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L'ANGOLO DEL DISINFORMATICO


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Sarà tipo una settimana che Firefox non mi riesce ad aprire i video di Youtube, NBA.Com ecc, impallandomi tutto il PC, problema che invece su Explorer non si presenta.

 

Leggevo in giro che hanno cannato qualcosa nell'ultima edizione o di Firefox o di Flash Player, che ho entrambe installate correttamente, per cui i due programmi tra loro non si prendono. Risulta?

 

No, ma se guardo i video su espn mi si riavvia il pc, sicuramente con FF, non so se anche con altri browser

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IPhone merda sempre e comunque.

Ultimamente, colpa di google play services di merda, son passato da cariche complete a cariche brevi e mi pare che il telefono vada meglio, non si surriscalda in carica etc etc. Nah, vai tranqu

O col genitivo sassone e battlegrounds invece di battlelands? Chronicles from Holy Land's historical battlegrounds...

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Dandi oltre al solito installo/reinstallo prima il flash player e poi il browser (prima cosa da provare su ogni windows) proporrei il controllo dei driver video e disabilitare l'accelerazione hardware per i contenuti flash.

Questo, se il problema rimane, dovrebbe escludere il problema hardware e andare tutto sul software.

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  • 4 weeks later...

Io non sono un grande fan Chrome, anche perchè con Firefox 10 si è sostanzialmente azzerato l'unico punto a vantaggio gi Chrome: l'uso delle risorse. Il livello di "libertà" di Firefox è INCOMPARABILE con quanto puzza di profiling il prodotto di Google, per non parlare dei problemi del suo sandboxing. E poi per il download e la sicurezza di navigazione i pluripremiati plug-in della InfoAction (tra l'altro di un italiano tuo conterraneo) non hanno eguali nel mondo Chrome.

 

_ NoScript

_ FlashGot

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Io su FF ho solo downloadthemall e ADblock, poi greasemonkey e altro per hattrick..

In parole povere che fanno quelli che hai postato tu?

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In breve fanno quello che fanno DTA e ADblock ma molto meglio!

 

Quello per i download è meglio perchè gestisce quasi tutti i client di download esistenti sulla faccia della terra, con mille opzioni di gestione intelligentissime.

 

NoScript invece è semplicemente il plug-in di sicurezza più completo esistente per Firefox. Non è solo un banale AdBlocker è un motore di filtraggio-script profondamente integrato con la UI del browser. Capace di filtrare codici fino al secondo livello di dominii, css, java, flash, difendere da vari hook e clickjack. Rimuove effettivamente il caricamento di tutto ciò che non vuoi, prima ancora che vengano bufferizzati in ram, non come gli altri che devono eseguire gli script (e non tutti quelli che ha NoScript) almeno parzialmente per poi eliminarli dalla visualizzazione. È un po' noioso ma se leggi la pagina c'è l'infinito elenco delle sue caratteristiche.

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Io non sono un grande fan Chrome, anche perchè con Firefox 10 si è sostanzialmente azzerato l'unico punto a vantaggio gi Chrome: l'uso delle risorse. Il livello di "libertà" di Firefox è INCOMPARABILE con quanto puzza di profiling il prodotto di Google, per non parlare dei problemi del suo sandboxing. E poi per il download e la sicurezza di navigazione i pluripremiati plug-in della InfoAction (tra l'altro di un italiano tuo conterraneo) non hanno eguali nel mondo Chrome.

 

_ NoScript

_ FlashGot

 

Concordo...

con te basta non parlare di sport... :asd

 

@tony l'avevo letto qui

Che Shuttleworth voglia sbarcare sugli smartphone non è una novità... vediamo quale prodotto riesce a confezionare.

Ah... provato l'ipad2... fico... quanto inutile!

600 € per un prodotto che fa le cose che fa il netbook di mia figlia (costato 230 perché senza WINZOZZ ma con Ubuntu preinstallato) che però ha schermo più grande, ha più RAM è più veloce e... insomma... gli mangia in testa. Fortuna che alla mia (attuale) dolce metà (si dice così vero?!?) l'hanno dato a lavoro; se lo comprava lei sarebbe stata un'altra ex... :asd

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È solo un po' noioso da configurare perchè bisogna scoprire quali script abilitare per ogni sito e non tutti hanno il bel nome chiaro come l'indirizzo del sito o usano due script in coppia (esempio youtube e facebook hanno uno scrip gemello con un nome strano)

Facebook:

facebook.com
fbcdn.net
http://facebook.com
http://fbcdn.net
https://facebook.com
https://fbcdn.net

YouTube:

yimg.com
youtube.com
ytimg.com
http://yimg.com
http://youtube.com
http://ytimg.com
https://yimg.com
https://youtube.com
https://ytimg.com

Non arrenderti Heze, rende praticamente inutile l'antivirus e qualsiasi antimalware. Se vuoi ti mando la mia lista fidata la importi e non ci metti niente, però non potrà essere aderente ai tuoi siti al 100%, ci metti meno ad imparare... Poi come vuoi naturalmente, solo un consiglio :drinks:

 

Per Linux sugli smartphone spero si sbrighino, per gli stessi motivi per cui non consiglio Chrome sconsiglio anche Android. Sarebbe anche ora che linux sbarcasse (in maniera semplice perchè da smanettoni già si può fare) sui Tablet e sugli Smartphone.

 

Ah, dalla rete:

http://androidify.com/ (l'ho scoperto per la mia ragazza: è TROPPO CARIIIIINOOOOO *.*)

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È solo un po' noioso da configurare perchè bisogna scoprire quali script abilitare per ogni sito e non tutti hanno il bel nome chiaro come l'indirizzo del sito o usano due script in coppia (esempio youtube e facebook hanno uno scrip gemello con un nome strano)

Facebook:

facebook.com
fbcdn.net
http://facebook.com
http://fbcdn.net
https://facebook.com
https://fbcdn.net

YouTube:

yimg.com
youtube.com
ytimg.com
http://yimg.com
http://youtube.com
http://ytimg.com
https://yimg.com
https://youtube.com
https://ytimg.com

Non arrenderti Heze, rende praticamente inutile l'antivirus e qualsiasi antimalware. Se vuoi ti mando la mia lista fidata la importi e non ci metti niente, però non potrà essere aderente ai tuoi siti al 100%, ci metti meno ad imparare... Poi come vuoi naturalmente, solo un consiglio :drinks:

 

Per Linux sugli smartphone spero si sbrighino, per gli stessi motivi per cui non consiglio Chrome sconsiglio anche Android. Sarebbe anche ora che linux sbarcasse (in maniera semplice perchè da smanettoni già si può fare) sui Tablet e sugli Smartphone.

 

Ah, dalla rete:

http://androidify.com/ (l'ho scoperto per la mia ragazza: è TROPPO CARIIIIINOOOOO *.*)

 

Ti mando il mio pc e fai tu? :asd

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Ti mando il mio pc e fai tu? :asd

Ma va, è la cosa più semplice del mondo, solo un po' lenta.

Dopo che l'hai installato tu cominci a navigare come al solito, quando qualcosa in un sito non ti funziona come dovrebbe (e siccome il 90% dei siti che visitiamo li conosciamo bene è facile da individuare) tu fai questo:

_ Vai sul menù con la S (se è sbarrata stile Ghostbuster ci sono degli script bloccati) e lo apri

_ Leggi dall'elenco i nomi deli script

_ Abiliti TEMPORANEAMENTE (opzione scritta in corsivo "Permetti xxx.com temporaneamente") quello che ti sembra appartenere al sito

_ Si ricaricherà la pagina

_ Se il sito funziona tu, sempre dal menù, dai il comando "Revoca i permessi temporanei"

_ Si ricarica di nuovo la pagina, tornando come prima

_ A questo punto ritorni al menù e invece di "Permetti xxx.com temporaneamente" selezioni "Permetti xxx.com"

_ Da quel momento farà sempre da solo

 

Ad esempio per lakersland.it (e per più della metà dei siti) basta un solo click perchè è gestito da una sola sorgente di script che viene chiaramente nominata come l'URL del sito, mentre per altri siti come ti scrivevo nel post prima ci sono dei domini embedded che ti faranno duplicare o triplicare il comando. Ma se ci butti qualche ora a farti un giro su tutti i siti che frequenti poi vai tranquillo per l'eternità e ad ogni nuovo sito abiliti solo quello che vuoi tu.

 

Inoltre rende MOLTO più veloce la generazione di pagine web in quanto gli script non abilitati non vengono nemmeno scaricati, con conseguente risparmio di banda se hai un abbonamento a dati.

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Ma va, è la cosa più semplice del mondo, solo un po' lenta.

Dopo che l'hai installato tu cominci a navigare come al solito, quando qualcosa in un sito non ti funziona come dovrebbe (e siccome il 90% dei siti che visitiamo li conosciamo bene è facile da individuare) tu fai questo:

_ Vai sul menù con la S (se è sbarrata stile Ghostbuster ci sono degli script bloccati) e lo apri

_ Leggi dall'elenco i nomi deli script

_ Abiliti TEMPORANEAMENTE (opzione scritta in corsivo "Permetti xxx.com temporaneamente") quello che ti sembra appartenere al sito

_ Si ricaricherà la pagina

_ Se il sito funziona tu, sempre dal menù, dai il comando "Revoca i permessi temporanei"

_ Si ricarica di nuovo la pagina, tornando come prima

_ A questo punto ritorni al menù e invece di "Permetti xxx.com temporaneamente" selezioni "Permetti xxx.com"

_ Da quel momento farà sempre da solo

 

Ad esempio per lakersland.it (e per più della metà dei siti) basta un solo click perchè è gestito da una sola sorgente di script che viene chiaramente nominata come l'URL del sito, mentre per altri siti come ti scrivevo nel post prima ci sono dei domini embedded che ti faranno duplicare o triplicare il comando. Ma se ci butti qualche ora a farti un giro su tutti i siti che frequenti poi vai tranquillo per l'eternità e ad ogni nuovo sito abiliti solo quello che vuoi tu.

 

Inoltre rende MOLTO più veloce la generazione di pagine web in quanto gli script non abilitati non vengono nemmeno scaricati, con conseguente risparmio di banda se hai un abbonamento a dati.

 

Appena ho due orette di tempo ci provo solo per il tempo fatto perdere da te nello spiegare :D

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Ma figurati, rimane qui a memoria futura in ogni caso. Se sei sopravvissuto sulla rete fino ad adesso non è che muori se non lo usi. NoScript per me è davvero una bellissimo aiuto alla navigazione e da quando ce l'ho non l'ho più mollato, tutto qui. Poi ci si aiuta quando si può :grouphug:

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L'avanzata del free software

"Non rinunciate al controllo"

Parla a Stefano Zacchiroli, direttore del noto progetto Debian per un sistema operativo libero. L'appello ai più giovani: "Siate vigili su ciò che organizza la vostra vita".

La ricetta per il cambiamento: alfabetizzazione informatica e spirito critico di GIULIA BELARDELLI

 

L'avanzata del free software "Non rinunciate al controllo" Stefano Zacchiroli

QUANDO ha iniziato a "smanettare" con l'open source, Stefano Zacchiroli era poco più di un ragazzino. A quei tempi, studente di Informatica all'Università di Bologna, non avrebbe mai immaginato che nell'arco di una decina d'anni sarebbe diventato il leader di Debian, uno dei più importanti progetti per la distribuzione del software libero. Un'istituzione, per chi conosce almeno i fondamentali dell'universo open source. Oggi Zacchiroli vive a Parigi, dove oltre a dirigere la vivacissima comunità di programmatori insegna Informatica all'Università Paris Diderot. Repubblica.it lo ha raggiunto per farsi raccontare il presente del software libero e provare a immaginarne il futuro. Un futuro in cui - avverte Zacchiroli - gli utenti dovranno sviluppare un maggiore senso critico, se non vogliono correre il rischio di rinunciare ogni giorno a un po' della loro libertà.

 

Partiamo proprio da qui. In che senso un software può incidere sul nostro grado di libertà?

"Un software è libero quando l'utente ne ha il controllo totale. Che questo software giri su computer, tablet, telefono o televisione, poco importa. Libertà vuol dire poter usare il software senza limitazioni di scopi, poterlo copiare e soprattutto poter guardare come è stato fatto, ossia vederne il codice sorgente, e modificarlo. Ciascun programmatore sa decifrare il codice sorgente, mentre se ha solo il codice binario non può fare granché. Avere a disposizione il codice sorgente significa poter modificare il software e ridare al mondo, come un atto di collaborazione, le nuove modifiche".

 

Proviamo a fare qualche esempio attinente alla vita quotidiana...

"Un esempio emblematico è quello del tostapane. Cinquant'anni fa uno "smanettone" era in grado di aggiustare un tostapane rotto adattandolo a un diverso impianto elettrico. Oggi, se prendiamo un tostapane su cui gira del software proprietario, non abbiamo più quella libertà. I software ci consentono di realizzare tantissime cose che prima erano impossibili. Trattandosi però di un concetto difficile, alla gente sfugge che di un software proprietario il consumatore non può fare nulla: è come avere un oggetto, ma possederne in realtà solo una piccola parte. Dal momento in cui la presenza del software negli oggetti quotidiani è destinata ad aumentare, non vedo perché i consumatori debbano rinunciare ad avere il controllo dei loro oggetti, e dunque alla loro libertà. L'obiettivo, al contrario, dovrebbe essere quello di estendere il controllo individuale a tutti i dispositivi che utilizziamo e che contengono del software. Ce ne sono un'infinità: dai computer ai telefonini, dalle macchine agli aerei, per arrivare ai pace-maker che abbiamo addosso e ai dispositivi ospedalieri che controllano la nostra vita".

 

Quali passaggi segnano la nascita e la diffusione di un programma open source?

"Il software libero è un modo di rilasciare un software: il programmatore che scrive un software può decidere se rilasciarlo sotto una licenza "libera". Poi ci sono le distribuzioni: dei progetti che prendono tanti pezzetti di software sviluppati da gente molto diversa, li mettono insieme e li rendono utilizzabili dagli utenti finali. Il che vuol dire facilitare l'istallazione di un sistema operativo, agevolare la ricerca di nuovo software, rendere più immediato il passaggio alle nuove versioni".

 

Dal 2010 è leader del progetto Debian, una delle prime iniziative di sviluppo e distribuzione del software libero.

"Debian è nata nel '93 ed è stata una delle prime distribuzioni del mondo. In particolare, è stata la prima ad aver sposato il concetto di "comunità", ossia a capire che una distribuzione software libero raggiunge il suo pieno potenziale non se è opera di due-tre persone, ma di una comunità. La nostra è composta interamente da volontari: oggi il progetto conta oltre 1.000 membri e 3-4.000 persone che contribuiscono da ogni parte del mondo. Insieme, si collabora per costruire un sistema operativo completamente libero che chiamiamo "distribuzione Debian". In buona parte vengono dalle università: sono studenti, professori, ricercatori. Alcuni sono amministratori di sistema, geek, hacker e appassionati di tecnologia in generale. Ma ci sono anche degli umanisti. Debian può essere visto come un esempio - funzionante - di società politica. Tutto si svolge secondo i criteri della democrazia; c'è un processo di "mentoring" e verifica per entrare. La qualifica di membro corrisponde a quella di cittadino: ogni membro è come se diventasse cittadino di questa società chiamata Debian, che si basa su una vera e propria costituzione. Il contratto sociale regola anche i meccanismi di voto: il leader è votato su base annua dai cittadini. Ci sono procedure di candidatura, dibattito più o meno politico, e infine di voto. Si tratta di una particolarità di Debian, visto che di solito le distribuzioni sono frutto di un mix di aziende e comunità".

 

Quanti progetti di distribuzione ci sono in giro oggi? Quali sono i più promettenti?

"Al momento il più famoso è sicuramente Ubuntu, che in realtà è basato su Debian per il 90%. Hanno preso la nostra distribuzione e ci hanno costruito sopra un nuovo sistema (è il bello del software libero!), scegliendo come target di riferimento l'utente desktop casalingo. Altri sono SuSE, Red Hat, Fedora, ma ce ne sono centinaia e centinaia, ognuno con il suo pubblico di riferimento e le sue specificità".

 

A una persona non esperta può risultare difficile capire perché il free software sia ovunque, anche in sistemi/programmi tutt'altro che gratuiti. Ci spiega perché?

"Chi crede nella filosofia del software libero, accetta che il software sia un bene comune: si lavora su un prodotto che, una volta pronto, è per tutti. Non si mettono restrizioni su chi può o meno usare un determinato software. A questo punto, ecco che tra gli utilizzi possibili rientra anche il "fare soldi". Per questo il software libero è presente in tantissimi oggetti commerciali. Ci sono dei vincoli, come ad esempio l'impegno a condividere con gli altri eventuali modifiche, ma non c'è nulla di illegale. Di conseguenza, enormi sono gli interessi commerciali delle aziende che si basano sul nostro lavoro. Gli sponsor delle nostre conferenze sono Google, IBM, HP; l'azienda che sta dietro Ubuntu ha 500 dipendenti ed è una multinazionale. Il bello è che in buona parte queste grandi aziende si affidano al lavoro fatto da noi: mille prodi volontari".

 

Dall'elenco mancava Apple, la nemica giurata dei sostenitori del free software.

"Dal mio punto di vista, il successo di Apple sta nell'aver trasformato i computer da strumenti su cui si producevano contenuti a macchine per consumare contenuti. A ciò bisogna aggiungere un'attenzione maniacale ai dettagli, che li ha portati a meritarsi il primato. Secondo me, però, stanno facendo un sacco di danni ai consumatori. Punto primo: non sappiamo cosa fanno i loro dispositivi. Ad esempio, è stato scoperto che gli iPhone tracciavano gli spostamenti degli utenti, un fatto a mio avviso molto inquietante. Il secondo aspetto è legato ai DRM (Digital Right Management): ogni volta che compriamo delle canzoni su iTunes, non sappiamo se ce le avremo per sempre e non possiamo prestarle ai nostri amici. Quando compriamo un cd, invece, sappiamo che sarà nostro per sempre. Hanno trasformato il concetto di app store (che trae le sue origini dalle distribuzioni di una quindicina d'anni fa) in un dispositivo di censura: il software disponibile su un iPhone non lo decide l'utente, bensì deve aver passato il vaglio della Apple. Nel mondo Android, per lo meno, ci sono anche gli store non ufficiali".

 

Oltre alla libertà, quali sono gli altri vantaggi del software libero rispetto a quello proprietario? Cosa intende chi parla di "superiorità" del free software?

"Da tempo si sa che il software libero non ha nulla di inferiore a quello proprietario, anzi. È bene non generalizzare perché ci sono software proprietari fatti benissimo e altri malissimo. Da anni sappiamo che, in termini di sicurezza, il software libero offre vantaggi inimmaginabili. Tutto è visibile, quindi anche se potenzialmente i "cattivi" (i cracker) possono trovare più facilmente delle falle, c'è anche molta più gente che può controllare e risolvere. Più in generale, un'azienda che fa business su software non libero ha interesse a nascondere i problemi di sicurezza perché sono cattiva pubblicità. Nel software libero, invece, tutto è già visibile e non c'è nessun interesse a nascondere".

 

Perché, malgrado tutti questi vantaggi, i sistemi operativi liberi faticano a prendere piede tra la maggior parte degli utenti?

"Oggi non c'è nessun motivo oggettivo per cui un sistema operativo basato su Linux debba essere meno popolare di uno basato su Windows o Mac. Ci può essere ancora qualche problema di supporto hardware (ad esempio una scheda appena uscita, ma sono questioni che si risolvono molto in fretta). Ciò che più preoccupa, di solito, è il costo del cambiamento. La nostra è la prima generazione cresciuta con il computer. Purtroppo in molti abbiamo imparato a usare il PC in modo assolutamente visuale, cioè abituandoci al fatto che per ottenere un risultato bisogna cliccare su un'icona con un certo disegnino. Se il disegnino sparisce, panico, non sappiamo più che fare. È un problema innanzitutto di educazione. Diversi studi di usabilità hanno mostrato che, prendendo dei neofiti nell'uso del computer, esistono in realtà moltissime interfacce lato Linux che sono più intuitive. A casa mia ho fatto usare a nonni e genitori Debian senza alcun tipo di problema".

 

Come si fa a "educare" gli utenti?

"Bisogna cambiare il modo in cui insegniamo l'informatica a tutti i livelli, sia per gli addetti ai lavori che non, e stimolare lo spirito critico. Un elemento che potrebbe rivelarsi utile è il dibattito sulla privacy che sempre più spesso arriva sui giornali. La gente sta iniziando a capire che se Facebook o Twitter ti danno un account "gratis", in realtà anche tu stai dando loro qualcosa. Allo stesso modo, si sta diffondendo l'idea che non sei davvero libero, se non hai il controllo dei tuoi dati. Sono passi nella direzione giusta, perché ci stimolano a porci domande su chi controlla veramente il software che usiamo".

 

Trova che ci sia un ritardo particolare nel nostro paese?

"Rispetto a paesi come la Francia e la Germania, il nostro mercato è indietro. Se il software libero fosse più diffuso, potrebbero nascere tante piccole società in grado di modificare e ottimizzare autonomamente determinati software. Uno scenario del genere comporterebbe la creazione di nuovi posti di lavoro nel mondo IT, senza barriere artificiali imposte dall'impossibilità di accesso al codice sorgente. In Italia esistono aziende che offrono questi servizi, ma si tratta ancora di un numero molto esiguo. In ballo c'è però anche una questione politica: a puntare sull'open source dovrebbero essere in primo luogo il governo e le amministrazioni pubbliche, perché non c'è nulla di peggio che spendere soldi pubblici nello sviluppo e nel mantenimento di software non libero. Come si fa a cambiare? Puntando sulla competenza di persone qualificate, che al di là di tutto in Italia non mancano".

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Bravo Odino e bravo Zacchiroli.

Se poi la comunità dell'open source smettesse anche un po' di farsi la guerra a vicenda e di creare MILLEMILA versioni e sottoversioni e cercasse l'integrazione (nella differenza) forse aiuterebbe.

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Giusta osservazione, perché un supporto a meno distribuzioni consetirebbe di crare una versione meglio seguita che potrebbe sfondare le barriere di quello che è, al momento, l'ostacolo più grande alla diffusione dell'open source: le aziende e le istituzioni.

 

L'essere come filosofia un po' più compatta di open office ha consentito alla suite di entrare nelle aziende e per dire, in alcuni uffici della Provincia di Avellino.

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mi chiedevo, su ubuntu ma dove si fanno le cosine tipo la pulitura disco e la deframmentazione disco? o non serve farla e quindi non esiste?

Pulitura disco praticamente non serve, al massimo vai su Gestore pacchetti Synaptic e rimuovi i pacchetti segnalati come autoremovibili. Per la deframmentazione, che io sappia non c'é un tool, ma non ti dovrebbe servire (il filesystem ext3 e ext4 frammentano poco).

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