L.A. Lakers @ Phoenix Suns L 76-99 (36-33)


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La corsa ai playoff continua incessantemente, fermandosi per la seconda volta a Phoenix, Arizona, alma mater di Steve Nash. La scorsa fermata all’US Airways Center ci ha visti soccombere in maniera clamorosa nella celeberrima partita del check-in (ricordate?), 86-92.

I Suns sono una squadra ampiamente sotto la media, in piena corsa per la lottery, ma ci creano ogni volta problemi sotto il punto di vista dell’intensità e della coesione. Una coesione che, senza Kobe e Gasol (tenuti presumibilmente per l’ultima volta a riposo) sembriamo aver trovato una volta per tutte dopo l’All-Star break.

L’inizio è promettente: Dwight comincia a martellare sotto canestro, pur con percentuali non ortodosse per un centro, Nash è precisissimo e voliamo quasi senza accorgercene a +7 (23-16). La difesa è solida, i close-out sono precisi e veloci e Phoenix non riesce a creare attacco. Insomma i binari sui quali speravamo di impostare la partita.

Ma all’ingresso della second unit (che ultimamente è composta di ben 2 giocatori) le cose si complicano. L’attacco gioco forza non rende più come nei primi 9 minuti, e le rotazioni difensive un po’ per mancata applicazione, un po’ per caratteristiche fisiche non sono assolutamente sufficienti. In più arriva l’inaspettato contributo dell’ex UNC Kendall Marshall (8p e 3a) e il sorpasso dei Suns arriva puntuale. Un altro Laker killer work in progress.

Non ci smentiamo e sprofondiamo, come nelle nostre giornate peggiori, anche fino a -8. L’auspicata rimonta c’è, ma è solo parziale, perchè preferiamo scegliere la strada più facile (e sbagliata) per ridurre il divario: le sportellate. Invece di girare la palla e cercare il miglior tiro possibile, andiamo forzatamente sotto canestro senza spaziature ideali, e il risultato è un 4-14 di Dwight a fine primo tempo (12p e 8r) e soli 7 assist di squadra. Il primo tempo lo chiudiamo sotto di 3 (44-47) ed è insufficiente per larga parte, mitigato solo dai lampi del Point God Steve Nash…14 punti all’intervallo.

Se c’è una cosa che abbiamo imparato sulla nostra pelle, è che al peggio non c’è mai fine. Un terzo quarto incommentabile si manifesta sotto gli occhi del povero Snake, che è casualmente presente lì a Phoenix: le mancate chiusure, transizione difensiva inesistente, tiri malconsigliati e le immancabili palle perse  rendono questo 3°quarto (e l’intera partita in generale) difficile da commentare e da raccontare. La stanchezza, sinceramente, c’entra poco. La sensazione è che la preparazione stessa della partita da parte del coaching staff sia sbagliata o, peggio ancora, trascurata.

Blake e una tripla di Jamison, che era a zero prima di questo tiro, ci regalano miracolosamente soli 5 punti di svantaggio a fine terza frazione (66-71).  Siamo sul punto di non riuscire a far bottino pieno anche in questo back-to-back, il 14esimo su 14 giocati fino ad ora in questa stagione.

Gli ultimi 12′ si commentano da soli. Non c’è bisogno che vi dica il livello di stanchezza e di frustrazione raggiunto dai ragazzi, che hanno giocato comunque una partita ampiamente sotto la sufficienza. Ma ha senso utilizzare anche stasera una rotazione a 7? Probabilmente con Duhon e Ebanks in campo avremmo perso lo stesso, e i back-to-back non riusciamo a vincerli anche con una rotazione completa, ma ha senso spremere senza motivo Nash (che chiude con 6/17 dopo il 5/9 del 1°tempo) e Howard (che sparisce completamente dal campo e concede a Scola un 4°quarto da cinema) oltre ogni limite ragionevole? I 76 punti che riusciamo a segnare (season low, 32 nel secondo tempo) non sono solo frutto del gameplan, questo è certo, ma sono l’indicazione di una contesa iniziata male e finita peggio. 

Una sconfitta imbarazzante, in un campo inviolabile per noi neanche fosse il Boston Garden, che diventa ancor più devastante perchè ci ricaccia indietro in classifica, con i Jazz nello specchietto retrovisore, e nella necessità di vincere tutte le partite da questo momento in poi. Dispiace dirlo, perchè nelle ultime settimane anche in panchina si era visto un deciso miglioramento in molti aspetti, ma caro Mike, this one’s on you.

Next up: vs WAS (venerdì)

 

l.s.

 


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