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Caro Magic Luke, ti fa onore citare Berlinguer perchè è una persona di cui ho molta stima, peraltro ritengo anacronistico il concetto comunista.

 

Io non sono FRATELLO di nessuno perchè ritengo di avere mie opinioni come ti ho citato e dimostrato che peraltro in alcuni casi mi avvicnano a Facci, per altri invece no ( è il caso di Grillo, ad esempio, che non ho citato...).

 

SUL FATTO CHE TRAVAGLIO LANCI INFAMIA ADDOSSO A PERSONE NELLA TV PUBBLICA SENZA POSSIBILITA' DI CONTRADDITORIO LO RITIENI GIUSTO?

 

SUL FATTO CHE DIA DEL GRASSONE A FERRARA, LO RITIENI GIUSTO OPPURE POCO ELEGANTE?

 

SUL FATTO CHE DENUNCI COSE SCRITTE DA ALTRI, CHE NON SONO MAI STATE RILEVANTI PER I GIUDICI (SPESSO ACCOSTATI PIU' ALLA SINISTRA CHE ALLA DESTRA) LO RITIENI GIUSTO?

 

Peraltro Berlusconi non ha influenzato la società come dici, non credo che si possa attribuire a lui l'indirizzo globale che sta prendendo la società e l'economia. Che non sia il tuo mondo ideale è indiscutibile, magari non è neanche il mio. A me Berlusca non sta neppure un po' simpatico. La mia critica è sul comportamento di Travaglio, non so se tu questo lo avevi capito...Oppure è la tua tattica di concentrare l'attenzione su altri argomenti?

 

Il contradditorio a cosa serve?

Sono stato riportati fatti reali e documentabili.

 

C'è invece chi elogia i mafiosi e nessuno dice niente...

 

 

A proposito di Travaglio, dl blog di Grillo:

 

Schifani ha aggiunto: “Se c’è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà”.

Inizierei dalla Spagna. Frattini ritiri gli ambasciatori e La Russa si predisponga per una nuova Guernica. E’ la giusta risposta a El Pais, il quotidiano spagnolo più diffuso con mezzo milione di copie, che ha scritto il 29 aprile 2008, due settimane prima che Travaglio andasse dallo stuoino Fazio:

 

“Il suo nome (Schifani ndr) è stato associato dalla stampa italiana con la criminalità organizzata siciliana, dato che negli anni ottanta fu socio in una compagnia nella quale figuravano Nino Mandalà, boss del clan mafioso di Villabate, e Benny d’Agostino, imprenditore legato allo storico dirigente di Cosa Nostra, Michele Greco”.

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A me Berlusconi non piace, ma un minimo di persecuzione mi sa che c'è davvero... Se continuano così lo voto. Giuro.   Va bene che è un politico poco risolutivo e che non ha fatto tutto quello che g

Allora mettiamo qualche puntino sulle i perché sinceramente mi sono rotto di assistere a continui ribaltamenti della realtà.   La discussione è partita as usual tra me e Keitaro. Io dicevo di esse

Abbiamo smacchiato il giaguaro :D

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Caro Magic Luke, ti fa onore citare Berlinguer perchè è una persona di cui ho molta stima, peraltro ritengo anacronistico il concetto comunista.

 

Io non sono FRATELLO di nessuno perchè ritengo di avere mie opinioni come ti ho citato e dimostrato che peraltro in alcuni casi mi avvicnano a Facci, per altri invece no ( è il caso di Grillo, ad esempio, che non ho citato...).

 

SUL FATTO CHE TRAVAGLIO LANCI INFAMIA ADDOSSO A PERSONE NELLA TV PUBBLICA SENZA POSSIBILITA' DI CONTRADDITORIO LO RITIENI GIUSTO?

 

SUL FATTO CHE DIA DEL GRASSONE A FERRARA, LO RITIENI GIUSTO OPPURE POCO ELEGANTE?

 

SUL FATTO CHE DENUNCI COSE SCRITTE DA ALTRI, CHE NON SONO MAI STATE RILEVANTI PER I GIUDICI (SPESSO ACCOSTATI PIU' ALLA SINISTRA CHE ALLA DESTRA) LO RITIENI GIUSTO?

 

Peraltro Berlusconi non ha influenzato la società come dici, non credo che si possa attribuire a lui l'indirizzo globale che sta prendendo la società e l'economia. Che non sia il tuo mondo ideale è indiscutibile, magari non è neanche il mio. A me Berlusca non sta neppure un po' simpatico. La mia critica è sul comportamento di Travaglio, non so se tu questo lo avevi capito...Oppure è la tua tattica di concentrare l'attenzione su altri argomenti?

 

Il contradditorio a cosa serve?

Sono stato riportati fatti reali e documentabili.

 

C'è invece chi elogia i mafiosi e nessuno dice niente...

 

 

A proposito di Travaglio, dl blog di Grillo:

 

Schifani ha aggiunto: “Se c’è qualcuno che deve pagare dei prezzi li pagherà”.

Inizierei dalla Spagna. Frattini ritiri gli ambasciatori e La Russa si predisponga per una nuova Guernica. E’ la giusta risposta a El Pais, il quotidiano spagnolo più diffuso con mezzo milione di copie, che ha scritto il 29 aprile 2008, due settimane prima che Travaglio andasse dallo stuoino Fazio:

 

“Il suo nome (Schifani ndr) è stato associato dalla stampa italiana con la criminalità organizzata siciliana, dato che negli anni ottanta fu socio in una compagnia nella quale figuravano Nino Mandalà, boss del clan mafioso di Villabate, e Benny d’Agostino, imprenditore legato allo storico dirigente di Cosa Nostra, Michele Greco”.

 

CHe tipo di compagnia? Un circolo? Anch'io sono socio di circoli dove magari tra 20 anni si scoprono persone mafiose.Ma cosa vuol dire che i giudice lo ritengono un fatto IRRILEVANTE? I GIUDICI NON I GIORNALISTI, NE' I POLITICI.

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Sul fatto che Berlusconi non abbia influenzato la società, non scherziamo!La legge Mammi del 1990 per chi è stata fatta?LA campagna elettorale del 94 è stata vinta grazie a che?Premetto che odio la classe politica in toto..ma non mi si possono venir a raccontare certe balle..su Travaglio dico solo che ha detto che Schifani era in società con personaggi di spicco mafiosi..era in società..crediamo ancora alle favole oppure ci svegliamo?

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Scusa tiaseven, mi sfugge il momento in cui Travaglio ha detto che Schifani è un mafioso e dovrebbe essere indagato per reati di mafia, mi rinfreschi la memoria?

 

In ogni caso io che sono un cittadino elettore ho il diritto di sapere se nel passato di una persona che attualmente è la seconda carica dello Stato c'è qualcosa non dico di penalmente rilevante, ma almeno di sospetto, perchè il fatto che D'Agostino e Mandalà siano stati condannati successivamente non significa che al tempo di Schifani fossero chierichetti che accompagnano le anziane signore ad attraversare la strada. Va aggiunt poi la vicenda riportata dal pentito di mafia Francesco Campanella, e qui cito da una sua testimonianza raccolta durante un processo:

 

"Il piano regolatore di Villabate (comune di cui Schifani è stato consulente urbanistico), strumento di programmazone fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonino Mandalà con La Loggia. L'operazione avrebbe previsto l'assegnazione dell'incarico ad un loro progettista di fiducia, l'ingegner Guzzardo, e l'incarico di esperto del sindaco in materi urbanistica allo stesso Schifani, che avrebbe coordinato con il Guzzardo tutte le richieste che lo stesso Mandalà avesse volutoinserire in materia di urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Mandalà, in funzione delle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate."

 

Sono le parole di un pentito, non la Verità, però permettete che un dubbio mi viene? E non è più giusto saperle queste cose, piuttosto che tacerle? Starà al popolo formarsi un'opinione sull'accaduto, lasciarlo nell'ignoranza però è sbagliato sotto ogni punto di vista. Se poi Travaglio si è inventato tutto e questo verbale non è mai stato scritto allora sarà giusto punirlo per diffamazione. Finora però non c'è stata una sola sentenza contro di lui, un motivo dovrà pur esserci.

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io dico solo a proposito di questo discorso che è facilissimo creare una cultura politica del consenso, ma è altresì facilissimo crearne una contrapposta del dissenso: sono semplicemente due delle facce della "democrazia" :nono

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io dico solo a proposito di questo discorso che è facilissimo creare una cultura politica del consenso, ma è altresì facilissimo crearne una contrapposta del dissenso: sono semplicemente due delle facce della "democrazia" :nono

 

Ma qua si parla di fatti veri e reali scritti in verbali di interrogatori già fatti...ora ammesso e concesso che uno fà una società con personaggi mafiosi e lui non lo sia :lol: ...non capisco perchè tutta e dico tutta questa schifo di classe politica si sia scandalizzata e scagliata contro uno dei pochi giornalisti rimasti, Travaglio, che non ha fatto altro che riportare fatti reali e documentati..ora è stato denunciato vediamo come va a finire..perchè se ha detto falsità sarà responsabile di diffamazione altrimenti questa denuncia di schifani sarà rigettata come quella che già fece contro l'Espresso e che fu rigettata perchè l'articolo riportava fatti reali ..

ps indovinate un po' nell'articolo che si diceva....

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io dico solo a proposito di questo discorso che è facilissimo creare una cultura politica del consenso, ma è altresì facilissimo crearne una contrapposta del dissenso: sono semplicemente due delle facce della "democrazia" :nono

 

Ma qua si parla di fatti veri e reali scritti in verbali di interrogatori già fatti...ora ammesso e concesso che uno fà una società con personaggi mafiosi e lui non lo sia :lol: ...non capisco perchè tutta e dico tutta questa schifo di classe politica si sia scandalizzata e scagliata contro uno dei pochi giornalisti rimasti, Travaglio, che non ha fatto altro che riportare fatti reali e documentati..ora è stato denunciato vediamo come va a finire..perchè se ha detto falsità sarà responsabile di diffamazione altrimenti questa denuncia di schifani sarà rigettata come quella che già fece contro l'Espresso e che fu rigettata perchè l'articolo riportava fatti reali ..

ps indovinate un po' nell'articolo che si diceva....

 

mah, io non voglio criticare Travaglio e difendere la classe politica, lungi da me.

 

Dico solo che è assurdo che in un paese la verità su determinati soggetti imparruccati che ci gestiscono si debba sentire in programmi televisivi e non uscire dalle sentenze dei tribunali.

 

Perchè? Perchè?

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Ma io non vedo il problema....allora...quello che ha detto Travaglio è vero si o no????

 

è supportato da scritti cartacei e documentazioni veritiere?

 

Se la risposta è si, non vedo che motivo ci sia a criticarlo...

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Ma io non vedo il problema....allora...quello che ha detto Travaglio è vero si o no????

 

è supportato da scritti cartacei e documentazioni veritiere?

 

Se la risposta è si, non vedo che motivo ci sia a criticarlo...

 

E' esattamente il mio pensiero...mi fa incazzare come tutta la classe politica insorga contro Travaglio..ah già ha detto la verità parola che oggi in Italia nn ha un significato...

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Ma io non vedo il problema....allora...quello che ha detto Travaglio è vero si o no????

 

è supportato da scritti cartacei e documentazioni veritiere?

 

Se la risposta è si, non vedo che motivo ci sia a criticarlo...

 

E' esattamente il mio pensiero...mi fa incazzare come tutta la classe politica insorga contro Travaglio..ah già ha detto la verità parola che oggi in Italia nn ha un significato...

 

ci sara' un motivo per il quale l'Italia è al 61' posto della classifica riguardo alla liberta' di stampa...

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io dico solo a proposito di questo discorso che è facilissimo creare una cultura politica del consenso, ma è altresì facilissimo crearne una contrapposta del dissenso: sono semplicemente due delle facce della "democrazia" :nono

 

Ma qua si parla di fatti veri e reali scritti in verbali di interrogatori già fatti...ora ammesso e concesso che uno fà una società con personaggi mafiosi e lui non lo sia :lol: ...non capisco perchè tutta e dico tutta questa schifo di classe politica si sia scandalizzata e scagliata contro uno dei pochi giornalisti rimasti, Travaglio, che non ha fatto altro che riportare fatti reali e documentati..ora è stato denunciato vediamo come va a finire..perchè se ha detto falsità sarà responsabile di diffamazione altrimenti questa denuncia di schifani sarà rigettata come quella che già fece contro l'Espresso e che fu rigettata perchè l'articolo riportava fatti reali ..

ps indovinate un po' nell'articolo che si diceva....

 

Dicasi casta.

 

Purtroppo non c'è nulla di cui stupirsi.

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Caro Magic Luke, ti fa onore citare Berlinguer perchè è una persona di cui ho molta stima, peraltro ritengo anacronistico il concetto comunista.

 

Io non sono FRATELLO di nessuno perchè ritengo di avere mie opinioni come ti ho citato e dimostrato che peraltro in alcuni casi mi avvicnano a Facci, per altri invece no ( è il caso di Grillo, ad esempio, che non ho citato...).

 

SUL FATTO CHE TRAVAGLIO LANCI INFAMIA ADDOSSO A PERSONE NELLA TV PUBBLICA SENZA POSSIBILITA' DI CONTRADDITORIO LO RITIENI GIUSTO?

 

SUL FATTO CHE DIA DEL GRASSONE A FERRARA, LO RITIENI GIUSTO OPPURE POCO ELEGANTE?

 

SUL FATTO CHE DENUNCI COSE SCRITTE DA ALTRI, CHE NON SONO MAI STATE RILEVANTI PER I GIUDICI (SPESSO ACCOSTATI PIU' ALLA SINISTRA CHE ALLA DESTRA) LO RITIENI GIUSTO?

 

Peraltro Berlusconi non ha influenzato la società come dici, non credo che si possa attribuire a lui l'indirizzo globale che sta prendendo la società e l'economia. Che non sia il tuo mondo ideale è indiscutibile, magari non è neanche il mio. A me Berlusca non sta neppure un po' simpatico. La mia critica è sul comportamento di Travaglio, non so se tu questo lo avevi capito...Oppure è la tua tattica di concentrare l'attenzione su altri argomenti?

 

Appunto... se Schifani (o Ferrara o...) si ritenesse diffamato ha il DIRITTO ed OGNI POSSIBILITA' di sporgere denuncia per DIFFAMAZIONE: a quel punto un GIUDICE deciderà se tale delitto è configurabile per la situazione in oggetto. Quindi tutti questi discorsi stanno a zero! Aspettiamo la denuncia di Schifani... Certo che nel caso non la dovesse presentare, essendo la seconda carica dello Stato e non un piripicchio qualsiasi, una certa qual spiegazione al corpo elettorale la dovrebbe comunque dare... quantomeno per far chiarezza sul suo passato, non perché ci sia qualcosa di penalmente rilevante (cosa che spetta decidere alla Magistratura), ma di "inopportuno"... politicamente parlando forse sì... :chetristezza

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Ma anche se fosse, perchè Schifani si è sentito offeso dal termine "mafioso"?

Cioè, secondo il suo "superiore" il signor Mangano è un eroe... Dovrebbe esser conteto Schifani di esser stato apostofrato in maniera simile.

 

In effetti ragionamento che non fa una piega :bravo

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Politica Roger Abravanel propone in un saggio il metodo per misurare l’efficienza

Destra o sinistra, come si valuta il merito

Meno norme, più risultati: il sistema per dare i voti a scuole, ospedali e uffici pubblici

 

 

 

Se il quarto governo di Silvio Berlusconi verrà ricordato, dipenderà soprattutto da quanto riusciranno a fare due ministri: Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, e Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica. Entrambi hanno predecessori illustri — Giancarlo Lombardi e Letizia Moratti all’Istruzione, Sabino Cassese e Franco Bassanini alla Funzione pubblica— ma scuola e pubbliche amministrazioni rimangono i due più gravi problemi del nostro Paese (con l’eccezione forse dell’ordine pubblico).

 

In entrambi i casi si tratta di ministri alla loro prima esperienza. Da un lato questo è positivo: spesso l’efficacia dei ministri (e anche quella dei governi) peggiora alla seconda esperienza. Dall’altro l’inesperienza spesso rende i neoministri più dipendenti dai burocrati che reggono i dicasteri e che riescono a spegnere rapidamente il loro entusiasmo e a bloccare ogni innovazione: accadde sette anni fa a Letizia Moratti, proprio all’Istruzione; accadde ai ministri della Lega nel 1994, ai tempi del primo governo Berlusconi. Se posso permettermi un consiglio ai due nuovi ministri, prima di affrontare la pila di documenti che troverete sulle vostre scrivanie, dedicate qualche ora alla lettura del libro di Roger Abravanel Meritocrazia (Garzanti), in particolare il capitolo 9, «Quattro proposte concrete per far sorgere il merito».

 

La prima è di istituire, come fece Tony Blair in Gran Bretagna, una delivery unit. L’aspetto nuovo di questa idea è lo spostamento dell’attenzione dall’analisi delle norme e delle procedure all’analisi dei risultati. Introdurre questo metodo in Italia significherebbe ribaltare il modo di lavorare e di pensare delle pubbliche amministrazioni, spesso più interessate alle procedure che ai risultati. Per esempio si tratterebbe di valutare la scuola sulla base dei risultati che gli studenti ottengono nei test Pisa (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse.

 

In Gran Bretagna questo metodo ha dato esiti significativi soprattutto nella sanità. La delivery unit ha obbligato le varie unità sanitarie (ospedali, ambulatori, day-hospital) a pubblicare i loro dati: tempi medi di attesa, tasso di sopravvivenza dopo alcuni interventi standard, incidenti, emergenze… I cittadini hanno così potuto confrontare strutture sanitarie simili e chieder conto a quelle meno efficienti del perché i loro risultati fossero peggiori di quelli di altre.

 

Il successo dell’esperimento britannico è dovuto alla compresenza di due fattori: l’informazione e la possibilità dei cittadini di accedervi e poi di far sentire la propria voce. La delivery unit ha risolto il primo problema, l’accesso all’informazione. Ma questo servirebbe a poco se i cittadini non potessero «farsi sentire». Questa possibilità in Gran Bretagna deriva dal sistema elettorale uninominale, nel quale ogni circoscrizione è rappresentata da un solo deputato, e quindi l’elettore sa sempre chi è il suo rappresentante in Parlamento, sia che lo abbia votato sia che rappresenti un partito diverso dal suo. Sa quindi a chi rivolgersi quando vuole lamentarsi per i risultati relativamente insoddisfacenti di una pubblica amministrazione. (È un aspetto che mi ha sempre colpito anche negli Stati Uniti. La frase «Ora telefoniamo all’ufficio del senatore Kennedy e gli chiediamo di occuparsene » si sente spesso in Massachusetts, uno Stato da quarant’anni rappresentato in Senato da Ted Kennedy, che tutti nello Stato conoscono come il «nostro senatore»).

 

Cambiare il sistema elettorale, lo sappiamo, sarà complicato. Una delivery unit, invece, i ministri Gelmini e Brunetta potrebbero crearla in poche settimane. Non le dovrebbe essere affidato alcun compito legislativo, semplicemente chiedere che raccolga ed elabori in modo scientifico l’informazione. Per farlo, dovrà avere poteri forti ma limitati: semplicemente il potere di obbligare le amministrazioni (a cominciare dall’Istat) a pubblicare i dati, perché il fatto straordinario in Italia è che spesso i dati esistono, ma sono custoditi gelosamente in cassetti ben chiusi, caso mai qualche cittadino li volesse consultare. (Molte scuole ad esempio raccolgono — ma non rendono pubblici — dati sui loro alunni: quanto tempo hanno impiegato a trovare un lavoro, quanto guadagnano, in quanto tempo si sono laureati, dove e con che voti). Il professor Daniele Checchi ha mostrato come sia possibile elaborare su basi scientifiche classifiche delle scuole. Un esperimento simile è stato svolto dal professor Andrea Ichino per l’università Bocconi: egli ha elaborato una classifica delle scuole superiori della provincia di Milano che tiene conto del reddito delle famiglie (passo necessario per evitare che la classifica rifletta semplicemente differenze nel reddito) e dei risultati che gli allievi di queste scuole hanno conseguito in alcuni esami sostenuti presso l’università Bocconi.

 

Ho esposto solo la prima delle quattro proposte di Abravanel, ma immagino sia sufficientemente attraente da voler subito conoscere le altre. Quindi buona lettura: di tutto il libro, non solo del capitolo 9.

 

Francesco Giavazzi

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Politica Roger Abravanel propone in un saggio il metodo per misurare l’efficienza

Destra o sinistra, come si valuta il merito

Meno norme, più risultati: il sistema per dare i voti a scuole, ospedali e uffici pubblici

 

 

 

Se il quarto governo di Silvio Berlusconi verrà ricordato, dipenderà soprattutto da quanto riusciranno a fare due ministri: Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, e Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica. Entrambi hanno predecessori illustri — Giancarlo Lombardi e Letizia Moratti all’Istruzione, Sabino Cassese e Franco Bassanini alla Funzione pubblica— ma scuola e pubbliche amministrazioni rimangono i due più gravi problemi del nostro Paese (con l’eccezione forse dell’ordine pubblico).

 

In entrambi i casi si tratta di ministri alla loro prima esperienza. Da un lato questo è positivo: spesso l’efficacia dei ministri (e anche quella dei governi) peggiora alla seconda esperienza. Dall’altro l’inesperienza spesso rende i neoministri più dipendenti dai burocrati che reggono i dicasteri e che riescono a spegnere rapidamente il loro entusiasmo e a bloccare ogni innovazione: accadde sette anni fa a Letizia Moratti, proprio all’Istruzione; accadde ai ministri della Lega nel 1994, ai tempi del primo governo Berlusconi. Se posso permettermi un consiglio ai due nuovi ministri, prima di affrontare la pila di documenti che troverete sulle vostre scrivanie, dedicate qualche ora alla lettura del libro di Roger Abravanel Meritocrazia (Garzanti), in particolare il capitolo 9, «Quattro proposte concrete per far sorgere il merito».

 

La prima è di istituire, come fece Tony Blair in Gran Bretagna, una delivery unit. L’aspetto nuovo di questa idea è lo spostamento dell’attenzione dall’analisi delle norme e delle procedure all’analisi dei risultati. Introdurre questo metodo in Italia significherebbe ribaltare il modo di lavorare e di pensare delle pubbliche amministrazioni, spesso più interessate alle procedure che ai risultati. Per esempio si tratterebbe di valutare la scuola sulla base dei risultati che gli studenti ottengono nei test Pisa (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse.

 

In Gran Bretagna questo metodo ha dato esiti significativi soprattutto nella sanità. La delivery unit ha obbligato le varie unità sanitarie (ospedali, ambulatori, day-hospital) a pubblicare i loro dati: tempi medi di attesa, tasso di sopravvivenza dopo alcuni interventi standard, incidenti, emergenze… I cittadini hanno così potuto confrontare strutture sanitarie simili e chieder conto a quelle meno efficienti del perché i loro risultati fossero peggiori di quelli di altre.

 

Il successo dell’esperimento britannico è dovuto alla compresenza di due fattori: l’informazione e la possibilità dei cittadini di accedervi e poi di far sentire la propria voce. La delivery unit ha risolto il primo problema, l’accesso all’informazione. Ma questo servirebbe a poco se i cittadini non potessero «farsi sentire». Questa possibilità in Gran Bretagna deriva dal sistema elettorale uninominale, nel quale ogni circoscrizione è rappresentata da un solo deputato, e quindi l’elettore sa sempre chi è il suo rappresentante in Parlamento, sia che lo abbia votato sia che rappresenti un partito diverso dal suo. Sa quindi a chi rivolgersi quando vuole lamentarsi per i risultati relativamente insoddisfacenti di una pubblica amministrazione. (È un aspetto che mi ha sempre colpito anche negli Stati Uniti. La frase «Ora telefoniamo all’ufficio del senatore Kennedy e gli chiediamo di occuparsene » si sente spesso in Massachusetts, uno Stato da quarant’anni rappresentato in Senato da Ted Kennedy, che tutti nello Stato conoscono come il «nostro senatore»).

 

Cambiare il sistema elettorale, lo sappiamo, sarà complicato. Una delivery unit, invece, i ministri Gelmini e Brunetta potrebbero crearla in poche settimane. Non le dovrebbe essere affidato alcun compito legislativo, semplicemente chiedere che raccolga ed elabori in modo scientifico l’informazione. Per farlo, dovrà avere poteri forti ma limitati: semplicemente il potere di obbligare le amministrazioni (a cominciare dall’Istat) a pubblicare i dati, perché il fatto straordinario in Italia è che spesso i dati esistono, ma sono custoditi gelosamente in cassetti ben chiusi, caso mai qualche cittadino li volesse consultare. (Molte scuole ad esempio raccolgono — ma non rendono pubblici — dati sui loro alunni: quanto tempo hanno impiegato a trovare un lavoro, quanto guadagnano, in quanto tempo si sono laureati, dove e con che voti). Il professor Daniele Checchi ha mostrato come sia possibile elaborare su basi scientifiche classifiche delle scuole. Un esperimento simile è stato svolto dal professor Andrea Ichino per l’università Bocconi: egli ha elaborato una classifica delle scuole superiori della provincia di Milano che tiene conto del reddito delle famiglie (passo necessario per evitare che la classifica rifletta semplicemente differenze nel reddito) e dei risultati che gli allievi di queste scuole hanno conseguito in alcuni esami sostenuti presso l’università Bocconi.

 

Ho esposto solo la prima delle quattro proposte di Abravanel, ma immagino sia sufficientemente attraente da voler subito conoscere le altre. Quindi buona lettura: di tutto il libro, non solo del capitolo 9.

 

Francesco Giavazzi

 

Spero si faccia riferimento a dati aggregati... perché esiste la normativa sulla privacy... e credo il Garante non vedrebbe di buon occhio la diffusione di dati personali...

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dal libro – intervista di Claudio Sabelli Fioretti Il Rompiballe (titolo non casuale), emerge un ritratto di Marco Travaglio davvero inaspettato…

 

Ma tu eri berlusconiano?

Balle spaziali. Ho sempre votato contro Berlusconi.

 

Lo ha scritto anche Giancarlo Perna. Parla di quando Berlusconi era imprenditore.

Ma non esistevano berlusconiani all’epoca (…). Perna pensa che io mi sia buttato a sinistra. Mentre io sono anticomunista oggi come lo ero allora. Però non c’è più il comunismo, e quindi non mi sembra il caso di perdere tempo. Sarebbe come schierarsi contro i cartaginesi.

 

Sei proprio di destra!

Se non fosse Berlusconi il capo della destra, io starei lì! In Francia voterei a occhi chiusi per uno Chirac, un Villepin. Per Sarkozy no perché è un tamarro. In Germania voterei Merkel sicuro. Mi piacevano molto Reagan e la Thatcher.

 

Ma perché se sei di destra, i girotondini ti amano tanto?

Perché la mia destra non esiste. È immaginaria. È la destra liberale. Cavour, Einaudi, De Gasperi, Montanelli. Tutti morti.

 

Facci si considera un Travaglio di destra.

Il Travaglio di destra c’è già, sono io. Lui non è nè Travaglio, nè di destra. È un berluscraxiano. Uno dei tanti.

 

 

tratto da Il Rompiballe, libro-intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Marco Travaglio (Aliberti Editore)

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E poi non saremmo un Paese da operetta?

 

 

 

Pagelle fai da te. Un sistema simile adottato da ministeri e Regione Siciliana

Fisco, i dirigenti si promuovono da soli

Scatta l'«autovalutazione» e l'84% si dà del «bravo». Così si calcolano premi e incentivi

 

«Anch'io disprezzo i fannulloni. Ma se c'è un fannullone è chi dirige male o non c'è proprio a dirigere». Parola di Raffaele Bonanni. Ma forse, quando ha sferrato l'attacco ai dirigenti pubblici, il segretario della Cisl non aveva ancora letto l'ultimo bollettino dell'Aran, l'agenzia governativa per i contratti del pubblico impiego.

 

Perché se l'avesse fatto avrebbe scoperto che l'84% dei dirigenti dell'Agenzia delle entrate valuta se stesso «più che adeguato» all'impresa, se non addirittura «eccellente» in relazione al raggiungimento degli obiettivi. E quelli che restano? Quelli si considerano almeno «adeguati». Insomma, non ce n'è nemmeno uno che si reputi davvero scarso. Ma se vi chiedessero «datti un voto», sapendo che dal giudizio che vi date potrebbe dipendere un aumento di stipendio, oppure un progresso di carriera, rispondereste qualcosa di diverso? Eppure, incurante di autorevoli studi americani che dimostrano come l'«autovalutazione» porti inevitabilmente a sopravvalutarsi, l'Agenzia delle entrate ha pensato di fondare il proprio sistema di misurazione del merito dei dirigenti proprio su questo principio. E il responsabile dell'organizzazione, Marco Annecker, ha impiegato undici pagine fitte del bollettino Aran per spiegare perché, presentando i primi risultati del nuovo sistema introdotto nel 2006. La sua relazione comincia con la citazione della famosa frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi: «Conosci te stesso ». Chiaro, no? Più oscuro, invece, è il motivo per cui il sistema di valutazione dei dirigenti sia stato battezzato con il nome di una stella, S.I.R.I.O: «Sistema Integrato di Risultati, Indicatori e Obiettivi». Anche perché Sirio è la stella «del cane». Ma non è la prima volta che i creativi delle Entrate si applicano nella ricerca di improbabili acronimi. Sapete come si chiama la banca dati dell'Anagrafe tributaria? Serpico, proprio come il famoso detective anticorruzione americano. Dove però «Ser.P.I.Co» sta per «Servizio Per le Informazioni sui contribuenti ».

 

Complimenti. Ma c'è anche il R.A.D.A.R.: Ricerche e Analisi Decisionale per l'Accertamento del Reddito. Inseguendo Sirio, i 1.352 dirigenti scoprono da sé quanto sono bravi attraverso un complicato percorso di «autovalutazione strutturata» costruito con un software raffinato. Che dovrebbe mettere al riparo anche da eccessi di autostima. Già, ma come? Dice la relazione: «Quanto alla possibile obiezione che i racconti degli interessati potrebbero non rispondere a verità... più che mai può qui valere il detto secondo il quale "le bugie hanno le gambe corte"». Del resto, «se è giusto che il valutato pretenda oggettività dai valutatori, anch'egli deve per primo seriamente impegnarsi in un'analisi obiettiva». Insomma, fanno a fidarsi. Ma fino a un certo punto. Perché il dirigente superiore, che evidentemente non ha l'anello al naso, provvede a ridimensionare i giudizi palesemente esagerati, senza sorpresa e senza danno per l'interessato. Il quale, male che vada, si vede «retrocesso» da «eccellente » al grado di «più che adeguato ». Correzione che fa scendere il numero delle presunte eccellenze dal 40% a meno del 10%. Circostanza della quale l'Agenzia delle entrate sembra addirittura rammaricarsi, dato che l'obiettivo di S.I.R.I.O. è «la condivisione dei giudizi... vale a dire la sintonia fra come io valuto me stesso e come l'altro valuta me». Ma anche le amministrazioni che non si sono imbarcate in progetti altrettanto «stellari» (e probabilmente costosi) di valutazione, non rinunciano al giudizio fai da te. Al ministero dell'Economia, per esempio, i dirigenti di seconda fascia compilano ogni anno un questionario sui «comportamenti organizzativi» con relativo «punteggio conseguito».

 

Punteggio, per inciso, che si danno da soli. A fianco della loro autovalutazione c'è una colonna riservata al dirigente generale che può confermare o meno i voti che i loro sottoposti si sono attribuiti. Quanti pensate che siano i bocciati? Nessuno. Anche perché salterebbero i premi collegati. D'altra parte, se su 3.769 alti dirigenti dello Stato, non ce n'è uno che abbia avuto un giudizio mediocre, una ragione ci deve pure essere. L'economista Nicola Rossi haraccontatodomenica sul Corriere che al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore al 6. Per non parlare della Regione Siciliana dove, secondo la Corte dei Conti, dal 2001 al 2006 tutti i 2.196 dirigenti hanno avuto in busta paga trattamenti economici di posizione pari al massimo. Possibile? Possibile. Perché in Sicilia l'«autovalutazione» è in vigore da sette anni. Anzi, sono stati loro i precursori di quello che hanno chiamato più pietosamente «autoreferto». Tecnicamente, la diagnosi della malattia effettuata dallo stesso malato. Ma il merito? Quello resta in subordine. E qualche volta ci rimane, in subordine, anche se per salire un gradino si deve fare un esame. Prendiamo il caso di Franca Caruso, dipendente del ministero dell'Economia a Catanzaro già inquadrata nella carriera direttiva, grado C1. Un bel giorno la signora decide di partecipare al concorso interno per due posizioni di livello C3. Con lei partecipano due colleghi di grado superiore C2. Ma la signora Caruso li batte entrambi e vince il concorso. Direte: le avranno srotolato il tappeto rosso e dato pure un bell'aumento di stipendio. Macché. Subito si fa un accordo sindacale, firmato dall'allora direttore generale del Tesoro Giancarlo Del Bufalo, con il quale si stabilisce che per accedere al livello C3 bisogna necessariamente passare dal grado C2. La graduatoria viene quindi rovesciata, e la signora Caruso, da prima che era, si ritrova terza. E oltre al danno, pure la beffa di vedersi offrire il posto C2 di uno dei due che aveva sonoramente battuto al concorso. Adesso sono alle carte bollate. E chissà se con l'autovalutazione sarebbe andata in maniera diversa.

 

 

 

 

Non saprei se commentare :testadura:testadura o :ahahah:ahahah

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E poi non saremmo un Paese da operetta?

 

 

 

Pagelle fai da te. Un sistema simile adottato da ministeri e Regione Siciliana

Fisco, i dirigenti si promuovono da soli

Scatta l'«autovalutazione» e l'84% si dà del «bravo». Così si calcolano premi e incentivi

 

«Anch'io disprezzo i fannulloni. Ma se c'è un fannullone è chi dirige male o non c'è proprio a dirigere». Parola di Raffaele Bonanni. Ma forse, quando ha sferrato l'attacco ai dirigenti pubblici, il segretario della Cisl non aveva ancora letto l'ultimo bollettino dell'Aran, l'agenzia governativa per i contratti del pubblico impiego.

 

Perché se l'avesse fatto avrebbe scoperto che l'84% dei dirigenti dell'Agenzia delle entrate valuta se stesso «più che adeguato» all'impresa, se non addirittura «eccellente» in relazione al raggiungimento degli obiettivi. E quelli che restano? Quelli si considerano almeno «adeguati». Insomma, non ce n'è nemmeno uno che si reputi davvero scarso. Ma se vi chiedessero «datti un voto», sapendo che dal giudizio che vi date potrebbe dipendere un aumento di stipendio, oppure un progresso di carriera, rispondereste qualcosa di diverso? Eppure, incurante di autorevoli studi americani che dimostrano come l'«autovalutazione» porti inevitabilmente a sopravvalutarsi, l'Agenzia delle entrate ha pensato di fondare il proprio sistema di misurazione del merito dei dirigenti proprio su questo principio. E il responsabile dell'organizzazione, Marco Annecker, ha impiegato undici pagine fitte del bollettino Aran per spiegare perché, presentando i primi risultati del nuovo sistema introdotto nel 2006. La sua relazione comincia con la citazione della famosa frase che campeggia sul tempio di Apollo a Delfi: «Conosci te stesso ». Chiaro, no? Più oscuro, invece, è il motivo per cui il sistema di valutazione dei dirigenti sia stato battezzato con il nome di una stella, S.I.R.I.O: «Sistema Integrato di Risultati, Indicatori e Obiettivi». Anche perché Sirio è la stella «del cane». Ma non è la prima volta che i creativi delle Entrate si applicano nella ricerca di improbabili acronimi. Sapete come si chiama la banca dati dell'Anagrafe tributaria? Serpico, proprio come il famoso detective anticorruzione americano. Dove però «Ser.P.I.Co» sta per «Servizio Per le Informazioni sui contribuenti ».

 

Complimenti. Ma c'è anche il R.A.D.A.R.: Ricerche e Analisi Decisionale per l'Accertamento del Reddito. Inseguendo Sirio, i 1.352 dirigenti scoprono da sé quanto sono bravi attraverso un complicato percorso di «autovalutazione strutturata» costruito con un software raffinato. Che dovrebbe mettere al riparo anche da eccessi di autostima. Già, ma come? Dice la relazione: «Quanto alla possibile obiezione che i racconti degli interessati potrebbero non rispondere a verità... più che mai può qui valere il detto secondo il quale "le bugie hanno le gambe corte"». Del resto, «se è giusto che il valutato pretenda oggettività dai valutatori, anch'egli deve per primo seriamente impegnarsi in un'analisi obiettiva». Insomma, fanno a fidarsi. Ma fino a un certo punto. Perché il dirigente superiore, che evidentemente non ha l'anello al naso, provvede a ridimensionare i giudizi palesemente esagerati, senza sorpresa e senza danno per l'interessato. Il quale, male che vada, si vede «retrocesso» da «eccellente » al grado di «più che adeguato ». Correzione che fa scendere il numero delle presunte eccellenze dal 40% a meno del 10%. Circostanza della quale l'Agenzia delle entrate sembra addirittura rammaricarsi, dato che l'obiettivo di S.I.R.I.O. è «la condivisione dei giudizi... vale a dire la sintonia fra come io valuto me stesso e come l'altro valuta me». Ma anche le amministrazioni che non si sono imbarcate in progetti altrettanto «stellari» (e probabilmente costosi) di valutazione, non rinunciano al giudizio fai da te. Al ministero dell'Economia, per esempio, i dirigenti di seconda fascia compilano ogni anno un questionario sui «comportamenti organizzativi» con relativo «punteggio conseguito».

 

Punteggio, per inciso, che si danno da soli. A fianco della loro autovalutazione c'è una colonna riservata al dirigente generale che può confermare o meno i voti che i loro sottoposti si sono attribuiti. Quanti pensate che siano i bocciati? Nessuno. Anche perché salterebbero i premi collegati. D'altra parte, se su 3.769 alti dirigenti dello Stato, non ce n'è uno che abbia avuto un giudizio mediocre, una ragione ci deve pure essere. L'economista Nicola Rossi haraccontatodomenica sul Corriere che al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore al 6. Per non parlare della Regione Siciliana dove, secondo la Corte dei Conti, dal 2001 al 2006 tutti i 2.196 dirigenti hanno avuto in busta paga trattamenti economici di posizione pari al massimo. Possibile? Possibile. Perché in Sicilia l'«autovalutazione» è in vigore da sette anni. Anzi, sono stati loro i precursori di quello che hanno chiamato più pietosamente «autoreferto». Tecnicamente, la diagnosi della malattia effettuata dallo stesso malato. Ma il merito? Quello resta in subordine. E qualche volta ci rimane, in subordine, anche se per salire un gradino si deve fare un esame. Prendiamo il caso di Franca Caruso, dipendente del ministero dell'Economia a Catanzaro già inquadrata nella carriera direttiva, grado C1. Un bel giorno la signora decide di partecipare al concorso interno per due posizioni di livello C3. Con lei partecipano due colleghi di grado superiore C2. Ma la signora Caruso li batte entrambi e vince il concorso. Direte: le avranno srotolato il tappeto rosso e dato pure un bell'aumento di stipendio. Macché. Subito si fa un accordo sindacale, firmato dall'allora direttore generale del Tesoro Giancarlo Del Bufalo, con il quale si stabilisce che per accedere al livello C3 bisogna necessariamente passare dal grado C2. La graduatoria viene quindi rovesciata, e la signora Caruso, da prima che era, si ritrova terza. E oltre al danno, pure la beffa di vedersi offrire il posto C2 di uno dei due che aveva sonoramente battuto al concorso. Adesso sono alle carte bollate. E chissà se con l'autovalutazione sarebbe andata in maniera diversa.

 

 

 

 

Non saprei se commentare :testadura:testadura o :ahahah:ahahah

 

 

Per completezza di informazione mi pare opportuno citare un paio di commi dell'art. 107 del T.U.E.L.:

6. I dirigenti sono direttamente responsabili, in via esclusiva, in relazione agli obiettivi dell’ente, della correttezza amministrativa, della efficienza e dei risultati della gestione.

7. Alla valutazione dei dirigenti degli enti locali si applicano i principi contenuti nell’articolo 5, commi 1 e 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286, secondo le modalità previste dall’articolo 147 del presente testo unico.

 

C'è da tenere inconsiderazione inoltre che per verificare la trasparenza dell'attività amministrativa e favorire lo svolgimento imparziale dell'azione amministrativa, la legge 7 agosto 1990 n. 241 riconosce ad ogni cittadino, che ne ha interesse, il diritto di accedere ai documenti amministrativi per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti.

 

Tale controllo è sconosciuto al mondo del privato: quindi i manager privati hanno ampia libertà di azione e possibilità di essere controllati pressoché pari allo zero... diciamo che l'accesso alle informazioni è un tema piuttosto scottante... bisognerebbe magari affrontare anche temi quali l'INSIDER TRADING... ma... non era questo l'argomento del tuo post.

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Daffy, il tema dell'accesso alle informazioni e delle tutele ad esse collegate è altro che scottante, ustionante direi, ma ci vorrebbero giornate di dibattito per sviscerare il tutto, e ancora non se ne uscirebbe

L'articolo che ho postato riguarda l'annoso tema del chi controlla chi,perchè e come, e se uno i voti se li dà da solo, mi sa che voti bassi non saranno, e a questo punto però, i detti voti, a che cippa di minchia servono? ( piaciuto il francesismo? :loL2 )

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  • 1 month later...

da Berlinguer a Veltroni, è l'evoluzione della specie

 

tra l'altro, stan ripescando l'argomento del "boomerang" (a demonizzare berlusconi ci si fa del male), sono veramente fantastici.

 

non a caso Berlusconi insulta politici, magistrati, presidenti della repubblica, giornalisti ecc....da 15 anni, e da 15 anni è ancora li.

non a caso il caro Veltroni, a furia di non attaccare o criticare B, o almeno non replicando alle sue accuse, in campagna elettorale, ha straperso le elezioni, distrutto la sinistra italiana, e resuscitato ancora una volta il cavaliere, che a novembre era praticamente finito ( era "alle comiche finali", poi anche il buon Fini, fiutato l'odore della vittoria, è tornato sul carro dei vincitori)

 

non riesco neanche a sentirli in TV, appena vedo la Finocchiaro, Polito, Franceschini e compagnia sono costretto a cambiare canale, è più forte di me.

 

Travaglio ha ragione, e dice ne più ne meno quello che penso da anni: Berlusconi si fa giustamente i cazzi suoi, il problema sono gli altri, sono il partito di sinistra più vergognoso della storia politica italiana, passato, in 15 anni, dalla falce e martello alla democrazia cristiana.

se siamo in queste condizioni è anche per loro colpa, visto che hanno avuto gli anni di governo ma si sono fatti seghe a 4 mani.

 

poi possiam parlare di B, che ha sfasciato l'italia, la giustizia, le tv, è pluriinquisito, prescitto e pregiudicato, continua a collezionare figuracce per il mondo, è un presidente di cui si vergognerebbe persino una repubblica delle banane, ha formato la squadra di ministri più ridicola della storia della repubblica........ma con una sinistra VERA, quella dei Prodi (che, non a caso, avendolo battuto due volte, è stato epurato) e non quella dei Veltroni, D'Alema, Rutelli, tutto questo sarebbe finito molti anni fa.

 

e invece, per altri 5 anni, ci toccheranno di queste inculate. la verità è che ce lo meritiamo, l'Italia si merita questa gente.

 

pienamente d'accordo anche con le critiche (perchè di critiche si tratta, non di insulti, andatevi a leggere il vocabolario) a Napolitano, che sta firmando cose vergognose. aridatece Scalfaro

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