Los Angeles Lakers @ Boston Celtics W 88-87 (OT) (15-11)


I Lakers tornano a vincere in trasferta battendo al termine di una gara sofferta (e non particolarmente bella) gli odiati rivali dei Celtics.  Decisiva la stoppata di Gasol su Allen all’ultimo secondo dell’overtime.

 

I Lakers iniziano piuttosto bene in attacco, Kobe dialoga con i due lunghi dando vita ad una notevole fluidità offensiva, ma decide di affrontare il primo quarto in maniera ecumenica, rinunciando al tiro per 9 minuti. Mentre Boston inanella una serie di canestri consecutivi e fa registrare il primo piccolo parziale della serata, nelle linee gialloviola c’è l’occasione per dare il bentornato a Steve Blake, che ri-esordisce per qualche possesso in un inedito quintetto con lui, Fisher e Bryant insieme in campo.

 

Boston ha evidentemente deciso di spendere il gettone in difesa, la qualità dei closeout e delle rotazioni è superiore rispetto alla classica partita di RS (sopratutto ad una di questa RS) ed è dunque ora per Bryant di rinunciare al suo ecumenismo e iniziare a menare le danze nel sempre interessante matchup con Pietrus che, pungolato sul vivo, risponde con due triple da par suo.

 

Quando il 24 va a sedersi in panchina per il consueto riposo di inizio secondo quarto la sensazione è che il nostro attacco inizi a boccheggiare (Bynum in particolare, seppur positivo in difesa, appare in difficoltà con la palla in mano), la % di buoni tiri cala rapidamente e si teme un parziale biancoverde. Volendo però utilizzare una terminologia matematica, l’assenza di Kobe sta ai Lakers come l’assenza di Rondo sta ai Celtics. I padroni di casa vanno a loro volta in crisi offensiva, con il risultato che i primi minuti della seconda frazione di gioco risultano essere uno spettacolo poco edificante per le migliaia di spettatori che gremiscono le tribune del TD Garden. Due schiacciate consecutive di Garnett da una parte e Gasol dall’altra suonano come una sorta di gong che risveglia le due squadre e riporta i ritmi su quelli dei primi 12 minuti, grazie anche al ritorno sul parquet dei titolari. Un paio di giocate di Rondo potrebbero dare il la per un parziale Celtics a chiudere il primo tempo, ma prima Gasol poi Bynum (con un rocambolesco and 1 sulla sirena) riescono in situazioni difficili a segnare 5 punti che riavvicinano le due squadre sul 45-47.

 

Il terzo quarto riprende da dove era finito il secondo: le difese dominano sugli attacchi, con la differenza che mentre i Celtics prendono buoni tiri e li sbagliano, i Lakers fanno una grande fatica a ottenere tiri ad alta percentuale e danno l’impressione di restare in partita più per giocate occasionali e mancanza di cinismo degli avversari che per meriti propri. Se da un lato questa constatazione può risultare deprimente, dall’altro bisogna riconoscere che giocando così restare in partita sul campo di Boston è un affarone. E così, quando Kobe e Pau accendono e iniziano a tirar fuori una perla dopo l’altra, i Celtics sono frastornati e accusano il colpo. Parziale 14-4 propiziato quasi esclusivamente da iniziative personali delle due punte di diamante gialloviola e risultato finale del terzo quarto che recita 67-64 L.A..

 

Il timore che l’ingresso della second unit possa rovinare il momentum è palpabile, anche visto e considerato che Bynum,unico titolare in campo, non è in serata e che Goudelock soffre il suo ritorno a nono/decimo uomo di rotazione. Il timore però risulta infondato e la partita viene riconsegnata ai titolari in assoluta parità.

 

Un assiduo tifoso Lakers a questo punto sa già cosa aspettarsi. L’attacco diventa una semplice serie di passaggi finchè la palla arriva a Kobe e da lì si spera possano arrivare punti e assist. Poco importa che Gasol abbia giocato un clamoroso terzo quarto in attacco, perchè in un modo o nell’altro ogni tifoso sa che palla in post non ne vedrà mezza e potrà produrre solo tirando sugli scarichi. Ciò che magari il tifoso assiduo si aspetta un po’ meno è vedere Blake in campo al posto di Fisher negli ultimi minuti: doveroso da parte di Brown panchinare il Venerabile Maestro in una delle sue peggiori perfomances stagionali.

Cronaca dell’ultimo minuto: Ray Allen in uscita dal timeout segna una tripla sinfonica, World Peace risponde dall’altra parte ammazzando la proverbiale zanzara sul tabellone, ma Pierce sbaglia il tiro del +4 e lascia a Pau Gasol la possibilità di pareggiare la partita con un tap-in a conclusione dell’ennesimo terribile attacco. La preghiera di Pietrus allo scadere non viene accolta, è overtime.

Lo spettacolo, nonostante l’equilibrio nel punteggio, non riesce proprio a decollare. Boston spadella tutto lo spadellabile, LA inanella un attacco farraginoso dopo l’altro; come dicevamo in precedenza, le difese dominano sugli attacchi. I lakers vanno a +4, Pierce li raggiunge con 5 punti di fila, Bynum spezza il parziale correggendo a rimbalzo l’errore del compagno (guadagnando il bacio sulla fronte da coach Brown durante il timeout!). A degno corollario della partita, nell’ultimo minuto fioccano gli errori al tiro: due di Kobe da una parte, uno di Garnett (da 3) dall’altra. E così si arriva all’ultimo possesso per i Celtics: palla a Pierce che tira forzando contro l’egregia difesa di World Peace, sbaglia, ma Allen è incredibilmente solo a rimbalzo. Un monumentale Gasol però gli chiude la strada, lo stoppa al volo e mette i titoli di coda. 88-87 Lakers.

 

g.m.

 

 


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