L’uomo giusto?


“I Lakers in mano a un vero Laker”. Deve essere stato questo il pensiero del front office gialloviola il 28 luglio 2014, quando ha scelto Byron Scott per riportare la squadra ai ranghi di contender. Ammesso che questo fosse il vero obiettivo dei fratelli Buss e Mitch Kupchak.

Scott, membro dei Lakers dello Showtime degli anni ’80 e nativo di Inglewood, si è costruito nella lega la fama di essere un coach prettamente difensivo, in totale contrapposizione, quindi, con chi lo ha preceduto sulla panchina angelena: il dimissionario Mike D’Antoni. Nel 2001-02, secondo anno da allenatore ai New Jersey Nets, Scott ha infatti portato la squadra al migliore defensive rating della lega (99.5 ppg subiti), e da lì la sua immagine difensiva non è stata più scalfita, nonostante le esperienze successive (Hornets, Cavs) abbiano poi dimostrato risultati alterni sotto questo punto di vista. In questo inizio di stagione, però, i suoi Lakers sono ultimi nella stessa statistica (109.5 punti concessi), e non hanno mai dato la sensazione di essere consapevoli di cosa stessero facendo nella propria metà campo, come se non ci fosse assolutamente il benché minimo principio difensivo.

La squadra di Los Angeles, si sa, è in fase calante dal 2011, con un roster che man mano si è fatto sempre meno competitivo e che può contare, a oggi, solo su Kobe Bryant come stella e in Nick Young come valido elemento in grado di produrre punti, nel suo caso uscendo dalla panchina. Non è abbastanza. Non per tornare a vincere subito, almeno.

Dopo aver fatto registrare il sesto peggior record la stagione passata, la domanda è una sola, la stessa di dodici mesi fa: tankare o non tankare? La scelta al primo round dei Lakers è protetta solo per le prime cinque posizioni, ciò vuol dire che, qualora volessero mantenerla, il record dovrà essere molto negativo,visti i professionisti del tanking che girano a Est. Jeanie e Jim Buss, eredi del compianto Dr. Jerry, hanno sempre rifiutato con orgoglio l’idea di perdere di proposito, ma è anche vero che una buona posizione al draft 2015 può permettere di pescare un prospetto interessante per iniziare a ricostruire anche con dei giovani talentuosi insieme al rookie del 2014, Julius Randle, fuori per la stagione a causa della frattura della tibia che lo ha messo fuori gioco nella prima partita stagionale contro i Rockets.

Se torniamo ad analizzare i Nets di Scott, i presagi non sono del tutto negativi. Anche loro, infatti, ebbero una prima stagione molto difficoltosa: sest’ultimo record della lega (26-56) prima di arrivare alla vittoria della Eastern Conference, e quindi alle Finals, per due anni consecutivi (2002 e 2003, entrambe perse a dire il vero, contro Lakers e Spurs). Certo, nel primo anno di Scott ai Nets non c’era Jason Kidd, però perché non dare comunque all’ex #4 gialloviola quella fiducia di cui tutto l’ambiente ha bisogno? In due mesi di lavoro ha rivoluzionato la rotazione, mandando in second unit Lin e Boozer a vantaggio di Price e Ed Davis, promossi in quintetto; ciò pare avere equilibrato la squadra: i punti subiti, con il nuovo assetto, sono scesi a 100.8 di media.
Che sia un indizio che porterà i Lakers a un futuro roseo? I giocatori sembrano essere dalla sua parte, seppure i sopracitati Boozer e Lin non abbiano, in principio, approvato la loro retrocessione dallo starting five (nonostante Boozer sia passato da 12.4ppg e 6.6rpg a 15.8 ppg e 10.3 rpg in questo frangente, con un 7% in più di conclusioni andate a buon fine); mentre Kobe sembra appoggiarlo pienamente. La recente sfuriata del Mamba («la squadra non fa nulla per me, sono troppo molli ecco perché perdiamo»), ad esempio, è stata accolta positivamente da Scott che ha apprezzato l’intento di motivare i compagni, definendola «una consuetudine» e «divertente».
Anche lo stesso coach aveva di recente espresso frustrazione nei riguardi della non difesa della squadra, ma chissà che non abbia trovato la quadratura del cerchio in attesa di tempi migliori, anche dal punto di vista del mercato. Perché se si vuole tornare a essere contender come sempre sbandierato, il processo non passa solo per l’assunzione di un buon allenatore.

by
Daniele “Heze” Lupo


Lakersland.it © 2006-2022