città e la società stanno subendo. Ma da cinquant’anni, qualunque cosa accadesse all'Inghilterra, il vecchio Austin FX4 era sempre stato lì, familiare e affidabile, riconoscibile a centinaia di metri di distanza, pronto a rispondere a un cenno della mano. Per molti, sarà come perdere un vecchio amico.

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