When the story is set: 81 times Kobe Bryant


Ladies and Gentlemen,

sicuramente più ladies che gentlemen, non ho particolari dubbi a riguardo.

Beh.

Signori, è chiaro che stiamo parlando di storia. Un po’ come quando Dgen ruppe la televisione inciampandoci sopra e inventando la storiella della rabbia robocoppesca da banda della magliana.

Stiamo parlando di un quintetto base che teneva dentro Cristina e Benedetta Parodi, Cesara Buonamici, Maria de Filippi e Lui. Lui che con il numero 8 dimostrava di avere anche due palle sulla schiena. Che pesavano. Un po’ come il 54 di Kwame Brown, che sbagliando a fare la moltiplicazione (7×8) voleva dire di avere 7 volte le palle di KB8.
In realtà ne ha avanzate due. Quelle che ci ha fatto scendere a noi nei gloriosi anni in purple&gold.

Smush Parker, che nella partita in questione, inizia con una schiacciata staccando dalla lunetta. Quella dentro la lunetta. Ebbene sì, dovete sapere che Smush sin da piccolo ridimensionava i suoi obiettivi.  Era talmente scarso che per farlo segnare da 3 gli dipingevano un ulteriore arco..che in realtà forse avrebbe dovuto portare alla causa 1 punto. Era come fare un layup. Field Goal percentage? 67%! E’ questo che lo ha spinto a puntare all’nba. In realtà i suoi genitori gli avevano parlato di fare un MBA. Lui, avendo le orecchie a sventola rientranti (nel senso che piuttosto che sentire meglio, sentiva peggio) ha interpretato MBA con NBA ed ha fatto di tutto per riuscire ad entrarci. Capite bene che in una squadra dove Kwame Brown risulta essere il perno della difesa, Spushy era un signorino. Pare che appena arrivato, sull’onda emotiva, cantasse:

“Questa è la maxi-storia di come la mia vita 
cambiata, capovolta, sottosopra sia finita 
seduto su due piedi qui con te 
ti parlerò di Spushy superfico di El Segundo 

Giocando a basket con gli amici sono creciuto 
me la sono spassata, wow che fissa ogni minuto 
le mie toste giornate filavano così 
tra un minitiro a canestro e una puntata di “Sono piccoli problemi di cuorì” 

Poi la mia palla lanciata un po’ più in su 
andò proprio sulla testa di quei vikinghi laggiù 
il più duro si imballò, fece una trottola di me 
e la mia mamma preoccupata disse “Vattene ad LA”

L’ho pregata scongiurata ma dallo zio Kobe vuole che vada 
lei mi ha fatto le valige e ha detto “Va’ con la tua squadra” 
dopo avermi dato un bacio e un biglietto per partire 
con lo stereo nelle orecchie ho detto “Qua meglio schiacciare” 

Prima classe, ma è uno sballo 
spremute d’arancia in bicchieri di cristallo 
se questa è la vita che fanno ad LA
per me poi tanto male non è 

Ho chiamato un taxi giallo col mio fischio collaudato 
come in formula 1 mi sentivo gasato 
una vita tutta nuova sta esplodendo per me 
avanti a tutta forza portami ad LA

Oh che sventola di casa, mi sento già straricco 
la vita di prima mi puzza di vecchio 
guardate adesso gente in pista chi c’è 
il superfico Spushy, il tiratore di LA.” 

Evidentemente c’è qualcosa che Spushy s’è scordato. Nell partita in questione, ad esempio, si sentono degli sdeng manco fosse la messa di mezzogiorno.

In realtà..fino al primo quarto..la partita è come un post di Paperino, al limite del “che faccio ora, rispondo o non rispondo, e se rispondo che rispondo? vabbeh non rispondo”.

36  a 29 per i Raptors. Partita godibile quanto un triplo XL da Fatburger. Scende facile. La sensazione è che entrambe le squadre volessero finirla as soon as possible.

Bello anche vedere Chiarlie V. giocare e segnare con continuità. Quella continuità che adesso vede soltanto nel periodo natalizio quando torna a casa e accede le luci dell’albero di natale.

Al minuto 10:31 del 2nd quarto potrete sentire anche un “Rejected by Kwame Brown” che se non avessi visto la partita ma sentito soltanto la telecronaca avrei scommesso in una chiamata rifiutata…che mi sembra più plausibile.

Dicevamo della squadra. Odom, leggiadro come ENUM e pungente quanto Thohir. Pare che il figlio di Thohir avesse mandato un SMS a Mitch dicendo di firmare un contratto anche per Kim Kardashian. Ecco. Poi sappiamo che Lamarvelous si è preso l’altra..la sorellONA. Precisiamo che dopo l’SMS del figlio di Thohir, era arrivata la smentita: la firma apportata da KIM era falsa. La storia recente la conosciamo tutti. Forse sarebbe stato meglio avere KIM per il nostro beneamato magico sinistro.

Ma procediamo con la gara, di cui effettivamente non frega molto a nessuno. Intervistano James Worthy, che in realtà avevano chiamato e pregato di venire a vedere la partita soltanto per aver qualcuno da intervistare. L’altra possibilità era di raccontare la storia del bravissimo ragazzo dei pop-corn, che sfortunatissimo a dire la verità da piccolo sognava di lavorare nell’nba. Il suo sogno si è avverato, a qualche gradino di distanza.

La partita procede bene, nel senso che riusciamo a vedere una quantità di giocate al limite del mal di testa, che possiamo soltanto uscirne temprati. Pare, infatti che, il mitico pescegatto Deveaun George a valle della gara si sia tatuato “Ciò che non ti uccide, ti fortifica”. Non ho motivo di dubitarne

Procedono le interviste. Con personaggi dello spettacolo che dicono apertamente “non sono un grande esperto di basket ma sono qui lo stesso”. Che di per sé non fa una piega. Un po’ come DGEN il lunedì mattina in tribunale “Non capisco un nulla di diritto, anzi se penso al diritto mi viene in mette uno che fa un dritto in formula 1, ma comunque sono qui per onorare la causa. O meglio, causare un onere alla causa. Insomma, lasciatemi perdere, io sono pure della Roma. Di capitan Futuro, che forse avrebbe potuto chiamarsi Capitan Condizionale Presente…ma quella è un’altra storia.”

Bella partita. Entusiasmante, quanto la possibilità per Messi di arrivare fuori dal podio nella rincorsa al pallone d’oro. Perché nessuno sa quello che sta per accadere. C’è Bryant che forza, segna fade away al limite dell’impossibile. Ma siamo nella normalità dei Lakers. Di Bryant. Del periodo. Di un MVP de facto. Tralascerei gli MVP non ricevuti perché potremmo entrare nella storia degli scudetti tolti alla Juventus a favore dell’Internazionale.

E finalmente a 2:24 dal termine del secondo quarto, triplona di Spushy che spiazza anche il telecronista che la dava per uscente (sulla fiducia). E siamo sul 58 a 42 per i Raptors. Bene ma non benissimo.

Ma attenzione, comincia a prendere palla l’ex di Lower Marion, che per i non addetti non stiamo parlando dei gioielli di famiglia di Shawn Marion. Comincia a vedersi uno sguardo diverso. Una certa luce nei suoi occhi. 26 punti del mamba alla fine del primo tempo sul 63 a 49 per i dinosauri con tale Mike James che mette una tripla dal parcheggio di  Latrell Sprewell.

Partita modesta ancora, con Normona Wick che all’intervallo parla di Mike James ed il suo 5/5 dal divano di Sprewell. Del Mamba non c’è traccia. Certo 26 punti in 1 tempo ma non fa notizia. Nell’anno in cui KB8 chiuderà con 35+ ppg, who cares about 26 points? Probabilemente solo DGEN, che al tempo aveva ancora la TV col tubo, e ci sono leggende che sempre al tempo abbia lanciato la playstation 4 (o almeno il concept visto che c’era ancora la playstation 2) sul tubo, innescando un effetto catena di san antonio che ha portato Mike James a mettere la sesta tripla.

Partita sempre più divertente. C’è voglia di giocare. Corrono tutti come addannati. Posseduti. Si percepisce nell’aria il peso del pallone. L’arbitro nelle pause deve chiamare il carroattrezzi per trasportarlo.

Tant’è che appare una finestra con le stats su KB e su Lamarvelous. Non capiamo se per commentare l’uovo alla benedict di Odom (che per carità, la domenica mattina con due fette di bacon fanno la sua porca figura) oppure vuole cominciare a dire che Bryant sta cambiando marcia.

Non bisogna prescindere da Chris Mihm. Un potenziale espresso pari alla bialetti elettrica con la spina rotta.

Kobe si mette in proprio, per il fatto della bialetti ovviamente. 3 triple in fila. I compagni cominciano a passargli la palla almeno quanto il computer di ENUM chiede asilo politico. I Lakers sono sempre sotto (75 a 61). Ma almeno stanno cercando di salvare le spese per il lavaggio delle magliete, visto che da portare in lavanderia ce ne sarà solo una.

Bryant a segno con un’altra tripla. Il pubblico comincia a rumoreggiare. Ma questo perché siamo al terzo quarto, hanno già mangiato 2 tacos, 2 pacchi di nachos, una funnel cake e quello che possono fare è oggettivamente solo guardare la partita.

Un omaggio al personaggio di Jerry Buss, unico ed insostituibile, che in tribuna ammira i suoi.

Sempre lui. KB8. Triplo fake away ad entrare con fallo. Cominciano a scaldarsi anche i telecronisti. Siamo sul 77 a 68 per Bosh&Co.

Procediamo sul blando o sul brando. La difesa dei Lakers continua ad essere più bucata della rete di Sampei. A dire la vera verità, la più efficace difesa dei Lakers risulta essere il nastro che delimita l’arco da tre, che gli operatori avevano cosparso di sciolina…in modo tale che quando gli avversari si sarebbero avvicinati, ci sarebbe stato un corso di danza gratuito.

Ma altra tripla di Bryant. Siamo di nuovo in partita. +3 Rappy. E quasi 50ello del doppiopalle.

Rumoreggia la gente allo Staples. Cominciano a sentirsi cori “Defense, Defense”. L’idea è che se i Lakers dovessero tenere sotto i 100 i rappy, gli spettatori riceverebbero un tacos free da Carls Junior. Approposito, chi non l’avesse ancora fatto è pregato di andare da Carls, rigorosamente dopo le 2 di notte dopo aver joinato qualche club a sunset boulavard: il sapore è tanto buono quanto lakersiano.

Segnaliamo l’attaccamento di Spushy ad azione ferma al ferro. Probabilmente l’istruttore gli aveva messo sulla scheda le trazioni e lui si stava portando avanti. Siamo sul 85 ad 83. C’è una partita. Lo sguardo di Bryant nel timeout è pari a quello di Tyson davanti Holyfield. MITTIMAGNO!

Ovviamente dalla regia cominciano a scomodarsi paragoni con Michael Jordan. Il parere comune è che MJ nel timeout bevesse almeno 4 gatorade, Bryant solo 3. Su questo, stavano cercando di mettere su una puntata di Forum.

85 pari.

Bryant con la steal & dunk. +2 Lakers.

On fire. Spushy che impersonifa Arsenio Lupin. E Mike James nel ruolo di Zenigata. Onestamente cercavo Margot / Fujico.

Cominciano a guardare le statistiche ed a vedere il career high di KB che è fisso a 62 punti. Si chiude il terzo quarto sul 91 a 87 per i Lakers con 53 di Bryant.

A questo punto si entra nell’ultimo quarto di gioco. Un po’ come quanto Thomas Edison aveva tutto pronto e stava per fare la prova per vedere se la luce si accendeva.

Fallaccio su Bryant. Qui si capisce che la lampadina si accenderà. E’ come mettere una tastiera davanti ad ENUM e sperare che non scriva 123 post di fila in 123 secondi. Illusi.

“MVP – MVP – MVP – MVP”

Ovviamente partono i confronti con Nash e Stoudemire. Ebbene  sì, quelle fenici che risorgono dalla ceneri come una sigaretta a vapore.

Bryant. Bryant. Bryant. 

Non siamo più a guardare una semi-partita. Siamo a guardare uno che con 57punti attacca come Mr Clutch appena vede la bandiera dell’inter. Si vede il Mamba che parte per la tangente. E sai che l’unico modo per fermarlo, è aspettare che si calmi. Perché non puoi fermare un giocatore così. L’unica cosa che puoi dire, e che effettivamente dicono è:

“Are you kidding me? Are you kidding me? Are you kidding me?”

97 a 90 per KB8.

Ovviamente gli altri co-protagonisti al massimo stanno a guardare, facendo finta di difendere ogni tanto. Ma dall’altra parte del campo la palla va SEMPRE a Kobe. Che si prende anche qualche tiro in eccesso, ma riesce sempre a far sembrare semplice il tiro che ci riporta a dire “Bryant again”.

Lui ha bene in mente il suo obiettivo. Un po’ come Squall quando fa l’asta al FantaNBA.

I Rappy non sanno neanche cosa fare. Lo fermiamo? Guardiamo cosa fa? Questo sta a 63 punti, i Rappy sono sotto di 11. Il pubblico si alza in piedi, si vede qualcuno nei Rappy che vorrebbe applaudire, ma poi si ferma.

La regia si dimostra sempre sul pezzo e non fa vedere le statistiche di Bryant, ma propone un bellissimo confrontro da Leoni: Matt Bonner vs Luke Walton. Un po’ come quando mangi la nutella, e nel contempo guardi l’etichetta dello yogurth bianco senza zucchero scaduto con la scatola aperta e la linguetta rotta.

Al timeout l’unico che beve gatorade è Bryant. E siamo sul 108 a 96.

Pardon, tripla dal parcheggio del solito noto. Pardon, fade away. 72 points.

Ormai lo Staples è una bolgia. Se entrasse Sasha Grey verrebbe amichevolmente accompagnata all’uscita con: “Spostati, occupi spazio visivo inutile e che ci serve. Se ci sei, passa dopo e porta anche un Jack, grazie.”.

I telecronisti non sanno cosa dire, Bryant continua anche perché la palla va solo a lui. Ormai c’è una vasca da bagno al posto del ferro. Si aspetta solo che l’acqua riempia la vasca.

“Unbelievable performance” le uniche parole che i telecronisti riescono a sbiascicare. Sanno che sono presenti ad un pezzo di storia. Un po’ come i fratelli Capone con Paolo Bonolis a Tira & Molla, oppure Pedro con Amadeus. Sono cose che accadano una sola volta nella vita.

A 1:47 dal termine (sul +17 Lakers) Kobe continua ad azzannare la preda, da 3, con fallo. La faccia è quella di repertorio. Non ride. Azzanna la preda, che anche lui sa essere molto importante e probabilmente irripetibile.

Si continua a giocare, o meglio, a far scorrere il tempo e vedere cosa accade. La partita è andata, il contapunti di Bryant ancora no. Attacca il ferro come se fosse il primo quarto. Come fosse una partita da recuperare.

“Oustanding, spectacular”. Le parole che vengono fuori.

Ultimi 30secondi di gioco. Bryant palla in mano. E gli ritorna sempre in mano. Ecumenico un ultima volta.

Timeout a 4.2 secondi dal termine.

Standing Ovation.

81 points.

Congrazatulazioni da tutti, anche se la partita non è finita. O forse sì, visto che non importa neanche a nessuno riprenderla.

E’ finita.

Una delle più grandi singole prestazioni offensive della storia è stata appena compiuta.

Oggettivamente è stata una partita orribile, in cui se aveste passato il tempo con gli amici a parlare di come si rimorchia su Badoo, a termine gara avreste detto che KB avrebbe messo massimo un quarantello. Invece sono ottantauno. E’ questa la straordinarietà.

Un po’ come quando DGEN rimorchiò la tipa con una sesta che in realtà su Badoo sembrava una seconda scarsa. Colpaccio.

C’è poco da dire sul resto. Rimarrà sempre impresso nella mente di ogni fan NBA quella partita. Soprattutto per noi che l’abbiamo vissuta in diretta. Perché ci ricorderà la straordinarietà di quel giocatore che rappresenta per alcuni, compreso me, un idolo. Un idolo di efficacia, di perspicacia, di acacia. Il grandezza di una persona si misura da come si riesce ad uscire dalle situazioni difficili, non da quando gira tutto liscio. Guardate la storia di Bryant, scorretela passo per passo, immedesimatevi e capirete di cosa sto parlando. Non si tratta di fare “la scelta” in diretta TV, di andare in un team fatto per vincere (nda, ogni puro e casuale riferimento a LBJ è appunto casuale). Si tratta di come davanti alle sfortune della vita, ti rialzi e la fotti. Su questo il nostro numero 8 / 24, non è confrontabile con nessuno.

Ed è per questo che esiste questo sito. E’ per questo che tutti quelli che non conosco di questo blog non possono non vedere questa partita. Ma ripeto, non per la bellezza. Per quello che trasmette.

Un po’ come il teorema di Pitagora. Checchemenevoglia il nostro amico Pitagòr, l’unico triangolo che ci può interessare è quello in cui da una parte c’è una bionda e dall’altro una mora.

Beh,

Enjoy it. Keep loving LA, also in trouble times.

Cheers.


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