LA Lakers @ OKC Thunder L 106-122


Dopo la sofferta vittoria di domenica, i Lakers tornano in campo in trasferta ad Oklahoma City per continuare la rincorsa all’ottavo ed ultimo posto disponibile per i playoffs.

L’inizio gialloviola, però, è subito da incubo: Kobe è costretto a tornare negli spogliatoi dopo aver preso una botta da Sefolosha al braccio destro lontano dalla palla. I Lakers entrano in campo malissimo ed impiegano 6′ per trovare il primo canestro dal campo. I Thunder, che hanno vinto le ultime 5 contro di noi su quel campo, come al solito, vanno al doppio della velocità ed agevolmente si accomodano con un vantaggio vicino alla doppia cifra, senza strafare. Il piano partita dei Lakers è chiarissimo, quanto mai idiota: provare a correre giocando al ritmo dei padroni casa. Risultato: 37 punti e miglior primo quarto stagionale di OKC, solo i tiri liberi permettono ai gialloviola di non deragliare chiudendo sul -9.

Ad inizio secondo quarto, D’Antoni tiene in campo Howard e Kobe, contro le riserve dei Thunder, tra le quali spicca pure un patetico Fisher, che trova il tempo di prendere un inutile tecnico protestando sul +14. Sì perchè senza Durant e Westbrook, il quintetto di Brooks scappa con i punti facili in contropiede e le triple di Martin. Quando mancano poco più di 8′ all’intervallo lungo, i Lakers potrebbero già presentarsi al check in per New Orleans. Le intenzioni di Kobe, però, sono momentaneamente diverse ed il Black Mamba, nonostante il dolore al braccio, piazza due triple consecutive e realizza 10 punti consecutivi che riportano L.A. sul -8. Tornano Durant e Westrbrook ed i Thunder con una facilità imbarazzante si riportano a distanza di sicurezza, anzi pongono le basi per una pesante asfaltata. Sì perchè i Lakers non difendono e concedono ben 71 punti agli avversari in appena 24′, 39 del duo KD-RW, seconda miglior prestazione ad ovest e terza globale nella Lega all’intervallo. Ben 11 i turnover gialloviola nel solo primo tempo, con la coppia Nash-Howard che tira 2/14 dal campo: impossibile avere una singola chance giocando così nella triste mestizia della campagna statunitense.

Il terzo quarto inizia con dei segnali incoraggianti di Nash che riporta i Lakers sul -12. Ad OKC, però, basta pochissimo per controllare i timidi tentativi di rimonta ed a turno Durant e Westbrook tengono il vantaggio comodamente in doppia cifra. Sarebbe quasi ora di darla via, ma D’Antoni continua a credere di poter strappare la W in trasferta, su uno dei campi più difficili della Lega, con una gara impostata sul segnare un punto in più degli avversari: un suicidio cestistico senza senso.
Ad onor del vero, però, i Lakers giocano una più che decente parte centrale di terzo periodo, rallentano Durant che sbaglia sei conclusioni consecutive ed arrivano a tirare da 3 con Jamison per riportarsi sul -4. E’ un peccato che la conclusione dell’ex giocatore dei Cavs, su scarico di Kobe, non trovi neanche il ferro; dall’altra parte un paio di accelerate di Westbrook riportano i Thunder sul +11. Scott Brooks rimette in campo Fisher e l’ex Laker si fa subito notare per un paio di contatti duri su Kobe, ma soprattutto per sancire il definitivo ingresso in partita di Nash che chiude il quarto con 6/6 dal campo, 89-97: quanto basta per salvare la faccia, ma probabilmente troppo poco per provare realmente ad avere una chance di vittoria.

Il quarto periodo prosegue sulla falsariga del terzo, i Lakers in avvio non affondano, anzi provano in tutti i modi a riaprirla, peccato dall’altra parte ci sia Fisher nei panni dell’ex rosicone ed avvelenato di turno, ringiovanito di una decina d’anni ( d’altronde le sue stagioni NBA ormai iniziano a maggio!). Il distacco rimane sempre intorno agli 8/10 punti. Fish, comunque, non è il solo Carneade avversario ed infatti a vestire i panni dell’eroe ci pensa Reggie Jackson incontenibile in penetrazione, complice l’assenza di Howard fermato in panchina dai falli: -8, 102-110 con circa 6′ da giocare. L’illusione di poterci provare non manca. In difesa i Lakers tengono discretamente, ma per ben 4 possessi consecutivi sprecano la possibilità di ricucire lo svantaggio entro il singolo possesso. La partita termina sostanzialmente lì. Oklahoma riporta la distanza in doppia cifra. Resta il rammarico per aver rinunciato a difendere per quasi 28′: probabilmente giocando tutta la gara con un ritmo più consono all’età dei nostri, i gialloviola ci avrebbero potuto provare.

Termina 106-122. Next stop New Orleans. Partita necessariamente da vincere, sperando di trovare l’energia necessaria.

(f.r.)


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