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Lo diceva il 17 giugno alla Camera.

LA VOGLIO SPOSARE.

 

Per un attimo ho temuto che parlassi della biancofiore, poi ho visto che non era bionda.. :saslol:

 

 

Gran bel discorso, ma verrà agilmente classificato alla lettera D, di demagogia. 

I soldi risparmiati non basterebbero comunque, le riforme strutturali non basterebbero a far ripartire il paese bene e subito.....meglio non fare niente e lasciare tutto cosi, e poi chi cazz'è sta Ruocco che non è nemmeno capace di truccarsi e vestirsi come Dio comanda?  :gia:

Pensiamo ai problemi concreti del paese... come far ottenere la grazia alla vittima della persecuzione politica ventennale, ad esempio. 

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A me Berlusconi non piace, ma un minimo di persecuzione mi sa che c'è davvero... Se continuano così lo voto. Giuro.   Va bene che è un politico poco risolutivo e che non ha fatto tutto quello che g

Allora mettiamo qualche puntino sulle i perché sinceramente mi sono rotto di assistere a continui ribaltamenti della realtà.   La discussione è partita as usual tra me e Keitaro. Io dicevo di esse

Abbiamo smacchiato il giaguaro :D

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Per un attimo ho temuto che parlassi della biancofiore, poi ho visto che non era bionda.. :saslol:

 

 

Gran bel discorso, ma verrà agilmente classificato alla lettera D, di demagogia. 

I soldi risparmiati non basterebbero comunque, le riforme strutturali non basterebbero a far ripartire il paese bene e subito.....meglio non fare niente e lasciare tutto cosi, e poi chi cazz'è sta Ruocco che non è nemmeno capace di truccarsi e vestirsi come Dio comanda?  :gia:

Pensiamo ai problemi concreti del paese... come far ottenere la grazia alla vittima della persecuzione politica ventennale, ad esempio. 

Infatti, ma poi è grillina. Che schifo.

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Intanto rinviati tutti i voti in programma a settembre. Dopo l'abbondante mese di vacanza :ahahah

 

Ricordatevi e non dimenticatevi chi e quali partiti hanno permesso il Napolitano Bis e la nascita del Governo 'Dc' Letta.

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Intanto rinviati tutti i voti in programma a settembre. Dopo l'abbondante mese di vacanza :ahahah

 

Ricordatevi e non dimenticatevi chi e quali partiti hanno permesso il Napolitano Bis e la nascita del Governo 'Dc' Letta.

Non è importante ricordarselo ora, ma quando si tornerà a votare (molto presto, nel 2014)..

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Succede oggi in Parlamento.

Partito Democratico, Popolo della Libertà, Scelta Civica e Lega Nord non ritengono urgente discutere dell'incandidabilità dei condannati in via definitiva.

Ricordiamocelo - e metto in mezzo anche la mia stupida persona, che ha totalmente sbagliato a votare - quando torneremo alle urne.

 

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^

In Italia non c'è memoria d'elefante che tenga. Il PD alle prossime elezioni tornerà a proporsi come l'alternativa.

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Succede oggi in Parlamento.

 

Partito Democratico, Popolo della Libertà, Scelta Civica e Lega Nord non ritengono urgente discutere dell'incandidabilità dei condannati in via definitiva.

Ricordiamocelo - e metto in mezzo anche la mia stupida persona, che ha totalmente sbagliato a votare - quando torneremo alle urne.

 

Non sono tutti uguali .cit  :ahahah

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Toccata e fuga:

Napolitano che lascia la porta aperta ad una grazia, se richiesta, ha proprio rotto il cazzo. Ricordo a tutti che si può anche graziare la pena accessoria, quindi l'interdizione dai pubblici uffici.

È vero che anche graziato probabilmente rimarrebbe ineleggibile per la legge Severino, però tutte le cariche non elettive sarebbe nominabile (ministro, premier etc...).

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In realtà no.

boh sta scritto così su qualunque organo di informazione. il presidente della repubblica può dartela se non la richiedi, ma se la richiedi tu devi dimostrare pentimento per la colpa commessa.

 

infatti una decina di anni ci furono le discussioni su sofri che non voleva chiederla proprio perché non voleva accollarsi un reato mai commesso.

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  • 2 weeks later...

Zagrebelsky "Nessun compromesso, la legge è uguale per tutti anche per Berlusconi"

Zagrebelsky: la decadenza è una presa d'atto "Rispettare i voti Pdl? Siamo in una democrazia, ma anche in uno Stato di diritto. Un condannato è meno uguale di chi non lo è stato"

 

ROMA  -  I no  -  "chiari e tondi"  -  si sarebbero dovuti dire nella fin troppo lunga stagione delle leggi ad personam. Adesso, purtroppo, "rischia di essere tardi". A farne le spese saranno le istituzioni. È pessimista, il professor Gustavo Zagrebelsky, sull'affaire Berlusconi. Giudica "umiliante" che, per un leader di partito, si discuta di carcere, di domiciliari, di rieducazione sociale. E a chi sbandiera la tesi della sua agibilità politica, Zagrebelsky contrappone la necessità, da tanti avvertita, che "la politica sia protetta dall'illegalità". 

 

Per questo il Senato dovrebbe "prendere atto" della condanna del Cavaliere e rispettare la legge Severino. Il ricorso alla Consulta "è possibile" ma, ironizza il professore, cosa potrebbe negare un Parlamento che ha consentito di far passare la tesi di Ruby nipote di Mubarak? Infine la grazia: Zagrebelsky ne ragiona con la freddezza di chi ci vede "un nuovo elemento divisivo" che potrebbe solo "intaccare" la figura del capo dello Stato.

 

Da un mese il dibattito politico è paralizzato. Berlusconi e il Pdl, perfino con il ministro dell'Interno Alfano, chiedono una cosa sola: cancellare quella condanna. Quanto è anomala e pericolosa la situazione che si vive in Italia?

"Una cosa è da dire, innanzitutto: era tutto prevedibile. Per anni si è creduto di tenere sotto controllo un conflitto che, alla fine, si dimostra non componibile con un compromesso. Non è componibile, perché sono in gioco non interessi politici tra cui può esserci mediazione, ma principi ultimi che o si rispettano o si violano. Nel momento in cui è stata pronunciata una sentenza irrevocabile di condanna, è venuto il momento del redde rationem: o la forza della legge o certe aspettative della politica. 

 

Per anni si è andati avanti con stratagemmi più o meno scaltri: rinvii, leggine personali mascherate da generali, impedimenti e furbizie varie, tollerate colpevolmente a tutti i livelli, politici e istituzionali, nella vana speranza che il conflitto si potesse controllare politicamente e che, alla fine, si spegnesse da sé. Se una lezione è da trarre, a futura memoria, è che i piccoli cedimenti iniziali sono destinati ad aprire la strada ad altri, e che, cedimento su cedimento, si forma una massa che non si riesce più a fermare. Il rigore istituzionale implica il dovere e la forza di dire dei "no" chiari e tondi, soprattutto all'inizio, quando è più facile".

 

Il neologismo "agibilità politica" può diventare una categoria per giustificare un trattamento speciale per Berlusconi? O la legge non sarebbe più, a quel punto, "uguale per tutti"?

"Effettivamente, che il capo d'un partito che raccoglie molti voti e che ha governato per molti anni sia in carcere o, più facilmente, "ai domiciliari" o, peggio, lo si debba rieducare con opere di bene "ai servizi sociali", è una prospettiva umiliante: non (solo) per lui, ma (soprattutto) per tutti noi. S'invoca il diritto dei tanti elettori che l'hanno votato di poter sperare ancora nell'attività politica del loro leader. Ciò è comprensibile, ma non può essere senza limiti. Ritorniamo al rapporto legge-politica. Siamo in una democrazia, ma anche in uno Stato di diritto. 

 

La "agibilità politica" che la democrazia richiede a favore di tutti non cede forse di fronte all'esigenza dello Stato di diritto che la politica non sia o non cada nelle mani di chi è stato riconosciuto colpevole di gravi reati contro la cosa pubblica? La politica, più diogni altra attività sociale, non deve essere protetta dall'illegalità? Dal punto di vista dell'agibilità politica, un condannato per gravi reati è "meno uguale" di chi non lo è stato. L'art. 48, terzo comma, della Costituzione prevede infatti la più classica delle limitazioni alla "agibilità politica", cioè l'ineleggibilità per effetto di una sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge".

 

Questo suo ultimo argomento, però, pare a molti, formalistico: Berlusconi, per i suoi sostenitori, non è uno come tanti altri, è un unicum e quindi merita una particolare considerazione.

"Sì, si dice così. L'uguaglianza di fronte alla legge varrebbe per gli uomini comuni, come siamo tutti noi. Lui, però, è un megantropo. Applicargli la legge comune sarebbe come chiudere ipocritamente gli occhi di fronte alla realtà. Ma, dicendo così, si finisce per denunciare una stortura ancor più grave: l'aver lasciato crescere nella democrazia un corpo estraneo: un'aggregazione di potere economico, comunicativo e politico in una sola persona, dove il potere acquisito in un campo serve ad alimentare il potere negli altri campi. Questo è un disequilibrio assai grave, che denominiamo impropriamente "conflitto d'interessi", mentre dovremmo chiamarlo accumulo d'interessi (e dipotere)".

 

Il Parlamento ha varato la legge contro la corruzione e, al suo interno, il decreto sull'incandidabilità dei condannati fino a due anni. Anche il Pdl ha detto sì. Berlusconi rientra nei casi previsti dalla legge. Lei vede una via d'uscita dalla sua decadenza dal Senato e dalla sua impossibilità a ricandidarsi?

"Il Senato, pacificamente, è chiamato a prendere atto della sentenza e delle sue conseguenze e, per questo, ci sarà un voto. Trattandosi d'una presa d'atto, l'esito dovrebbe essere scontato, non potendo implicare una valutazione nel merito della sentenza di condanna. Però, nessuno può sapere che cosa accadrà. Se ci fosse un rifiuto, si aprirebbe un conflitto costituzionale di grande portata. Di nuovo: politica contro giustizia. Siamo sempre lì".

 

Il Senato  -  la giunta per le immunità prima, l'aula in seconda battuta  -  possono rivolgersi alla Consulta?

"Certo che "possono"! Chi potrebbe impedirglielo? Se, però, "potere" significa "essere lecito", per rispondere dovrei entrare in argomenti strettamente giuridici. Preferisco non rispondere. Troppe sono le cose dette dai giuristi e troppo diverse tra loro. Crediamo forse che le forze politiche si orienteranno secondo l'argomento migliore, quando una maggioranza ha votato senza battere ciglio che una ragazza di nome Ruby è nipote d'un presidente egiziano? La realtà è che, in queste questioni, ciò che conta non è la forza degli argomenti, ma la forza dei numeri. Agli argomenti dei giuristi ci si appiglia solo come a pretesti. Sarebbe bene che, per l'onorabilità nostra e della nostra disciplina, in questa circostanza ci si astenesse dal fornire, per l'appunto, pretesti. In attesa ditempi migliori per il diritto".

 

La grazia. Napolitano si è espresso in proposito. Berlusconi deve chiederla ed essa non coprirebbe comunque le pene accessorie. Ma nella situazione penale di Berlusconi  -  un'altra condanna in primo grado e altri processi in corso  -  una grazia è possibile? Soprattutto: è eticamente accettabile?

"Quando, nel 2006, la Corte costituzionale ha definito i caratteri del potere di grazia, l'ha sottratto al Governo, poiché il Governo esprime per sua natura orientamenti di parte, mentre la grazia deve prescinderne. Per questo, è stata assegnata al potere esclusivo del Presidente della Repubblica, rappresentante dell'unità nazionale. Ora, a parte le altre questioni, cui lei accenna nella domanda, le pare che in questo caso la grazia sarebbe un atto di unità? Non fomenterebbe, invece, profonde reazioni  -  come si dice  -  divisive, che intaccherebbero la figura stessa del Capo dello Stato?".

 

Una situazione come quella di questi giorni e la prospettiva della crisi di governo farà saltare la scommessa di una nuova legge elettorale. Rischiamo di tornare alle urne con ilPorcellum oppure lei vede vie d'uscita?

"Una proposta meritevole d'attenzione c'è: sistema proporzionale con premio di maggioranza dato a chi prevale con una certa percentuale di voti oppure, in mancanza, assegnato con ballottaggio. Le idee non mancano. Ciò che manca è una convergenza d'interessi su una proposta. Se c'è una materia su cui, più che su ogni altra, si giocano gli interessi immediati delle forze politiche, e le ragioni di principio, cioè le visioni di giustizia, sono recessive, è proprio la materia elettorale. Gli interessi non si sommano ma si elidono. Per questo, c'è poco da essere ottimisti. 

 

Un'occasione s'è persa quando la Corte costituzionale ha bloccato un referendum per il ritorno alla legge precedente, imperfetta ma certo migliore dell'attuale. Perciò, è assai probabile che si ritorni a votare con la legge attuale, da tutti deprecata per il suo marcato carattere oligarchico, per la possibile abnormità del premio di maggioranza e per l'incoerenza degli esiti, tra Camera e Senato: tre ragioni d'incostituzionalità. Ora, che si possa essere chiamati a votare con una legge che la Corte costituzionale, di passaggio in una sentenza di qualche anno fa, ha bollato come incostituzionale, è una delle non ultime ragioni della malattia che sfianca la democrazia nel nostro Paese".

 

di LIANA MILELLA - Repubblica.it

 

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I dolori del soldatino Civati

di Andrea Scanzi

 

Ho volutamente citato Pippo Civati nel mio post su Facebook di ieri sera perché la “cancellazione” (finta) dell’Imu sanciva un’altra sua sconfitta. Un dato di fatto, che ho sottolineato non certo con godimento ma come mera realtà di fatto. 

 
E’ del tutto evidente che, se fossi un elettore del Pd, voterei Civati. Il segretario migliore, o anche solo meno peggiore, per quanto irrilevante anche da vincitore: il Pd del futuro, se vorrà vincere, dovrà affidarsi interamente a Renzi.

 

Lo stesso Civati, in un post successivo al mio, coi soliti toni da bambino bizzoso che non accetta di contare nel suo partito come i Jalisse nella storia della musica, ammette che sull’Imu ha perso. Un’altra volta. E continuerà a perdere, magari volutamente, finché coltiverà la sua correntina-spiffero (per citare il suo ex amico Matteo) all’interno di un partito che fa sempre tutto ciò che lui non vorrebbe.

 

O Civati è masochista, o il suo martirologio è calcolato. In entrambi i casi, o esce dal partito (dopo essersi tolto lo sfizio di arrivare secondo o terzo nella corsa per diventare il “Segretario di Pirro” alla corte di Renzi) o si copre definitivamente di ridicolo. Giustificando peraltro le accuse di carrierismo furbino.
Nel suo post, intitolato drammaticamente “Imu, Imho“, Civati ammette a fatica che avevo ragione. Poi però mi ricorda (oibò, che bimbo birbo) che M5S “è favorevole all’abolizione totale dell’Imu sulla prima casa, eh”, sottintendendo implicitamente che “salvando” in parte l’Imu mi troverei in disaccordo con Grillo: e sticazzi, caro Pippo Tentenna? Ce lo vogliamo mettere o aspettiamo l’autorizzazione di Epifani o Casaleggio? 

 

Lo so bene che M5S reputa incostituzionale l’Imu. E so ancora di più che quella sua aggiunta svela un preciso modo di ragionare: da uomo di partito, fedele alla linea anche quando dice di non esserlo (hai votato nel 98% dei casi allo stesso modo di Capezzone: complimenti), Civati non concepisce l’idea che un giornalista sia libero e per questo non vincolato al pensiero di questo o quello.

 

Se volevo fare carriera in politica, caro Pippo, la facevo. Ma faccio un altro mestiere, che non è quello (a differenza tua?) dello yesman, per quanto più o meno vagamente riottoso.
Ho il mio punto di vista, che a volte coincide con M5S e a volte no. L’ho votato, forse lo rivoterò e forse no. A differenza tua, io non devo dare giustificazioni o praticare arrampicate di specchi, semplicemente perché non ho obblighi di obbedienza a Grillo o Crimi (e dai, su), mentre tu hai l’obbligo di votare allo stesso modo di Boccia o Santanché (che antiemetici usi?).
Se ce la fai, tra un Salamella Tour, un post da supergiovane, la 122esima dissertazione appassionante sulle regole del Congresso in autunno, un’intervista-sfogo alla tivù rionale del Circolo Bocciofila di Vitiano e quella tua eterna reiterazione di vorrei-ma-non-posso furbini, fattelo crescere un po’ di coraggio. Tirali fuori, prima o poi, gli zebedei. Esci dal Pd, mettiti in gioco e prova a costruire qualcosa di realmente alternativo. Se ce la fai. 

 

La tua retorica della “scalata dall’interno”, ripetuta come un mantra autoassolutorio, mette tenerezza; sia perché falsa (il Pd è il partito meno scalabile d’Italia, infatti ha la stessa dirigenza fantozziana da vent’anni) e sia perché sembra l’alibi perfetto per uno che gioca al rivoluzionario, stando però ben attento che ogni sera – prima di andare a letto – il Partito gli rimbocchi le coperte e lo tenga al calduccio.

 

 

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Scanzi ha onestamente scassato le palle, ma guarda te se uno deve essere pagato, osannato e spompinato da giovani universitarie per scrivere post da blog di uno studente del ginnasio sinistrorso con gergo da internet. A scrivere la tua spocchiosa opinione a getto libero sfottendo tutti ci puoi arrivare alla fine di una onorata carriera giornalistica, non all'inizio. Faccio pubblica ammenda.

 

Civati mi piace ma ancora deve spiegare perchè ha rotto con Renzi.

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Scanzi è la miglior rappresentazione di come una persona con idee e modo di vedere il mondo molto, molto simili al proprio, possa essere in grado di rendersi lo stesso antipatico e non "condivisibile".

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il tono di Scanzi è senz'altro sgradevole ma il contenuto è poco oppugnabile: a me Civati (è uno dei pochissimi del PD che) piace, ma non ha portato a favorevole conclusione alcuna delle "battaglie" intraprese! 

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il tono di Scanzi è senz'altro sgradevole ma il contenuto è poco oppugnabile: a me Civati (è uno dei pochissimi del PD che) piace, ma non ha portato a favorevole conclusione alcuna delle "battaglie" intraprese! 

 

Appunto, intendevo proprio quello, condivido la "base" di quello che dice, ma lo dice in un modo insopportabile. Io ho il timore che Civati per molti versi possa essere un "fenomeno locale".

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Credo che dal punto di vista dello Stato, del nostro Stato e della nostra Nazione, nessun momento storico sia stato altrettanto devastante dell’attuale, il momento che stiamo vivendo.
Mai tanti tradimenti della Carta, mai tante insidie e tanta determinazione a distruggerne lo spirito e i principi, allo scopo di sorreggere un sistema di intese che si intende bloccare. In vista di un nuovo “ordine” o “ordinamento” che non potrà non essere inglorioso perché nato sulle macerie della più nobile delle nostre culture: quella che ha alle spalle la storia della nostra riscossa dal nazifascismo.
Roba vecchia? No, il meglio che la nostra giovane democrazia ci ha dato.
In questa corsa dissennata e cieca alla erosione delle nostre radici, dei principi più elementari di giustizia che ci sono stati tramandati, si distinguono alcuni personaggi e alcune forze politiche: comportamenti meschini, espedienti che ricordano quell’arte italica di arrangiarsi e di “fregare” il prossimo che fu raccontata dal genio di Alberto Sordi.
Come descrivere ad esempio l’atteggiamento di Luciano Violante che sembra aver deciso di offrire agli azzeccagarbugli del Pdl la sponda e le motivazioni per salvare Berlusconi che nemmeno loro erano stati capaci di inventarsi? Che presta loro la faccia per sostenerle?
Ha un’idea, Luciano Violante del male che sta facendo a quello che era il suo partito, una storia a sostegno della Costituzione e in generale a quell’area vasta di cittadini delusi e in fuga dalla politica?
La sua offerta di comprensione a Berlusconi, quasi fosse un innocente ingiustamente perseguitato (tesi del Pdl) e meritevole d’esser trattato diversamente da tutti gli altri cittadini italiani, getta discredito su gran parte del Pd e lascia molto dubbiosi sulla affidabilità attuale e futura del partito.
Inoltre, sforzandosi di salvare ancora una volta l’uomo “eccezionale” che ha segnato la sorte della seconda Repubblica, Violante non fa altro che confermare il principio che il Potere sia l’unico motore della società italiana. Col potere, da noi, si ottiene tutto, tutto dunque si deve e si può fare per ottenere e mantenere il potere.
Berlusconi ha il diritto di difendersi dopo una condanna definitiva?
E noi, cittadini che soffriamo di questa continua violazione della legalità e della politica istituzionale, chi ci protegge?
Non mi addentro nelle spiegazioni che si danno della disponibilità di Violante, tutte abbastanza malevoli. Non voglio crederci.
Non voglio credere che nelle segrete stanze dove da sempre si decidono le sorti della politica, ci si prepari già al dopo Napolitano, all’interno di una pura e semplice prosecuzione delle larghe intese, di un governo che non ha alternative. Abbiamo bisogno di ritrovare la civiltà del dissenso e la possibilità a dissentire senza esser tacciati di inseguire l’antipolitica. Abbiamo bisogno di ritrovare la voglia (e in certe situazioni il coraggio) di essere obiettori e di dire che questo sistema di potere non ci piace. Abbiamo bisogno di sapere che la vera posta in gioco è la Costituzione che l’intesa fra antichi e nuovi eversori vuole stravolgere per consegnarci alla fine a un uomo forte che decida per tutti.
Abbiamo bisogno di respirare.
Di rivendicare il diritto di lasciare Berlusconi ai suoi avvocati e ai suoi seguaci, e alle sentenze dei tribunali.
Lui continua a fregarci e Violante lo aiuta.

 

 

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