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Los Angeles Lakers Vs Denver Nuggets 95-89 W (45-15)


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Los Angeles Lakers Vs Denver Nuggets 95-89 W (45-15)

 

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Finalmente, i Lakers!

 

Evidentemente c’è bisogno dei Denver Nuggets per far entrare nel cuore dei tifosi gialloviola definitivamente un giocatore. Come Trevor Ariza lo scorso anno, infatti, sono serviti i ragazzi di George Karl per incastonare definitivamente Ron Artest nell’albo dei nostri giocatori preferiti.

E’ il figlio del Queens la stella che brilla nella tarda mattinata angelena e soprattutto permette ai Lakers di respingere l’assalto dei pretendenti più accreditati, insieme ovviamente ai gialloviola, per rappresentare l’ovest nelle Finals 2010. Ci aveva promesso una grande prestazione difensiva ed il numero 37 è stato assolutamente di parola, segno che, con il crescere della sua condizione fisica, il suo talento in difesa viene assolutamente fuori.

 

Veniamo alla gara.

L'inizio della partita è pessimo. L.A. soffre clamorosamente in attacco. Sono davvero troppe le palle perse che si tramutano in punti per gli ospiti ed in un nervosismo a fior di pelle dei Lakers che stentano a rispondere alla partenza sprint degli avversari. Il tabellino del primo parziale dice 29-21, ma è un saldo per i padroni di casa lenti ed in difficoltà su ogni pallone, lontani parenti della squadra campione del mondo. I lunghi, Gasol e Bynum, si caricano di falli e mandano troppo spesso in lunetta i colleghi dei Nuggets, Billups è un rebus insolubile per Fisher che, nonostante l’esperienza, si danna invano di correre dietro al miglior giocatore delle Finals 2004: i numeri sono impietosi, 2 falli in 57 secondi ed il Pesce è costretto in panchina. Kobe è praticamente assente, il fantasma di se stesso; Afflalo meritatamente sfoggia la targa di “Kobe-stopper”, un incubo quest’oggi per il figlio di Jelly Bean.

Nel secondo quarto il trend della partita non cambia. Troppo soft i Lakers, Denver prova la fuga e arriva sino al +13, senza riuscire a seppellire definitivamente gli avversari. Le due squadre vanno all’intervallo sul 52-43; lo strappo di 9 punti, troppo poco severo per quanto visto in campo, sembrerebbe difficilmente recuperabile per i Lakers del primo tempo, lontanissimi parenti dei campioni del mondo 2009 ed è fin troppo stretto per i Nuggets.

Dopo il rientro dagli spogliatoi, però, qualcosa cambia nella mente di L.A. : l’atteggiamento è finalmente diverso e degno dell’importanza della sfida. I Lakers provano a rientrare subito, 6-0 di parziale in avvio del terzo quarto, grazie ad un fuoco di paglia propiziato da Andrew Bynum, l’unico insieme a Kobe ancora insufficiente nonostante la reazione. Denver si trova di fronte una squadra fisicamente pronta e che lotta difensivamente su ogni pallone: la difesa gialloviola c’è ed è di altissimo livello. Rotazioni perfette e braccia lunghe sotto canestro che fanno sparire i lunghi avversari.

 

Poi c’è la partita di Ron che merita un discorso a parte. Artest prende in consegna Melo e, dopo averlo studiato nel primo quarto, letteralmente lo fa sparire dalla partita nella ripresa: un trattato di difesa da consegnare ai posteri e da recapitare anche in Ohio. Anticipi forti, palle recuperate, sportellate e tanto, tantissimo cuore: tutto ciò che ci si aspettava da lui.

 

Con la scossa portata da Ron Ron i Lakers tornano definitivamente in partita portandosi sul -3 a fine del terzo periodo. L’inizio degli ultimi 12’ dimostra che l’inerzia è definitivamente cambiata. In contumacia Kobe, appena 3/17 dal campo nella sua partita, è Odom a caricarsi sulle spalle tutto l’attacco di Phil Jackson. Lamar continua nel suo buon momento e spiega letteralmente pallacanestro nel quarto finale segnando 9 dei suoi 20 punti da condire con 12 rimbalzi e 4 recuperi. Guidati dal duo tutto Newyorkese i Lakers provano un primo allungo, portandosi sul +9. Sembrerebbe finita, manco a dirlo. Billups con la complicità di Fisher riporta Denver sotto, firmando il pari ad 82 con un mini supplementare da 4 minuti e mezzo per concludere la sfida.

I Lakers si riaccendono e pur sudando ogni singolo canestro riescono a chiudere difensivamente in maniera semplicemente perfetta. Negli ultimi 4:10 di partita Denver non realizza nessun punto dal campo, andando a bersaglio solo dalla lunetta. La ciliegina sulla torta la mette Artest che, a 2’ dalla sirena, costringe Carmelo Anthony a commettere il suo sesto fallo, andandosi a prendere le sgomitate del campione NCAA 2003 sotto canestro.

La partita finisce praticamente qui. Denver è incapace di creare un tiro credibile, nonostante i lunghi dei Lakers concedano ai Nuggets troppi rimbalzi offensivi negli ultimi 2 minuti.

Nonostante un Kobe assolutamente deficitario, arriva l’ennesima dimostrazione che il supporting cast gialloviola è di primissimo livello. Benissimo Artest e Odom, salvato solamente dai numeri Pau Gasol, troppo timido e relegato quest’oggi al ruolo di terza punta dietro ai due amiconi del Queens.

L’8 aprile in Colorado l’ultima sfida tra le due squadre: la sensazione è quella che non sarà l’ultima partita e probabilmente si riaffronteranno per la rivincita verso la fine di maggio.

 

Lo Staples Center può festeggiare tra i coriandoli una vittoria finalmente convincente e da campioni del mondo, al cielo della città degli angeli si leva la solita “I Love L.A.”, per una volta però sarebbe stata, forse più appropriata, la nuova theme song di New York, “Empire State of Mind”. Sono i newyorkesi Lamar ed Artest il motivo più importante per sorridere nella nostra domenica sera.

 

( f. r. )

 

 

Con un ringraziamento particolare a Gandalf ( :inchino )per le sue "dritte" sull'andamento del primo quarto che ho dovuto saltare per problemi di traffico.

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