L.A. Lakers vs Denver Nuggets


I Los Angeles Lakers cadono tra le mura amiche dello Staples Center per mano degli agguerritissimi e rinnovati Nuggets post ‘Melo-trade, vedono chiudersi a quota 9 la striscia di vittorie consecutive e colgono la seconda sconfitta dopo l’All Star Game.

Le due squadre si presentano in campo per il classico matinèè domenicale, arrivando da due periodi d’oro: L.A. è in striscia positiva, avendo vinto 16 delle ultime 17 dopo l’ASG Break; Denver è invece lanciata con nuove motivazioni e un roster più equilibrato dopo la celeberrima trade fatta con New York a febbraio, che ha visto Carmelo Anthony fare le valige per la Big Apple.

Il primo quarto denota un totale equilibrio tra le forze in campo e a fare da padroni sono gli errori; facili tap-in sbagliati, tiri imprecisi e sporchi, passagi a vuoto.
Così, dopo 12′ noiosi e lenti, Lakers e Nuggets chiudono in sostanziale parità (22-21 Denver).
L’inizio del secondo periodo sembra non cambiare la falsariga del match; Denver tenta di correre in maniera piuttosto confusionaria, anche se trova un enorme Danilo Gallinari, il Magic Johnson bianco (semicit.), con le movenze di Bird e le giocate difensive di Rodman, decisamente on-fire (chiuderà con un 7-13 dal campo per 22 preziosissimi punti) e per nulla impaurito dalle dure e talvolta illegali marcature di Artest e Barnes.
I padroni di casa, d’altro canto, dopo oltre 18′ in naftalina, si risvegliano grazie alla presenza sotto canestro di Bynum (12 rimbalzi a fine primo tempo, 16 a fine match) e con il rientro in campo di Kobe Bryant; il 24 gialloviola, dopo un pessimo 2-9 nel primo quarto, accetta la sfida a distanza col Gallo e trascina i suoi al parziale con cui L.A. riesce a mettere la testa avanti a fine primo tempo (47-40 Lakers all’intervallo).

Il terzo quarto è forse il peggiore di tutto il match; nonostante un buon numero di punti segnati complessivamente dalle due compagini, i ritmi sono fin troppo lenti, le difese andate a finire nel dimenticatoio e l’organizzazione offensiva mediocre.
A dare la scossa, a 9:17 dalla fine del terzo, a tutti i fans di Los Angeles, è la bruttissima caduta sul parquet di Pau Gasol, che compie un innaturale movimento con il ginocchio dopo un contatto con Nenè. Solo una lieve iperestensione per il centro Catalano, che dopo essere uscito dal campo per i primi accertamenti in spogliatoio, rientra tra gli applausi dello Staples qualche minuto dopo.
I Nuggets sfruttano la situazione e il chiaro blocco mentale dei Lakers e ricuciono lo strappo: Gallinari è davvero straordinario su ambo i lati del campo ed è ben coadiuvato sia da un Felton rinato (0-9 del primo tempo, ma protagonista nel secondo), sia da un pacchetto di lunghi che riesce a reggere l’urto del trio avversario.
Gli uomini di coach Karl trovano finalmente continuità in attacco e sostengono il proprio ritmo; dopo aver finito il terzo quarto in parità (69-69), gli ospiti rispondono bene all’iniziale parziale gialloviola di inizio quarto quarto firmato Barnes&Bynum e mostrano gli attributi.

I Lakers sembrano avere poco ossigeno da spendere in questo finale di match, anche perchè Bynum per qualche fastidio fisico (per il quale Jackson, a fine match, non si è detto preoccupato) viene lasciato in panchina.
Nonostante il ritorno in campo di Bryant e Fisher, Denver non molla; Felton (16, tutti nel secondo tempo) piazza la tripla del +2 (85-83) a 4 minuti dalla fine ed è questo episodio a dare il là al 10-4 di parziale che decide l’incontro.
Lamar Odom prova a tenere in vita i suoi, con una grandiosa tripla (92-90) ad un minuto dalla fine, ma poi rovina tutto nell’azione successiva, sbagliando totalmente il tagliafuori su Martin e regalando, di fatto, il +5 ai Nuggets, con il facile canestro dell’ex Nets (e il suseguente, quanto irritante trash talking).

Allo Staples Center, dunque, L.A. viene sconfitta 95-90. Una L meritatissima, arrivata per mano di un’ottima squadra per davvero; una L che allontana in maniera, forse decisiva gli Spurs per il primato nella Western Conference.

by Davi91


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