Los Angeles Lakers vs Toronto Raptors W 118-116 OT (32-31)


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Un mostruoso Bryant da 41+12: serve aggiungere altro?

Nella notte in cui Utah perde allo scadere (contro i Bulls, grazie Marco Belinelli), i Lakers riescono a compiere un altro piccolo passo nella rincorsa all’ottavo posto, ormai lontano solo mezza partita. Anche stanotte hanno provato a perderla in tutti i modi, giocando onestamente male per tre quarti. Poi però hai la sensazione che con questo Bryant qui nel quarto quarto non puoi proprio perderla. Vero, ci sono anche 9 turnovers nel suo tabellino. Ma gli ultimi due minuti del quarto quarto e quella schiacciata che più tardi descriverò nel supplementare sono il simbolo di quanto sia dominante questo signore ancora a 34 anni suonati. 

Ma iniziamo senza indugi a raccontare nei dettagli cosa è stata questa partita, alla quale assiste una nutrita delegazione di redattori di Lakersland (Davi, Dgen, mrclutch, Brando e l’intruso Dandi). 

In effetti sembra che l’atteggiamento iniziale sia quello giusto. Sull’onda dell’entusiasmo propiziato dalla sconfitta dei Jazz, i Lakers partono bene e dopo pochi minuti piazzano un parziale di 8-2 che li porta sul +4, grazie a 4 assist di un munifico Bryant. Quando già l’ottimismo sembra serpeggiare in noi poveri illusi e tutto sembra preludere ad una partita in controllo, ecco che d’improvviso si spegne la luce. Dov’è la novità? Non ci si può certo meravigliare, ma per dovere di cronaca occorre spiegare cosa è successo.

Il dato più allarmante è di gran lunga il 17-23 concesso nel primo quarto ai Raptors, sarà 26-45 alla fine del secondo; no, non parlo di tiri liberi, parlo di tiri dal campo. Ora, che loro segnino così tanti jumper nei primi due quarti può anche risultare inaspettato e travalicare i demeriti della difesa gialloviola. Demeriti invece molto evidenti su azioni come quella che chiude il primo quarto: in 5,7 secondi DeRozan ha il tempo di raccogliere la palla dalla rimessa e farsi tutto il campo in palleggio fino allo sconcertante lay-up del 37-25. Alcuni brani in difesa sul pick and roll sono oltremodo imbarazzanti, per non parlare di quante penetrazioni arrivino al ferro indisturbate. L’atletismo dei Raptors sembra essere inarginabile. 

Dicevamo che il dato più allarmante è la % dal campo concessa; ma non è l’unico problema. Da quando coach Casey decide di blitzare costantemente la palla quando è in mano a Bryant, cioè dalla seconda metà del primo quarto, l’attacco dei Lakers va in notevole difficoltà. Howard infatti è limitato dall’ottimo Valanciunas, Nash va a riposarsi presto per scelta tecnica, resta il solo Blake come altro trattatore del pallone, e non fatico a immaginarmi colorite bestemmie italiote in quel dello Staples a commentare le mirabolanti giocate del nostro amico Steve. Fatto sta che arrivano diverse palle perse consecutive e nonostante il decente impatto di Jamison e Meeks, si va pesantemente sotto nel punteggio. 

Dopo un altro paio di minuti di genuina sofferenza nel secondo quarto, la partita inizia a cambiare, un po’ per merito della buona sorte e un po’ per merito di Howard. Da un lato infatti abbiamo l’infortunio di Bargnani (strained right elbow, solo 9 minuti in campo, per altro piuttosto scialbi), dall’altro i 3 falli di Valanciunas; questo prelude all’ingresso del famigerato Aaron Gray, che al contrario di quanto accaduto in passato stavolta non si erge a dominatore del pitturato ma anzi va in netta difficoltà contro il nostro centro. Howard infatti segna 12 punti nel solo secondo periodo, tenendo a galla i suoi e consentendo un prolungato riposo a Bryant (ben 7 minuti). Al ritorno del Capitano in campo, i due stabiliscono la terza connection della partita per siglare il -7, e grazie al tap-in finale di World Peace si riesce ad arrivare a -6, sul 53-59. Considerando che le % al tiro delle due squadre sono 57,1 e 42,8, possiamo dire che il -6 è un affare assoluto.

Nel terzo quarto, ahinoi, torna Valanciunas. E meno male che il lituano continua ad avere problemi di falli (Casey un po’ inspiegabilmente non lo rimetterà più in campo nel finale), altrimenti staremmo parlando molto probabilmente di una sconfitta. Nei cinque minuti in cui l’ex Lietuvos è in campo, la difesa dei Lakers è letteralmente messa alla berlina. Prima un pick and roll laterale che finisce in un comodo terzo tempo in schiacciata (l’ennesimo), poi un rimbalzo offensivo con tap-in quasi senza saltare, poi ancora un taglio in mezzo all’area con Howard ad aspettare invano un aiuto e guardare l’avversario schiacciare di potenza. 

In questo modo Toronto riesce a mantenere e anzi aumentare il vantaggio, nonostante una scarica di punti da parte di Nash: 10 in 6 minuti, comprese 2 triple assistite da Bryant. E’ la storia di questo quarto e della nostra stagione. Non importa quanto bene possiamo attaccare se poi in difesa si concede il 60% dal campo ad una squadra che in stagione tira il 44% scarso. A conforto di questa analisi riporto solo una breve sequenza vista nel finale di terzo quarto. Bryant, con gli occhi della tigre, dopo aver segnato un paio di triple ammorbanti e una schiacciata dopo aver letteralmente strappato la palla dalle mani di Fields, serve Meeks per la tripla del 78-83. Entusiasmo. Dopo pochi secondi Lowry nell’altra metà campo segna un lay-up incontestato. Kobe perde palla in attacco. Toronto prende due rimbalzi offensivi e alla fine subisce fallo: 2-2 di Fields e di nuovo -9.

E così passano i minuti, sempre nello stesso modo, illudendosi che si possa finalmente rimontare e assistendo all’ennesimo allungo avversario. Così si chiude il terzo quarto (79-89), così va avanti anche nel quarto quarto. Mentre Kobe continua a fare i bambini coi baffi, attaccando il ferro a ogni possesso (vi ricordate quanto ci faceva innervosire quando nel quarto quarto si prendeva sempre il tiretto da fuori forzato? questo è proprio un altro giocatore) e alterando tiri liberi guadagnati a assist o buone occasioni di rimbalzo per i compagni, i Raptors coninuano a martellarci indisturbati. Il losangeleno DeRozan è indiavolato, Lowry non è da meno. Ripeto quanto già detto prima: se DeRozan tira l’80% da fuori il pitturato io da tifoso e da allenatore mi innervosisco fino ad un certo punto. Se a tre minuti dalla fine si concedono in due azioni consecutive una schiacciata totalmente incontestata ed un lay-up altrettanto comodo ad Amir Johnson, allora non si può invocare né la malasorte né nient’altro. 

Ma non è ancora la fine. 

Kobe, con una tripla assurda, fa esplodere i redattori di Lakersland e tutti gli altri tifosi presenti allo Staples: è 103-105. Alan Anderson riallunga sul +4, Kobe segna un’altra tripla assurda, i nostri redattori sono prossimi all’orgasmo. Ma ancora una volta, quando la difesa dovrebbe dare un segnale forte, cede: Lowry sfrutta il pick and roll, attacca Howard che commette il fallo e lo manda in lunetta: la palla danza beffardamente in entrambi tiri ed entra, è di nuovo +3. 
Kobe, con la terza tripla assurda in due minuti, pareggia tutto a 5 secondi dalla fine. I nostri redattori sono ormai in pieno rito orgiastico. Gay sbaglia il tiro della vittoria e prolunga tutto ai supplementari. 

Le squadre arrivano all’OT molto stanche. E’ una battaglia di nervi. Il copione resta sempre lo stesso: Bryant da una parte, lay-up e jumper dall’altra. Meeks (pessimo 2/9 da 3 ) sbaglia una tripla chiave sul 112-115, Gay ci fa tremare ma sbaglia il tiro che avrebbe chiuso il match. Nash pareggia tutto con il tiro da 3 fuori equilibrio. Gay sbaglia ancora. Palla in mano a Kobe: Gray, il nostro caro amico Aaron Gray, ha la meravigliosa idea di raddoppiarlo a 12 metri dal canestro lasciando l’area libera; Kobe si mangia lui, DeRozan e tutti gli altri, penetrando, schiacciando il canestro del +2, e mandando ai matti i nostri redattori. L’epilogo è ormai vicino: Anderson, evidentemente convinto di essere ancora a dominare in Eurolega, prende un altro fallo e va in lunetta, ma l’emozione gli taglia le gambe sul secondo tiro libero. Nash segna uno dei due liberi a disposizione dopo l’obbligato fallo dei Raptors. L’ultimo brivido è sul tiro di Gay, che sbaglia anche quello per andare al secondo OT. Vincono i Lakers 118-116.

Dall’Italia abbiamo provato ad allertare le unità di rianimazione cardio-respiratorie per soccorrere i nostri redattori, attendiamo notizie fiduciosi ma temiamo per il peggio. 

Loro, come noi che continuiamo a crederci, e come quei dodici maledetti che scendono in campo con la canotta gialloviola, abbiamo tutti una cosa in comune: siamo proprio degli STRONZI. 

Salvo Kobe, lui attualmente è Dio.

Boxscore

g.m.


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