L.A. Lakers vs Phoenix Suns W 91-85 (25-28)


Tenere il passo di chi ci precede, vincendo virtualmente ogni partita. E’ il mantra (impossibile) di questa improbabile stagione, cominciata male, dove stiamo evitando con tutte le forze che finisca peggio. Earl Clark, dopo aver sostenuto una risonanza magnetica per un dolore al piede, appena 4 ore prima della partita è abile e arruolato.

Il primo quarto si apre con Dwight (privo finalmente di quella orrenda fascetta) molto coinvolto in attacco e Clark che, allontanando i timori sul suo infortunio, si iscrive subito a referto. Partiamo 4/4 al tiro ma i problemi nascono nell’altra metacampo – difendendo il pick&roll in modo ignobile. Fermiamo l’emorragia sull’11 pari prima di tornare a vedere un caro amico il cui tiro era andato in ferie anticipate: Metta World Peace. Beneficiando di cioccolatini donatigli da Nash e Kobe (sul quale torneremo più tardi), la mano sinistra del diavolo riesce finalmente, dopo tante partite, ad entrare in ritmo…con 9 punti consecutivi.

A dire il vero si fa fatica a trovare qualcuno che giochi – nel senso stretto della parola – male, tutti danno il loro contributo e così facendo, L.A. è avanti di 8 in un 1°quarto più che discreto (30-22).

Gli errori che seguono sono più concettuali e tattici, che tecnici e individuali. D’Antoni e il suo staff decide, in controtendenza, di non far partire Dwight con la second unit. Senza Gasol a comandarla ciò significa disastro annunciato. E infatti i Suns ricuciono lo strappo fino al -3 grazie a uno scolastico penetra e scarica che gli viene gentilmente concesso dal coaching staff dei Lakers…

Come ad aver sentito le lamentele di tutto il pianeta giallo-viola, Dwight rientra immediatamente e la differenza si vede subito. Blake (1 tripla, un paio di assist e un volo in seconda fila) e Jamison (una minaccia costante dietro l’arco) riscavano il solco e Howard chiude tutto lì dietro, prima che rientri…Magic Johnson Kobe.

Il 24, appena tornato da un sit-in della CGIL con la Camusso, sciopera come non ha mai fatto nella sua carriera non prendendo nemmeno UN tiro nel primo tempo. Il che, secondo me, è ancora più sbagliato che prendere 30 tiri in una partita. L’obiettivo di uno scorer, quale è lui, è di tenere le difese oneste esercitando una doppia minaccia: da realizzatore in primis ma sapendo che la può dar via in qualsiasi momento. Ok, ha 8 assist a fine primo tempo, ma l’atteggiamento da (over)passer portato all’estremo non fa altro che danneggiare lui e la squadra, perchè i Suns sanno quasi certamente la sua prossima mossa E lui non entra in ritmo. Controproducente.

Nonostante ciò, un grande Jamison (14) e un Dwight più vicino alla sua versione Orlandiana (12+9) ci regalano 9 punti di vantaggio all’intervallo (56-47).

Tutto ciò di cui parlavo su Kobe, insieme a una inguardabile uscita dagli spogliatoi, confezionano ciò che una grande squadra non concederebbe mai: un parziale nel momento in cui dovresti ucciderla, la partita.

Giochiamo un terzo quarto incredibile, il peggiore di una stagione che di per sè non è affatto eccelsa, segnando 9 punti, subendone 24 con un 18-2 di parziale a chiudere il quarto. Kobe sbaglia i primi 4 tiri della sua partita, raggiunge 7 palle perse e l’attacco si blocca totalmente. Non segniamo un canestro negli ultimi 9 minuti della partita. Una partita DECISIVA e noi giochiamo col fuoco. -6 a fine terzo in una partita irreale.

Mi chiedo dove potremmo trovare l’energia per vincere questa partita. La risposta è scomoda ma logica: la second unit!

I Suns (con le mitiche maglie degli anni ’90) si raffreddano, e mettiamo insieme uno dei più strani parziali a memoria d’uomo: un 12-0 sottolineato da un tap-in di Meeks (!), una stoppata di Jamison (!) e un fadeaway di Blake (!!!) e improvvisamente ci ritroviamo a +6, dopo essere stati sotto di un margine che sembrava insormontabile.

Dwight – pur non avendo palesemente l’elevazione dei tempi migliori – finalmente domina con un salutare 19+18, Kobe firma il primo (e unico) canestro della sua partita da alcolizzato e Nash la chiude come solo lui sa fare, ricordando a tutti come si vince e ricordando soprattutto quanto siano penosamente inferiori questi Suns, battuti solo negli ultimi 6 minuti quando erano reduci da due sconfitte con un trentello di scarto.

That’s the game, folks…e prima di andare a letto, prendete questa partita e buttatela nel cestino. up next: Clippers…


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